Ve ne offro un estratto, dove parlo dell’OGM più diffuso nei paesi in via di sviluppo: il cotone Bt, ingegnerizzato per resistere agli attacchi di alcuni insetti.
Il cotone Bt nei paesi in via di sviluppo
Ogni anno la FAO (Food and Agricolture Organization) delle Nazioni Unite pubblica un rapporto sullo stato dell’alimentazione e dell’agricoltura nel mondo, con particolare attenzione ai Paesi in via di sviluppo.
Nel 2004 per la prima volta il rapporto è stato dedicato all’agricoltura biotecnologica, con un sottotitolo espresso significativamente in forma di domanda: Meeting the needs of the poor?
Possono gli OGM aiutare i molti milioni di contadini poveri? Possono, se non risolvere, almeno alleviare il problema della fame e della malnutrizione nel mondo, che nel 2004 affliggeva 842 milioni di persone, quasi tutte nei Paesi in via di sviluppo? La risposta che emerge dal rapporto FAO è un chiaro sì, seppure con alcune cautele.
Oltre che sul rapporto FAO e su quello già citato della Commissione europea, qui ci baseremo sul World Development Report 2008 della Banca mondiale e sul rapporto Measuring the economic impact of transgenic crops in developing agricolture during the first decade (Misurare l’impatto economico nel primo decennio delle colture transgeniche sull’agricoltura in via di sviluppo) pubblicato nel 2009 dall’IFPRI. Questo International Food Policy Research Institute, sostenuto da decine di istituzioni internazionali, ha come obiettivo «trovare soluzioni sostenibili per eliminare fame e povertà».
I ricercatori dell’IFPRI passano minuziosamente in rassegna tutti i 137 articoli scientifici pubblicati sino al 2007 riguardo all’impatto economico degli OGM sui Paesi poveri e in via di sviluppo. E sono consapevoli della difficoltà di tracciare un bilancio equilibrato, come dimostra l’incipit del loro rapporto:
Nel dibattito sulle piante biotech distinguere i fatti dalla fantasia non è facile. Il dibattito è stato confuso dall’influenza di visioni rigide e assolutistiche (sia a favore sia contro le piante biotech) circa il ruolo della scienza nella società, combinate con una generale ignoranza della scienza.Tra le possibili fonti di confusione ci sono affermazioni generiche come quella secondo cui «gli OGM possono contribuire alla lotta contro la fame nel mondo».
In realtà come abbiamo visto non sono ancora stati sviluppati OGM capaci di far aumentare direttamente le rese (e non è detto che si riuscirà a produrli in futuro). Quando le rese aumentano, ciò è dovuto a una migliore protezione dagli insetti.
Almeno per ora dunque non si mira ad aumentare la produzione di cibo. Si tratta invece di aiutare i Paesi poveri a migliorare la loro produzione agricola risolvendo problemi che sono diversi da quelli dell’agricoltura dei Paesi sviluppati. Gli OGM sono uno dei possibili approcci: possono portare a un aumento di reddito per gli agricoltori, il che consente loro di acquistare più cibo. Gli OGM quindi devono essere visti come un complemento a soluzioni e tecnologie diverse non come una alternativa.