Mi occupo di Nutrizione per patologie accertate, Lipedema, Policistosi Ovarica, Intolleranze Alimentari, Disbiosi, Dieta Chetogenica su misura. Ricevo a Messina e Catania. In queste pagine offro consigli nutrizionali, ricette per tutti coloro che si interessano di Dieta, Nutrizione e Salute. Sono disponibile a consulenze online. Questo blog è collegato alla pagina Facebook Camice&Mestoli ed Instagram Bionutrizionistacacciola
31 dicembre 2013
26 dicembre 2013
L’olio essenziale di Curcuma. Un tesoro dal...
Dal Nepal, un prezioso aiuto utilizzato da millenni.
Nome comune: Curcuma
Nome botanico: Curcuma longa
Famiglia: Zingiberaceae
Metodo di estrazione: Distillazione completa in
corrente di vapore
Parte della pianta distillata: Rizomi
Paese d'origine: Nepal - India
Qualità: Olio essenziale Botanicamente e Biochimicamente
Definito puro al 100% (senza altri oli essenziali), naturale al 100% (non
denaturato con molecole di sintesi), integro al 100% (nessun aggiunta
e nessuna rimozione)
Breve descrizione
La curcuma è una pianta appartenente alla stessa famiglia
dello zenzero. Utilizzata da millenni come spezia in cucina, nella
preparazione di medicine, nella cosmesi e come colorante. Viene utilizzata
nella medicina tradizionale come: tonico e purificatore del sangue, patologie
dell'orecchio, trattamento delle malattie della pelle, herpes zoster,
varicella, infezioni, dolori muscolo-scheletrici. L'olio essenziale è noto per
le sue proprietà digestive, anti-batteriche, anti-parassitarie, antiossidanti,
antinfiammatorie e analgesiche
Caratteristiche organolettiche
Aspetto: liquido mediamente mobile
Colore: giallo intenso
Odore: speziato, legnoso, fresco
Densità : 0922-0935
Flash point (temperatura alla quale il prodotto è
infiammabile) : >60 ° C
Condizioni di stoccaggio : mantenere ad una
temperatura compresa tra 5 ° C e 40 ° C.
Composizione
Principali componenti biochimici
Monoterpeni: alfa-fellandrene, paracimene, limonene,
alfa-pinene, terpinolene, mircene, gammaterpinene, beta-fellandrene.
Chetoni: Ar-tumerone (30-35,00%), beta-tumérone
(20-25,00%), alfa-tumerone (15-20%)
Sesquiterpeni : beta-sesquiphellandrene,
Ar-curcumene, zingibirene, beta-bisabolene,
beta-cariofillene, alfa-humulene
Chetoni-Sesquiterpenici: (E)-alfa-atlantone
Ossidi: 1,8-cineolo
Proprietà
1. Digestivo e Antifermentativo
Facilita la digestione e stimola la secrezione della bile.
Promuove l'espulsione dei gas intestinali , riducendo al
contempo la loro produzione.
Migliora la produzione di enzimi e favorisce la digestione
di cibi elaborati e con alto contenuto di grassi.
L'olio essenziale di Curcuma ha dimostrato di aumentare la
secrezione di sali biliari, di colesterolo e di bilirubina, oltre ad
aumentare la solubilità della bile stessa.
2. Eubiotico intestinale
Evita fenomeni di fermentazione e putrefazione intestinale,
migliorando la flora batterica e riducendo tutte le componenti di scarto.
Favorisce una corretta funzionalità intestinale.
3. Antimicotico
Attivo contro i Trichophytons, un genere di funghi parassita
degli animali e dell'uomo, responsabili di
dermatomicosi quali la tigna, il piede d'atleta ed altre
infezioni.
4. Vermifugo
Attivo contro i vermi intestinali (ascaridi, ossiuri).
5. Antibatterico
Olio essenziale di Curcuma ha un'attività inibitoria sui
gram+ compresi Staphylococcus aureus e Listeria monocytogenes.
L'olio essenziale è utile nella lotta contro Staphylococcus
aureus resistente alla meticillina (comune nelle infezioni nosocomiali)
6.
Antivirale
Herpes
simplex. Herpes zoster. Verruche
7. Antiossidante
Turmeroni contenuti nell'olio essenziale di Curcuma inducono
una reazione di difesa dell'organismo contro lo stress ossidativo
responsabile di numerose patologie. I turmeroni fanno parte del gruppo
degli antiossidanti non-enzimatici, e i loro effetti sono superiori a
quelli delle vitamine A, E, C.
8. Antinfiammatorio
L'olio essenziale è un potente antinfiammatorio naturale
senza gli effetti collaterali dei farmaci di sintesi.
Consigliata per ridurre l'infiammazione e il dolore in caso
di artrite, osteoartrite, artrosi in fase acuta, artrite reumatoide,
dolori muscolari, sindrome del tunnel carpale, dito a scatto, tendinite,
sciatica, lombalgia.
