tavola rotonda ad ingresso gratuito.
NUTRIZIONE E SPORT: DALLA VALUTAZIONE DELLA COMPOSIZIONE CORPOREA ALLA PREPARAZIONE ATLETICA
Mi occupo di Nutrizione per patologie accertate, Lipedema, Policistosi Ovarica, Intolleranze Alimentari, Disbiosi, Dieta Chetogenica su misura. Ricevo a Messina e Catania. In queste pagine offro consigli nutrizionali, ricette per tutti coloro che si interessano di Dieta, Nutrizione e Salute. Sono disponibile a consulenze online. Questo blog è collegato alla pagina Facebook Camice&Mestoli ed Instagram Bionutrizionistacacciola
02 dicembre 2010
L'Organizzazione Mondiale della Salute ribadisce il suo "riconoscimento" all'OSTEOPATIA e indica i paramentri di formazione. da tuttosteopatia.it
L'OMS ‐ Organizzazione Mondiale della Sanità riconosce l'Osteopatia. Il 9 novembre 2010 hapubblicato, dopo diversi anni di lavoro, i parametri di riferimento per la formazione inOsteopatia. Si tratta di 28 pagine (comprese prefazione e riferimenti), in cui si trovano iprincipi fondamentali, i problemi di formazione e di sicurezza affrontati in tema di osteopatia.Il documento, pubblicato in lingua inglese “sarà presto tradotto in italiano dal CSdO in accordocon Regione Lombardia assicura Alfonso Mandara, vice presidente del Consiglio Superiore diOsteopatia e divulgato integralmente”......Questo èsenz'altro un grande passo in avanti affichè il Ministero della Salute italiano possa adottareprovvedimenti legislativi volti a riconoscere l'Osteopatia anche in Italia come in molte Nazionieuropee e non solo. Partendo dai principi base dell’Osteopatia, questa importantepubblicazione ne descrive la storia e la filosofia, apportando delucidazioni in merito a cinquemodelli principali del rapporto tra struttura e funzione: biomeccanico;respiratorio/circolatorio; neurologico; biopsicosociale e bioenergetico.Questi invece i parametri di riferimento per la formazione in Osteopatia:Fissate a 4.200 le ore di studio necessarie per conseguire il diploma in Osteopatia a tempopieno, con 1000 ore di pratica clinica. La scuola full‐time, di 4 anni, è riservata a quanti nonabbiano acquisito conoscenze preliminari nel campo della salute, ma che abbiano conseguitoil diploma di scuola superiore. Essenziale è il tirocinio clinico in una struttura osteopaticaappropriata dove può essere richiesto allo studente la compilazione di una tesi o di unprogetto.La seconda tipologia formativa descritta nel documento (part‐time) è riservata aglialtri professionisti nel campo della salute, che vogliano diventare professionisti qualificati inosteopatia. Questa prevede l’espletamento dello stesso programma di studio, con gli stessicontenuti che tuttavia si legge nel documento insieme alla durata del corso, possono esseremodificati a seconda delle precedenti esperienze e della formazione dei singoli richiedenti. Ilprogramma relativo dipenderà molto dalla formazione preliminare e dalle esperienze clinichedei singoli studenti. Il programma ha una durata di 1.000 ore per essere adeguate in funzionedelle competenze individuali. I Parametri di riferimento per la formazione in Osteopatiasanciti dall’OMS definiscono inoltre nello specifico il piano di studi annuale, compresa laspecifica di ore per ogni materia.L'ultima sezione del documento è dedicata al capitolo sulle “questioni di sicurezza”, fornendodelucidazioni sui parametri di riferimento per comprendere le controindicazioni deltrattamento osteopatico in specifiche condizioni. “Questa relazione – scrive sul sito dell’EFO ‐European Federation of Osteopaths il direttore Armand Gersanois DO sarà senza dubbioutile agli Stati dove l'osteopatia non è ancora regolamentata e in cui il titolo Eur Ost DO,potrebbe diventare il segno distintivo della ricognizione professionale”. Come nel caso italiano.
INTERVISTE A CHI CE L'HA FATTA da Voglio vivere così
SANDRO GIACOPUZZI. VITICOLTORE 27/2/2010
Sandro mi accoglie nella sua enoteca in centro città. Si capisce subito che è una persona generosa perché sul bancone ci sono molte tartine, fresche, disposte con cura, abbondantemente farcite. Gli occhi calmi e stanchi ma di una stanchezza serena, appagata. Riesce a fare molte cose insieme senza mai inciampare in un movimento agitato, sta al suo posto con orgoglio, conosce il ritmo della vita. Questo è il dono che ha ricevuto dal suo lavoro: è un viticoltore, lavora nell'azienda di famiglia insieme ai suoi due fratelli da quando il padre, dopo un periodo di malattia, ha deciso di abbandonare l'impresa edile che dirigeva per dedicarsi alle sue vigne. Quell'anno in cui la vita del padre è cambiata la vita dell'intera famiglia ha subito uno scossone. Sandro tornava da scuola, aveva sedici anni, posava la cartella e si dedicava alla terra fino a tarda sera, insieme al padre.
