L’ipotesi arriva da uno studio condotto su quasi trentamila
svedesi. Le malattie avrebbero alcuni meccanismi immunologici comuni, primi sintomi, nella maggior parte dei casi,
restano confinati all’intestino e comprendono il gonfiore addominale e la
dissenteria. Ma le conseguenze a lungo termine della celiachia, una malattia
autoimmune che si manifesta in persone predisposte dopo l’ingestione di
glutine, possono estendersi oltre l’apparato digerente e giungere al sistema
nervoso periferico. A suffragare l’ipotesi è uno studio pubblicato su Jama
Neurology.
Celiachia e
fegato: quale relazione?
LA RICERCA - I ricercatori (Università di Orebro, Columbia
University e Karolinska Institutet) lo hanno realizzato raccogliendo da 28
reparti di patologia generale della Svezia, tra il 2006 e il 2008, i dati
relativi alle biopsie intestinali dei celiaci. Oltre ventottomila i pazienti
arruolati, le cui condizioni neurologiche sono state messe a confronto con
quelle di 139mila individui inseriti nel gruppo di controllo. Dall’indagine è
emerso che 198 celiaci avevano sviluppato nel tempo una neuropatia periferica
(lo 0,7%): una percentuale più bassa rispetto a quella riscontrata tra le
persone sane (0,3%). Il rischio assoluto che un celiaco sviluppasse deficit
sensitivi, motori o vegetativi corrispondeva a 64 individui su centomila,
rispetto ai 15 (sempre su centomila) soggetti sani potenzialmente esposti alla
malattia nell’arco di un anno. La probabilità era dunque più alta di 2,5 volte
tra i celiaci. Tre le forme di neuropatia più spesso riscontrate tra i celiaci:
la forma demielinizzante infiammatoria cronica, la neuropatia autonomica e la
mononeurite multipla.
Celiachia, l’unica
“terapia” è la dieta senza glutine
DALL’INTESTINO AL…SISTEMA NERVOSO - La ricerca ha aggiunto
un tassello al puzzle della malattia, di cui in Italia soffrono almeno 164mila
persone, stando ai dati inseriti nella relazione annuale sulla celiachia
presentata al Parlamento. Non è però la prima volta che il disturbo viene
riscontrato più di frequente in chi soffre di una neuropatia periferica.
L’evidenza era già stata documentata nel 2012, in uno studio pubblicato sul Journal
of Clinical Neuromuscular Disease. «In effetti diverse ricerche condotte su
cadaveri hanno rilevato la presenza di infiltrato linfocitario in pazienti
celiaci che avevano una neuropatia cronica o un’atassia cerebellare - afferma
Angelo Quattrini, responsabile dell’unità di neuropatologia sperimentale
dell’ospedale San Raffaele di Milano -. Alla base della celiachia e di alcuni
disturbi del sistema nervoso potrebbe esserci un’origine autoimmune comune».
L’associazione sarebbe bidirezionale. In un’analisi separata, infatti, i
ricercatori hanno notato che i pazienti con neuropatia hanno un rischio più
alto di andare incontro alla celiachia. Un’evidenza che, secondo Jonas
Ludvigsson, docente di epidemiologia clinica al Karolinska Institutet di Solna,
«dovrebbe tornare utile ai neurologi, quando si trovano di fronte a un paziente
con una neuropatia senza un’origine - infettiva, infiammatoria o metabolica: la
neuropatia rimane una delle più gravi complicanze del diabete - definita. In
questi casi occorrerebbe procedere allo screening per la celiachia: chi
risultasse positivo, potrebbe veder migliorare la propria condizione seguendo
una dieta senza glutine».
La sensibilità al
glutine non è la celiachia: di cosa si tratta?
LE ALTRE “FACCE” DELLA CELIACHIA - Se ne parla ancora troppo
di rado, ma lo spettro delle manifestazioni cliniche della celiachia è
eterogeneo. La malattia, che si manifesta dopo l’ingestione di glutine, risulta
collegata a un aumento delle diagnosi di altre condizioni autoimmuni: come il
diabete di tipo I, la tiroidite di Hashimoto, il lupus eritematoso sistemico,
la psoriasi e le forme di epatite autoimmune. Tra i celiaci risultano più
frequenti anche le fratture e le diagnosi di osteoporosi, oltre ai disturbi
legati alla sfera riproduttiva della donna.
Fabio Di Todaro
@fabioditodaro