9. Detox
La curcuma è un valido disintossicante dell'organismo, in
particolare del fegato e dell'intestino. Accelera l'eliminazione delle
tossine metaboliche.
10. Prevenzione tumori
Dove il consumo di curcuma è alto, l'incidenza dei tumori è
molto bassa. La ricerca sta indagando i possibili effetti preventivi nei
confronti di tumori della bocca, esofago, stomaco, prostata, pelle,
fegato, reni.
Il National Cancer Institute (U.S.A.) riporta la curcuma
quale sostanza preventiva nel cancro intestinale, grazie alla sua capacità
di neutralizzare le sostanze tossiche presenti nei cibi.
11. Protezione Epatica
Efficace epatoprotettore. Ha la proprietà di aumentare la
produzione di bile ed acidi biliari.
Un uso regolare previene la formazione di calcoli di
colesterolo.
12. Sistema immunitario
L'olio essenziale di Curcuma modula la risposta biologica
attivando il sistema immunitario.
13. Azione Anti-ulcera
Svolge un'azione protettiva nei confronti di ulcera gastrica
e duodenale o peptica derivata Spesso causata dal batterio Helycobacter
pylori (presente nel 90% delle ulcere duodenali e nelle gastrite). Efficace
anche nella prevenzione delle ulcere causate dall'assunzione di farmaci
anti-infiammatori.
Protegge la mucosa e ne rafforza l'integrità strutturale.
14. Anticellulite
La curcuma possiede ben documentate azioni lipolitiche,
diuretiche e antinfiammatorie, utili per il trattamento degli accumuli
della cellulite.
15. Astenia
Agisce come tonico e rivitalizzante, indicata nei momenti di
stress e surmenage.
Indicazioni in Aroma - Cosmesi
Pelle matura, spenta, asfittica. Macchie. Rilassamento
cutaneo, comparsa di rughe, solchi e indurimenti.
Rivitalizzante per la pelle stanca.
Sebo-regolatore per il cuoio capelluto, indicato in caso di
forfora e capelli grassi. Buona azione rivitalizzante in caso di capelli
fragili, deboli. Rallenta la caduta da stress e promuove la ricrescita.
Proprietà Psicologiche della fragranza
Dona energia, capacità di resistenza e forza. Efficace
antistress, è un valido sostegno nei momenti più duri.
Aiuta a vedere il lato positivo della vita.
Conduce all'accettazione del momento presente, il suo motto
è " Carpe diem "
Facilita il processo decisionale e porta fiducia per portare
a compimento quello che si inizia.
Purifica sistemi energetici del corpo.
Indicato ai pessimisti, quando si prova stanchezza della
vita o quando si ha paura del cambiamento o il morale è basso.
Simboleggia la ricchezza, l'abbondanza, il denaro e apre
alla comprensione che la ricchezza è tutto intorno a noi, in quanto
naturale. La Natura si esprime con una grande ricchezza di colori, forme e
strutture, aborrisce la povertà.
Arricchirsi non vuol dire sottrarre ad altri, ma crescere
insieme.
Cucina
L'olio essenziale di curcuma ha un aroma pepato, speziato,
dolce e gentile, con un sentore orientale
delicatamente profumato. Bastano 2 o 3 gocce nei piatti per
effetti sorprendenti.
Si sposa perfettamente con: le patate, le melanzane, le
cipolle, i fagioli e le carote. Sublime con le carni, i
pesci e i crostacei.
Confetture di frutta, frittelle e dolci in generale possono
essere esaltati.
Altri usi
Insetto repellente.
Precauzioni
Non è raccomandato per le donne incinte, che allattano e nei
bambini piccoli.
Esempi di utilizzo
Siero Anti-aging: 20 gocce di olio essenziale di
Curcuma per una bottiglia da 50 ml di olio di argan.
Bagno rivitalizzante: 10 gocce mescolato con argilla in
polvere da versare direttamente nell'acqua del bagno.
Connessione con l'abbondanza: 8-10 gocce in diffusione
atmosferica, nel momento in cui ci si sente pronti e disponibili ad
accettare i benefici di olio essenziale.
FERTILITA' MASCHILE - I "colori giusti" a TAVOLA – Fonte: Dr. Giovanni Beretta - da Andrologia - News generale del 04/12/2013
Da diversi decenni la fertilità maschile in tutti i paesi industrializzati e “ricchi”, Italia compresa, sembra essere in calo; situazione confermata anche da recenti dati pubblicati dall'Istituto Superiore di Sanità (I.S.S.).
Altre nuove informazioni, ricavate dal progetto "Accademia della Fertilità" e stilate anche con il patrocinio dell’Università “La Sapienza” di Roma, confermano questa tendenza riscontrando un fattore maschile in circa il 35% delle coppie infertili, cioè che hanno un problema ad avere un figlio .