Sorride al pensiero di come sia divenuta una moda, da qualche tempo, ritirarsi in campagna, per reagire alla povertà della vita in ufficio. Ci si compra un rustico, si vive in simbiosi con la natura, condizionati dal sole e dalla pioggia, di nuovo in silenzio, con l'attenzione agli odori.
La sua azienda vinicola si trova a Castelnuovo del Garda, ospitata in una vecchia corte di fine Ottocento, Corte Sant'Arcadio. La scelta, fin da subito, è stata di privilegiare la qualità e quindi di mantenere il più possibile inalterata la genuinità del vino. Una strada più impegnativa ma l'unica che, alla lunga, possa dare soddisfazione. Da sempre la cura dei vigneti è ecologica, per difendere le piante vengono utilizzate sostanze che siano il meno nocive possibile. Si cerca di sfruttare al massimo l'aiuto della natura, se la quantità eccede, si diradano i grappoli, praticando sapienti potature al fine di consentire al sole di raggiungerli e di maturarli al meglio. La raccolta è fatta rigorosamente a mano e portata alla cantina in cassette, per ridurre il rischio di ossidazione. Il mostofiore viene ottenuto con bassissime rese, cioè non viene schiacciato all'inverosimile ma quel tanto che basta per ricavarne il prodotto migliore.
La fretta il più delle volte costringe a scorciatoie che tagliano a metà il naturale percorso delle cose, ecco perché invece di eccedere con le sostanze chimiche, Sandro preferisce fare piccoli imbottigliamenti mensili in modo che il vino possa essere il più fresco possibile e conservato nel migliore dei modi.
Non c'è mai un giorno canonico di festa, se c'è siccità l'acqua va data anche di domenica. Però si vive all'aperto, si sente l'aria in faccia e il caldo pizzicare la pelle. La pioggia ti bagna, la terra si prende in mano, si legge. Quante parole risparmiate, invece i sensi di nuovo utili. Sandro ha due bambini e due lavori. La mattina in enoteca e il pomeriggio in campagna. Il lavoro e la vita procedono insieme, i suoi figli sono stati abituati fin da piccoli a raccogliere le uova nel pollaio e a vedere mungere le mucche. Non si oppone a questo ritmo nessun manuale di pedagogia spicciola sui padri che lavorano troppo, nessun consiglio su come stimolare la separazione e l'individuazione dei figli. La vita accade come quando fuori piove, con un andamento necessario, pacificante.
Sandro Giacopuzzi
A cura di Sara Gamberini
1960-2010. Buon Compleanno Extra Vergine. Tributo Al Re Dei Grassi
- Dov'è? Milano (MI)
- Per info http://www.olioofficina.it/
- Telefono 02.89516688
- email info@luigicaricato.net oppure a redazione@teatronaturale.it
- Sito Internet http://www.olioofficina.it/2010/11/buon-compleanno-extra-vergine-il-programma-della-giornata-evento/
- Cosa succede? Il 2 dicembre a Milano non perdete l'evento dedicato ai cinquant'anni dell'olio extra vergine di oliva. Era il 13 novembre del 1960 quando la legge 1407 ha ufficialmente introdotto la denominazione commerciale “olio extra vergine di oliva”, ad oggi ancora in vigore in ogni angolo del mondo. Per celebrare la nascita del re dei grassi, Luigi Coricato ha ideato una giornata ricca di appuntamenti dalle 10 della mattina al The Westin Palace, sala Sforzesca Piazza della Repubblica, 20. Protagonista è l'olio di oliva extra vergine, di cui si parlerà sotto il profilo economico, politico, storico e ovviamente gastronomico. Si prega di confermare la presenza scrivendo a redazione@teatronaturale.it.
- Il giorno da non perdere è: Il 2 dicembre
Se All'acqua Del Rubinetto Preferisci La Minerale... Almeno bevi quella dei paesi tuoi! di Monica Valeri.
