17 febbraio 2018

Anche la Sclerosi Multipla ha oggi la sua dieta - a cura della dott.ssa Cacciola Maria Stella - Biologa Nutrizionista


       La domanda è “la dieta  può davvero modificare invertendo l’andamento progressivo di una patologia qualsiasi ed in particolare una a carattere autoimmune come la Sclerosi Multipla?”



               La risposta affermativa  a questa domanda arriva dalla dott.ssa Laura Mendozzi, neurologa appassionata di sana alimentazione, dell’IRCC S. Maria Nascente di Milano della Fondazione Don Gnocchi. E nel mio articolo vi spiegherò come e perché.

        Intanto chiariamo che la Sclerosi Multipla  è una patologia autoimmune a carattere infiammatorio che colpisce il sistema nervoso centrale provocando una progressiva demielinizzazione della guaina lipidica che avvolge la terminazione nervosa e per capirci meglio è come se un filo elettrico venisse scorticato progressivamente e non riuscisse più ad assolvere il suo compito di condurre elettricità, allo steso modo la terminazione nervosa privata della sua guaina esterna fatica a trasportare il messaggio dal cervello ai muscoli e provoca nel tempo una disabilità progressiva.

        Già da tempo esistono molti studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche su modelli animali nella Sclerosi Multipla , che hanno messo in evidenza che il Microbiota,  quel complesso di batteri presenti nel nostro apparato gastrointestinale che comunemente viene conosciuto come flora batterica , in topi ammalati di  Sclerosi Multipla  è particolarmente alterato rispetto a quello di topi sani.

           Il Microbiota, ha affermato la dott.ssa Patrizia Brigidi di Bologna, “è un sistema di adattamento che contribuisce al nostro stesso inserimento nella Natura che ci circonda, come un cloud nel quale siamo immersi e che comunica continuamente con le nostre cellule somatiche apportando modifiche e cambiamenti sia a breve quanto nei tempi lunghi, grazie alla produzione di sostanze che influenzano il metabolismo cellulare”, cioè dobbiamo immaginarci inseriti in una nuvola di batteri che in ogni momento si scambiano messaggi con tutte le nostre cellule e le aiutano a capire meglio il mondo che le circonda con i suoi cambiamenti.

           E’ stato quindi scoperto che il Microbiota è estremamente plastico e subisce importanti modifiche al variare della dieta che risulta essere fondamentale per il benessere e la salute di tutti. E come dice il pr Paolo Riccio la Dieta tiene al guinzaglio il Microbiota
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         E se la dieta influenza significativamente la composizione del Microbiota e a sua volta quest’ultimo produce sostanze che “parlano” alle nostre cellule va da se che la dieta è in grado di ridurre il dismicrobismo  e aiutare l’organismo a modificare il suo stato da malato a sano.

           Su queste basi si è fondato lo studio pilota condotto dall’IRCC S. Maria Nascente di Milano della Fondazione Don Gnocchi, verificare attraverso l’analisi della composizione del Microbioma intestinale e di indici di laboratorio se una particolare dieta fosse in grado di modificare l’infiammazione ed i parametri clinici.

           Lo studio pilota dell’IRCC ha dimostrato che una dieta organizzata sotto la guida di un nutrizionista esperto, ricca di prodotti vegetali (cereali, legumi, verdure, ortaggi di stagione, frutta fresca, frutta secca, olio EVO) e povera in proteine e grassi animali (carne bianca 1 volta alla settimana, pesce 2 volte, formaggio magro 1 volta, non carne rossa ne latte ne formaggi grassi) fa aumentare la popolazione di batteri con proprietà antiinfiammatorie ed è associata ad un miglioramento della deambulazione nei pazienti seguiti per 2 anni con diagnosi di  Sclerosi Multipla . 
            Questo suggerisce che la dieta modificando il Microbiota induce la riduzione dell’infiammazione anche in patologie a carattere cronico e degerativo.
             Possiamo concludere anche che l’aggiunta di vit D, vit A e probiotici specifici può essere molto utile ad indurre cambiamenti significativi volti al positivo modificarsi di quadri clinici con importanti componenti infiammatorie

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