Ecco che in questo panorama un po’ desolante e negativo una notizia positiva ci arriva da una ricerca, pubblicata su Fertility e Sterility e condotta presso l’Harvard School of Public Health, Boston, Massachusetts e la Divisione di Urologia, dell’Università Canadese di Hamilton in Ontario, che indica come i cibi “colorati”, cioè ricchi di carotenoidi, migliorano tutti i parametri del liquido seminale.
Uno degli obiettivi dello studio era proprio quello di verificare l’effetto delle vitamine A, C ed E sui diversi parametri che caratterizzano il normale liquido seminale di un uomo.
I ricercatori hanno valutato 389 giovani maschi universitari e, attraverso un questionario, hanno cercato di capire quale era il loro apporto calorico giornaliero e che tipo di dieta seguissero.
Solo 189 uomini, gruppo omogeneo con età media 19 anni, che hanno compilato in modo corretto i questionari e hanno poi fornito un campione di liquido seminale, attentamente esaminato (volume, numero di spermatozoi, motilità e morfologia), sono stati alla fine reclutati nello studio.
E’ stato così possibile verificare che più la dieta fatta conteneva beta-carotene e più attiva era la motilità degli spermatozoi mentre l’assunzione di un altro carotenoide particolare, il licopene, presente in alte concentrazioni ad esempio nei pomodori (cotti), migliorava la loro morfologia.
Altro legame rilevante ed interessante sembrerebbe quello che caratterizza l’assunzione di vitamina C ed il numero riscontrato di spermatozoi per ml.
Entrando un po’ più nei dettagli l’indagine ha messo in evidenza che nei maschi, che seguivano una dieta ricca di carotenoidi presenti in numerosi agrumi, ananas, carote, cocomeri, pomodori, zucche ma anche presenti in alcuni crostacei e nel salmone, la motilità era del 6,5% più attiva; stessi risultati positivi si sono osservati in chi consumava insalata verde, piselli, porri, cipolle e spinaci, verdure tutte molto ricche di luteina (importante antiossidante).
Infine, come già detto, il licopene dava una morfologia migliore degli spermatozoi nell’ 8-10% dei casi.
Concetti semplici, chiari e non difficili da seguire.
Fonte: http://www.fertstert.org/article/S0015-0282(13)02998-1/abstract
13 dicembre 2013
Segni di sensibilità al glutine nell'autismo
Nelle scorse settimane sono stati pubblicati su PLosOne i risultati di una ricerca statunitense (effettuata alla Columbia University di New York) che ha valutato la
presenza di marcatori di sensibilità al glutine in soggetti malati di autismo (Lau NM et al, PLoS One. 2013 Jun
18;8(6):e66155. Print 2013).
In pratica il lavoro ha rilevato
che i soggetti autistici presentano, in modo molto significativo rispetto ai controlli sani, i segni
di una Gluten sensitivity, cioè di una intolleranza al glutine non celiaca.
In pratica gli autistici hanno anche una reazione importante nei confronti del glutine.
Leggendo la versione integrale del lavoro si comprende come la ricerca sia stata effettuata in modo molto rigoroso e
preciso, a partire dalla definizione corretta della diagnosi di Autismo, di recente ridefinita a livello
internazionale.
La ricerca non precisa (e non
potrebbe farlo) se l'infiammazione di origine alimentare connessa con la
sensibilità al glutine possa essere la causa del disturbo autistico, e si
limita a segnalare che negli autistici esiste una caratterizzazione di sintomi
e di marcatori anticorpali che sono indicativi di intolleranza al glutine, senza che i soggetti siano celiaci.
Di certo la ricerca tocca però un tema di forte
impatto sociale: sia per gli autistici (da molti anni alcune associazioni
sostengono un ruolo della reazione alimentare al glutine nella genesi
dell'autismo) sia per la popolazione in genere che vede la reattività
alimentare, per tanto tempo sottostimata, diventare possibile concausa di
importanti disturbi fisici e psichici.
Diventa necessario che le linee di
ricerca sul possibile ruolo del glutine nel determinare il disturbo autistico
siano libere. Oggi si affronta invece la Gluten sensitivity con lo stesso tipo di forma mentale che si usa per studiare un'allergia
alimentare, mentre il criterio dovrebbe essere quello evoluzionistico, legato
soprattutto ad un possibile eccesso di glutine e ai segnali che l'organismo
lancia verso l'esterno nel caso di una infiammazione da cibo.
Riteniamo che lo studio dei biomarkers infiammatori (BAFF, PAF ed altri ancora) possa essere una ottima chiave di lettura per
caratterizzare un profilo alimentare individuale che può aiutare chiunque a
mantenere il proprio stato di benessere, e ringraziamo studi come questo, che
pur andando un po' controcorrente consentono davvero di fare dei passi in
avanti nella comprensione delle malattie e della relazione con gli aspetti
alimentari.