da " il giornale del cibo"
01 dicembre 2010
La fontana della giovinezza? Ridurre lo zucchero Se le cellule tumorali sono «nutrite» con pochi zuccheri muoiono, quelle normali vivono di più: ecco perché mangiare poco aiuta a vivere più a lungo
Su invertebrati, moscerini e topolini c'è la certezza da tempo: mangiar poco allunga la vita, anche di parecchio. Qualche mese fa lo stesso risultato è stato dimostrato in animali che sono nostri parenti stretti, i macachi. Ora una ricerca condotta su cellule umane segna un altro punto a favore della teoria della restrizione calorica, secondo cui «tirar la cinghia» fa vivere più a lungo e molto probabilmente meglio. STUDIO SPERIMENTALE – La ricerca, uscita sul FASEB Journal, è stata condotta su cellule polmonari umane normali e precancerose, in uno stadio che precede di poco la trasformazione tumorale vera e propria. Entrambi i tipi cellulari sono stati fatti crescere in vari terreni di coltura, ricevendo quantità di glucosio normali o ridotte; i ricercatori, del Center for Aging e del Comprehensive Cancer Center dell'Università dell'Alabama, le hanno seguite nel corso di alcune settimane per vedere come e quanto si moltiplicavano e per registrarne la sopravvivenza. Chiari i risultati: se lo zucchero a disposizione scarseggiava, le cellule normali vivevano più a lungo, quelle pre-tumorali morivano. C'è dell'altro: valutando l'espressione e l'attività di alcuni geni-chiave delle cellule i ricercatori si sono accorti che la «dieta» a basso contenuto di glucosio stimolava un aumento dei livelli di telomerasi, l'enzima che «mantiene giovani» i telomeri (le strutture terminali dei cromosomi che si accorciano man mano che si invecchia); inoltre, la scarsità di glucosio riduceva l'attività di un altro gene che invece rallenta la funzione della telomerasi.
CONFERME – Tutti effetti che non dipendono da mutazioni nel DNA, ma sono una reazione all'ambiente in cui si trova la cellula: si chiamano effetti epigenetici e stanno assumendo una sempre maggiore importanza agli occhi degli scienziati perché possono condizionare il destino delle cellule molto più di quanto ci si aspettasse in passato. I dati degli statunitensi portano acqua al mulino di chi da anni sostiene che ridurre l'introito di cibo (specialmente dolce, parrebbe) possa farci vivere di più e meglio. Il direttore della rivista su cui è stato pubblicato il lavoro si spinge a prevedere che ci vorrà poco per «ottenere una fontana della giovinezza farmacologica, una pillola in grado di far vivere a lungo e senza tumori»; l'autore dell'articolo, Trygve Tollefsbol, spera dal canto suo che «la scoperta possa aiutare a capire come prevenire i tumori e altre malattie età-correlate, riducendo e controllando l'introito calorico in specifiche popolazioni cellulari». In altre parole, «affamare» selettivamente cellule che altrimenti invecchierebbero presto o le cellule tumorali: per farlo ci vorranno farmaci che per ora sono più che futuribili. Per stare meglio e invecchiare senza acciacchi, meglio cominciare allora mangiando poco e sano: la dimostrazione che basta introdurre cento calorie in meno al giorno per tagliare del 10 per cento il rischio di disabilità tipiche dell'anziano è arrivata poco tempo fa, da una ricerca presentata all'ultimo congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatra. Condotta non su cellule, ma su uomini e donne in carne e ossa. E visto che gli indizi vanno tutti nello stesso senso, pare proprio che convenga essere parchi a tavola se vogliamo arrivare a soffiare su 80 o 90 candeline, magari in buona salute.
Elena Meli
21 gennaio 2010
CONFERME – Tutti effetti che non dipendono da mutazioni nel DNA, ma sono una reazione all'ambiente in cui si trova la cellula: si chiamano effetti epigenetici e stanno assumendo una sempre maggiore importanza agli occhi degli scienziati perché possono condizionare il destino delle cellule molto più di quanto ci si aspettasse in passato. I dati degli statunitensi portano acqua al mulino di chi da anni sostiene che ridurre l'introito di cibo (specialmente dolce, parrebbe) possa farci vivere di più e meglio. Il direttore della rivista su cui è stato pubblicato il lavoro si spinge a prevedere che ci vorrà poco per «ottenere una fontana della giovinezza farmacologica, una pillola in grado di far vivere a lungo e senza tumori»; l'autore dell'articolo, Trygve Tollefsbol, spera dal canto suo che «la scoperta possa aiutare a capire come prevenire i tumori e altre malattie età-correlate, riducendo e controllando l'introito calorico in specifiche popolazioni cellulari». In altre parole, «affamare» selettivamente cellule che altrimenti invecchierebbero presto o le cellule tumorali: per farlo ci vorranno farmaci che per ora sono più che futuribili. Per stare meglio e invecchiare senza acciacchi, meglio cominciare allora mangiando poco e sano: la dimostrazione che basta introdurre cento calorie in meno al giorno per tagliare del 10 per cento il rischio di disabilità tipiche dell'anziano è arrivata poco tempo fa, da una ricerca presentata all'ultimo congresso della Società Italiana di Gerontologia e Geriatra. Condotta non su cellule, ma su uomini e donne in carne e ossa. E visto che gli indizi vanno tutti nello stesso senso, pare proprio che convenga essere parchi a tavola se vogliamo arrivare a soffiare su 80 o 90 candeline, magari in buona salute.
Elena Meli
21 gennaio 2010
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