I ricercatori della Columbia
University hanno finalmente impostato uno studio controllato confrontando i
markers della celiachia e quelli di Gluten sensitivity in coorti di persone con diagnosi di autismo, nei fratelli non malati di
questi soggetti e nei controlli in buona salute. Lo studio è stato effettuato
su 140 bambini in cui sono state studiate le basi genetiche, la produzione di
anticorpi contro la gliadina (ottenuta da un mix di 28 diverse
varietà di glutine) e altre caratteristiche sierologiche classiche della
diagnostica celiaca.
Un vasto gruppo di bambini autistici ha
evidenziato in modo fortemente significativo una reazione immunologica al
glutine, con un meccanismo del tutto diverso da quello della celiachia. La
presenza crescente di anticorpi anti gliadina e la sua associazione con sintomi
gastrointestinali fa ipotizzare l'esistenza di meccanismo immunologico che
alteri la permeabilità intestinale dei bambini malati.
Con un dubbio: è l'eccesso di glutine che provoca
l'autismo o è il fatto di essere autistici che determina la Gluten sensitivity?
Per ora, con il giusto rigore formale, non è consentito dirlo, ma è invece
consentito pensarlo, in attesa di ulteriori lavori che confermino o meno
l'effetto induttivo o concausale dello stimolo infiammatorio intestinale sulla
genesi dell'autismo.
E per tutti, il fatto di conoscere
il proprio profilo individuale e di mantenere un'alimentazione varia, può
consentire di allontanare molti di questi "spettri" mantenendo la
propria salute. In SMA infatti (nostro centro di Milano), da molti anni seguiamo
le persone con una sospetta Gluten sensitivity accompagnandole verso la guarigione con uno specifico percorso terapeutico.
Dott. Attilio
Speciani
Allergologo e Immunologo Clinico
09 novembre 2013
Seminario - Dalle Intolleranze Alimentari alla Nutrigenetica
Ringraziamo i numerosi esperti del settore che sono intervenuti: Prof.Giuseppe Di Fede, Dr. Colombo, Dr. Alessandro Scorba, Dr.ssa Maria Stella Cacciola, Dr. Alessio Tosatto, Dr. Sacha Sorrentino, Dr.ssa Cecilia Pedroni, Tiziana Colombo
http://www.alcat.it/index.php/news-stampa/8-news/75-seminario-dalle-intolleranze-alimentari-alla-nutrigenetica
30 ottobre 2013
A SIMENZA: IN MEMORIA DELL'AGRICOLTURA SICILIANA - Scritto da Giuseppe Li Rosi
Venerdì 20 Aprile 2012 20:08 |
A SIMENZA: IN MEMORIA DELL'AGRICOLTURA SICILIANA
di Giuseppe Li Rosi
“Il cibo non e’ una merce. Il cibo non e’ un insieme di nutrienti chimici. Esso è una rete di rapporti tra un gran numero di esseri viventi, umani e non umani, tutti dipendenti gli uni dagli altri e tutti radicati nel terreno e nutriti dalla luce del sole (Pollan).
Ma questo –come sostiene “Terra e LiberAzione”- è possibile solo ad un’azienda agro-energetica che appartenga ad un territorio che abbia la sovranità alimentare e l’indipendenza”
La terra e l’uomo che la coltiva sopravvivono, ormai da tempo, a laceranti crisi che lasciano segni profondi non solo nella nostra economia ma anche nelle nostre coscienze. Gli squarci provocati dai goffi uomini che hanno avuto in mano le sorti politiche dell’arte di coltivare il suolo e l’illusione contadina di abbandonare la passione per la terra ed avvicinarsi al profitto praticando la strada larga della chimica e dell’inquinamento, hanno provocato la diaspora nelle campagne e la disgrazia nella popolazione rurale. La ruralità spiccata della nostra Isola digerì il primo impatto con tutto ciò che arrivò da Oriente per consegnarlo ad un Continente altrimenti affamato, divenendo pilastro del Mediterraneo. Tempo perso. Secoli di storia e di esperienza svenduti, ai giorni nostri, per poche palline colorate da banditori idioti su mercati che non controllano più o che non possono più controllare. E’ la Morte. Ma la morte è una lunga attesa; essa dà all’uomo sempre l’occasione di convertirsi, di ritrovarsi, di ribellarsi all’INGANNO prima di passare oltre la linea di demarcazione. Allo stato attuale sembra incombere il Pericolo di perdere le nostre aziende agricole, di perdere la nostra Terra, per sempre. E questo è il Pericolo. L’occasione di cambiamento e salvezza dove sta? Innanzitutto, dobbiamo essere coscienti che uscire dalla crisi non è solo un fattore economico, ma è principalmente un fattore umano. L’uomo senza la conoscenza non è un attore, ma un servo, uno schiavo. Noi, senza nemmeno accorgercene siamo divenuti schiavi di quelle transnazionali alle quali interessa solo il Profitto, schiavi dei Poteri Forti che hanno provocato fame e sradicamento nel mondo distruggendo intere Civiltà e creato in noi la paura del diverso, di tutto quello che proviene dal mare, dal grano canadese, dall’ortofrutta africana ecc.
La paura è giustificata perché questi prodotti hanno distrutto i nostri mercati, hanno inquinato le nostre mense, lasciano invenduti i nostri prodotti. Ma il potere a questi prodotti – non sempre e necessariamente cattivi - lo abbiamo dato noi, perchè abbiamo sostituito la nostra ricca biodiversità con lo standard delle multinazionali. Abbiamo abbandonato il nostro concetto di qualità per sostituirlo con dei parametri che vanno bene per le macchine e non per l’essere umano. E‘ stato come vendere la nostra evoluzione per un piatto di lenticchie. Qualcuno propone una Riforma Agraria, noi proporremmo piuttosto una Riforma Agronomica e Agroenergetica. Ne riparleremo. Il problema non nasce in questi ultimi anni, ma, in tempi recenti, si profilò già alla fine della II Guerra Mondiale, quando le fabbriche di munizioni rimasero con i magazzini pieni di Nitrato d’Ammonio che era stato utilizzato per fabbricare gli esplosivi. Dopo una breve ricerca i fabbricanti di armi scoprirono che il solito amico Fritz, Haber di cognome, un tedesco di origine ebraica, aveva capito, nel 1906, come dare il Nitrato d’Ammonio ai vegetali. Costui aveva anche inventato i gas mortali sparsi nelle trincee durante la I Guerra Mondiale e lo Zyklon B usato per gasare gli ebrei nei campi di sterminio. Testati, poi, durante la guerra del Vietnam e usati come Defolianti per scovare i terribili Vietcong, che difendevano le loro risaie, nascondendosi nella vegetazione delle loro foreste. Da qui vennero fuori i gloriosi diserbanti che nelle pubblicità vengono definiti come “protettori delle colture dai loro nemici naturali”. Se poniamo attenzione vediamo, quindi, che per fare agricoltura stiamo utilizzando due “sistemi di distruzione di massa”. La natura ringrazia insieme al consumatore per la strage “differita” che stiamo provocando. Differita perché non si muore subito ma dopo avere consumato una buona dose di prodotti farmaceutici per curare la salute rimpinguando anche le casse dell’industria farmaceutica che qualche mese fa voleva inoculare nel sangue della popolazione mondiale qualche schifezza a pagamento, con tanto di promozione ministeriale. Forse potremmo abbassare pure l’IRAP se mangiassimo sano. Ciò non bastò, perché l’industria non si accontentò di vendere i suoi “elisir”, ma rivolse l’attenzione anche alla cosa più importante per il contadino: il seme, “a simenza”. A questo punto nasce l’altro inganno. Con il pretesto di risolvere la fame nel mondo gli “scienziati” attivano una serie di mutagenesi indotte per modificare il mais, il grano tenero poi e per ultimo il grano duro. Così il lavoro svolto dai contadini negli ultimi 10.000 – 15.000 anni, che selezionarono, “con la loro ignoranza”, centinaia di popolazioni di frumento, rispettandone la natura e adeguandole alla moltitudine di microclimi, consegnando alle generazioni future un tesoro di biodiversità vegetale, venne messo al bando per promuovere il risultato ottenuto “dalla scienza” in una notte del 1974 con l’ausilio di un cannone ai Raggi Gamma del Cobalto inventandosi le Varietà di grano nanizzato - iperproduttivo che necessita di nitrato d’ammonio, di diserbanti e di antifungini, la cui caratteristica, oltre a quella dell’iperglutine è quella di avere perduto la diversità ed acquisito l’omogeneità. - “Ovviamente le nuove varietà sono meno capaci di rispondere adattativamente ai futuri cambiamenti climatici o alla comparsa di parassiti” - disse il Prof. Luigi Monti, durante la sua Laudatio Academica all’Università degli Studi di Napoli Federico II Facoltà di Scienze Biotecnologiche, in occasione del Conferimento della Laurea honoris causa a Gian Tommaso Scarascia Mugnozza, l’artefice della mutagenesi indotta applicata sui cereali nel suo progetto Campo Gamma, - ed infine aggiunse: “Esiste, quindi, una contraddizione tra il miglioramento genetico e la conservazione della biodiversità, nel senso che le nuove varietà riducono la diversità genetica presente nell'ecosistema”. Fu sincero però. Lo stesso lavoro lo si sta facendo sull’umanità a discapito dell’identità e della diversità dei popoli. Le nostre aziende non hanno più la sovranità sul seme, quindi, non abbiamo neppure quella alimentare. E se il rapporto tra lo schiavo ed il padrone si risolve nella dazione o meno del cibo possiamo dire che oggi siamo schiavi. Credo, poi, che gli agricoltori non si rendano conto di cosa abbiano studiato a nostro danno. L’agricoltore vende il grano a 15 - 16 euro a quintale, ossia a 10 euro in meno di quanto gli costa produrlo. Eppure i raccolti continuano di anno in anno. Perché? Di fronte al prezzo basso, il contadino, per pagare le fatture, l’Inps, onorare i debiti e mantenere i figli ha una sola possibilità: produrre di più. Per aumentare le rese di qualche quintale per ettaro si impoverisce la terra, si usano anche terreni marginali e si abusa di concimi chimici. Ma più aumenta l’offerta di grano, più cala il prezzo. Spirale di follia. L’agricoltore continua a misurare il suo lavoro in base ai quintali/ettaro, facendo magari a gara con il circondario, mentre va verso il fallimento. Per il mercato, anche se fallisce un agricoltore, non è un problema, la terra continua a produrre. Inoltre, i contributi che vanno nelle tasche degli agricoltori, in realtà aiutano i compratori di grano a prezzi stracciati. Saranno sempre i governi a guidare l’agricoltura. Oggi, le nostre aziende agricole sono dei Centri di Trasformazione di Combustibili Fossili in Cibo. Un inganno, un bluff pare ci sia alla base di questa crisi. Consolidatosi nell’arco di pochi lustri, divenuto verità difesa con convinzione a tutti i livelli. Il cibo non e’ una merce. Il cibo non e’ un insieme di nutrienti chimici. Esso è una rete di rapporti tra un gran numero di esseri viventi, umani e non umani, tutti dipendenti gli uni dagli altri e tutti radicati nel terreno e nutriti dalla luce del sole. Ma questo –come sostiene “Terra e LiberAzione”- è possibile solo ad un’azienda agro-energetica che appartenga ad un territorio che abbia la sovranità alimentare e l’indipendenza. |
15 ottobre 2013
Celiachia e Sensibilità al Glutine: Il punto sulla ricerca e le terapie
Celiachia e Sensibilità al Glutine: Il punto sulla ricerca e le terapie
I sintomi, gli strumenti di diagnosi e quelli di cura e le principali comorbidità della celiachia. Le
differenze con la sensibilità al glutine. A fare il punto della situazione una review su New
England Journal of Medicine
a cura di due importanti scienziati italiani: Alessio Fasano e Carlo Catassi.
Arriva a dieci anni esatti dalla prima pubblicazione sull’epidemiologia della celiachia negli USA l’
ampia review dal titolo “Celiac Disease”, pubblicata da New England Journal of Medicine e firmata da
Alessio Fasano e Carlo Catassi, membri del comitato scientifico del Dr. Schär Institute e ricercatori ai vertici del Centro per la Ricerca sulla Celiachia (CFRC) dell’Università del Maryland di Baltimora, USA. Un tentativo di fare un po’ di chiarezza sulle più recenti scoperte e su come orientarsi nel panorama in
evoluzione della celiachia e delle patologie collegate al consumo di glutine.
La Celiachia e le patologie glutine correlate dimostrano di essere in costante aumento, con molto ancora da fare per garantire una corretta diagnosi. In continua espansione a livello mondiale, con un’incidenza compresa tra lo 0.6 per cento e l’1 per cento nella popolazione generale, si sta assistendo ad un allargamento del problema anche nei paesi emergenti, come ad esempio Cina e India, dove i regimi alimentari stanno velocemente subendo un processo di occidentalizzazione. Ma se aumenta l’incidenza, molto ancora resta da fare sul fronte delle diagnosi: studi recenti dimostrano come, in Europa, solo il 21 per cento dei casi di celiachia siano diagnosticati clinicamente.
L’aumento di prevalenza della celiachia è in parte giustificato da una maggiore conoscenza medica e da migliori strumenti diagnostici. Nell’ultimo decennio l’aumento di conoscenza della classe medica e della popolazione generale sul tema celiachia ha portato a un maggior tasso di diagnosi oltre che a una maggiore sensibilità delle persone rispetto al senza glutine.
Una crescita così rapida ha però generato un po’ di confusione.
Innanzitutto c’è da dire che la persona con celiachia è più spesso donna, con una prevalenza del 1.5-2 volte rispetto agli uomini, e ha almeno un familiare di primo grado celiaco (fino al 15 per cento per il fattore di familiarità).
Inoltre, se la celiachia era considerata fino a non molto tempo fa una patologia gastrointestinale propria dell’età pediatrica e della razza caucasica, recenti studi dimostrano come la questa patologia stia rapidamente crescendo in tutto il mondo. “Si iniziano a vedere dei casi in Cina, come in molti paesi in via di sviluppo, nei quali l’occidentalizzazione della dieta comporta un aumento del tasso di celiachia”, ha sottolineato Catassi.
“Oggi sappiamo con certezza che questa patologia autoimmune colpisce persone di tutte le età e razze, con una prevalenza mondiale stimata in 0,6 - 1 per cento”.
Diversa invece è la situazione di chi è semplicemente sensibile al glutine: queste
persone hanno sintomi simili alla celiachia, sono negative al test per questa ed altre patologie, e tuttavia traggono beneficio dalla dieta senza glutine. “La sensibilità al glutine è una nuova condizione clinica, inquadrata solo di recente”, ha spiegato Fasano. “Ad oggi sappiamo che, probabilmente, è diversa dalla celiachia per quando riguarda la risposta immunitaria e che la sua diagnosi presuppone l’esclusione delle altre patologie glutine correlate, come celiachia ed allergia al grano.”
Ma quali sono i principali punti trattati dalla review? Ecco tutto quello che c’è da sapere su celiachia:
- I principali sintomi della celiachia: per uno su due, diarrea cronica e perdita di peso. Le persone affette da celiachia presentano una varietà di sintomi gastrointestinali, come la diarrea cronica e perdita di peso, e altri sintomi clinici, quali fatica cronica, anemia, rash cutaneo e perdita di coordinamento. In alcuni individui, la celiachia può essere “silente”, senza sintomi, gastrointestinali o di altra natura, e può comportare danni intestinali continui dovuti alla cattiva assimilazione dei nutrienti.
- La celiachia può essere è associata ad altre patologie, tra le principali il diabete di tipo I che è presente dal 5 al 16 per cento dei casi. Nella celiachia, le proteine complesse del grano, della segale e dell’orzo innescano l’attacco del sistema immunitario ai danni dell’intestino tenue. Se non diagnosticata e curata con attenzione, questa patologia può portare allo sviluppo di altre patologie autoimmuni, tra le quali la principale è il diabete di tipo I, ma anche a osteoporosi, infertilità, danni neurologici e, in rari casi, anche al cancro.
- Gli screening sierologici, anticorpi IgA anti-tTG sono strumento di prima diagnosi. Secondo gli esperti, gli esami del sangue, con il test dell’anticorpo IgA anti-tTG, sono il metodo in assoluto da preferire per la diagnosi iniziale di celiachia. E’ importante sottolineare come, per garantire l’accuratezza diagnostica, il paziente debba assumere glutine prima di sottoporsi al test per la celiachia, per garantire la presenza degli anticorpi nel sangue. Le diagnosi di celiachia sono quasi sempre confermate da una biopsia intestinale, nella quale un campione del tessuto viene prelevato ed analizzato. Secondo gli esperti, questa procedura può essere evitata in alcuni casi pediatrici, se ci sono forti evidenze cliniche e sierologiche di celiachia, evitando sia lo stress emotivo che il dolore di un esame invasivo.
- Il trattamento per la celiachia consiste in un’adesione rigorosa ad una dieta senza glutine. Gli esperti consigliano ai pazienti di seguire la dieta senza glutine sotto la guida di un nutrizionista, al fine di adottare un regime alimentare equilibrato e sano che consideri sia i prodotti gluten free attualmente in commercio, sia gli alimenti naturalmente privi di glutine.
La sensibilità al glutine è invece una nuova entità clinica, che richiede una diagnosi di esclusione rispetto alla celiachia: il primo algoritmo diagnostico della sensibilità al glutine è stato proposto in occasione della First Consensus Conference on Gluten Sensitivity, organizzata dal Dr. Schär Institute nel 2011 e pubblicato sulla rivista scientifica BMC Medicine nel 2012.
fonte: http://www.quotidianosanita.it
I sintomi, gli strumenti di diagnosi e quelli di cura e le principali comorbidità della celiachia. Le
differenze con la sensibilità al glutine. A fare il punto della situazione una review su New
England Journal of Medicine
a cura di due importanti scienziati italiani: Alessio Fasano e Carlo Catassi.
Arriva a dieci anni esatti dalla prima pubblicazione sull’epidemiologia della celiachia negli USA l’
ampia review dal titolo “Celiac Disease”, pubblicata da New England Journal of Medicine e firmata da
Alessio Fasano e Carlo Catassi, membri del comitato scientifico del Dr. Schär Institute e ricercatori ai vertici del Centro per la Ricerca sulla Celiachia (CFRC) dell’Università del Maryland di Baltimora, USA. Un tentativo di fare un po’ di chiarezza sulle più recenti scoperte e su come orientarsi nel panorama in
evoluzione della celiachia e delle patologie collegate al consumo di glutine.
La Celiachia e le patologie glutine correlate dimostrano di essere in costante aumento, con molto ancora da fare per garantire una corretta diagnosi. In continua espansione a livello mondiale, con un’incidenza compresa tra lo 0.6 per cento e l’1 per cento nella popolazione generale, si sta assistendo ad un allargamento del problema anche nei paesi emergenti, come ad esempio Cina e India, dove i regimi alimentari stanno velocemente subendo un processo di occidentalizzazione. Ma se aumenta l’incidenza, molto ancora resta da fare sul fronte delle diagnosi: studi recenti dimostrano come, in Europa, solo il 21 per cento dei casi di celiachia siano diagnosticati clinicamente.
L’aumento di prevalenza della celiachia è in parte giustificato da una maggiore conoscenza medica e da migliori strumenti diagnostici. Nell’ultimo decennio l’aumento di conoscenza della classe medica e della popolazione generale sul tema celiachia ha portato a un maggior tasso di diagnosi oltre che a una maggiore sensibilità delle persone rispetto al senza glutine.
Una crescita così rapida ha però generato un po’ di confusione.
Innanzitutto c’è da dire che la persona con celiachia è più spesso donna, con una prevalenza del 1.5-2 volte rispetto agli uomini, e ha almeno un familiare di primo grado celiaco (fino al 15 per cento per il fattore di familiarità).
Inoltre, se la celiachia era considerata fino a non molto tempo fa una patologia gastrointestinale propria dell’età pediatrica e della razza caucasica, recenti studi dimostrano come la questa patologia stia rapidamente crescendo in tutto il mondo. “Si iniziano a vedere dei casi in Cina, come in molti paesi in via di sviluppo, nei quali l’occidentalizzazione della dieta comporta un aumento del tasso di celiachia”, ha sottolineato Catassi.
“Oggi sappiamo con certezza che questa patologia autoimmune colpisce persone di tutte le età e razze, con una prevalenza mondiale stimata in 0,6 - 1 per cento”.
Diversa invece è la situazione di chi è semplicemente sensibile al glutine: queste
persone hanno sintomi simili alla celiachia, sono negative al test per questa ed altre patologie, e tuttavia traggono beneficio dalla dieta senza glutine. “La sensibilità al glutine è una nuova condizione clinica, inquadrata solo di recente”, ha spiegato Fasano. “Ad oggi sappiamo che, probabilmente, è diversa dalla celiachia per quando riguarda la risposta immunitaria e che la sua diagnosi presuppone l’esclusione delle altre patologie glutine correlate, come celiachia ed allergia al grano.”
Ma quali sono i principali punti trattati dalla review? Ecco tutto quello che c’è da sapere su celiachia:
- I principali sintomi della celiachia: per uno su due, diarrea cronica e perdita di peso. Le persone affette da celiachia presentano una varietà di sintomi gastrointestinali, come la diarrea cronica e perdita di peso, e altri sintomi clinici, quali fatica cronica, anemia, rash cutaneo e perdita di coordinamento. In alcuni individui, la celiachia può essere “silente”, senza sintomi, gastrointestinali o di altra natura, e può comportare danni intestinali continui dovuti alla cattiva assimilazione dei nutrienti.
- La celiachia può essere è associata ad altre patologie, tra le principali il diabete di tipo I che è presente dal 5 al 16 per cento dei casi. Nella celiachia, le proteine complesse del grano, della segale e dell’orzo innescano l’attacco del sistema immunitario ai danni dell’intestino tenue. Se non diagnosticata e curata con attenzione, questa patologia può portare allo sviluppo di altre patologie autoimmuni, tra le quali la principale è il diabete di tipo I, ma anche a osteoporosi, infertilità, danni neurologici e, in rari casi, anche al cancro.
- Gli screening sierologici, anticorpi IgA anti-tTG sono strumento di prima diagnosi. Secondo gli esperti, gli esami del sangue, con il test dell’anticorpo IgA anti-tTG, sono il metodo in assoluto da preferire per la diagnosi iniziale di celiachia. E’ importante sottolineare come, per garantire l’accuratezza diagnostica, il paziente debba assumere glutine prima di sottoporsi al test per la celiachia, per garantire la presenza degli anticorpi nel sangue. Le diagnosi di celiachia sono quasi sempre confermate da una biopsia intestinale, nella quale un campione del tessuto viene prelevato ed analizzato. Secondo gli esperti, questa procedura può essere evitata in alcuni casi pediatrici, se ci sono forti evidenze cliniche e sierologiche di celiachia, evitando sia lo stress emotivo che il dolore di un esame invasivo.
- Il trattamento per la celiachia consiste in un’adesione rigorosa ad una dieta senza glutine. Gli esperti consigliano ai pazienti di seguire la dieta senza glutine sotto la guida di un nutrizionista, al fine di adottare un regime alimentare equilibrato e sano che consideri sia i prodotti gluten free attualmente in commercio, sia gli alimenti naturalmente privi di glutine.
La sensibilità al glutine è invece una nuova entità clinica, che richiede una diagnosi di esclusione rispetto alla celiachia: il primo algoritmo diagnostico della sensibilità al glutine è stato proposto in occasione della First Consensus Conference on Gluten Sensitivity, organizzata dal Dr. Schär Institute nel 2011 e pubblicato sulla rivista scientifica BMC Medicine nel 2012.
fonte: http://www.quotidianosanita.it
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