Subito dopo la loro scoperta, circa un secolo fa, le patologie autoimmuni sono state studiate sulla base di diverse teorie incentrate sulla produzione di autoanticorpi. Cioè di anticorpi che, per motivi diversi, il corpo umano sarebbe capace di produrre contro se stesso. Anni di ricerche in tal senso non hanno prodotto terapie vincenti per queste devastanti patologie, pertanto sono necessari nuovi approcci, nuove idee.
Recentemente per le patologie autoimmuni è stato preso in considerazione il ruolo dell’intestino[1]. Infatti, in queste patologie autoimmuni è riportata un’elevata permeabilità intestinale. Un intestino troppo permeabile lascia passare grosse frazioni peptidiche prima che queste siano ridotte a piccoli peptidi. Contro questi grandi peptidi si scatenerà una risposta anticorpale, che dipende unicamente dalle dimensioni delle molecole che entrano nel torrente circolatorio.
Questi grandi peptidi potranno accumularsi presso sequenze amminoacidiche delle proteine tissutali a loro simili (simile cerca simile), ma in questo modo, portandosi dietro gli anticorpi questi si attiveranno questi attaccheranno anche le sequenze amminoacidiche delle proteine tissutali simili, in quanto la tollerabilità degli anticorpi non è in grado di distinguere la sequenza ammino acidica del peptone “clandestino”da quella della proteina tissutale.
In pratica la risposta immunitaria non è impazzita, ma attacca, giustamente, le proteine tissutali che hanno sequenze amminoacidiche simili a quelle delle grosse frazioni proteiche (peptidiche) “clandestine” che la hanno attivata.
Studi recenti confermano la presenza di elevata permeabilità intestinale nelle patologie autoimmuni, oggi misurabile in modo preciso grazie alla determinazione plasmatica di una proteina, lo Zonulin, che è stata vista controllare la permeabilità intestinale.
Elevati livelli di questa proteina corrispondono ad elevata permeabilità[2].
Oggi si è appreso che la permeabilità intestinale non è un fattore statico, ma dinamico, modulabile in base a stimolazioni, nell’arco di ore.
ELEVATI LIVELLI DI ZONULIN SONO STATI RIPORTATI NELLE PATOLOGIE AUTOIMMUNI, confermando l’elevata permeabilità.
L’alfa-lattoalbumina, sieroproteina del latte ha il compito di ridurre la permeabilità intestinale, che è massima al momento della nascita: nel colostro umano rappresenta il 40% delle proteine totali.
Altrimenti intere proteine possono attraversare la membrana intestinale.
In 6-7 giorni di allattamento la permeabilità viene ridotta e vengono attivati i processi difensivi intestinali e quelli assorbitivi.
Ridurre la permeabilità intestinale impedisce l’ingresso nel torrente circolatorio dei grossi peptidi responsabili della risposta anticorpale che attaccano le proteine tissutali, dando origine alle patologie autoimmuni. In questo modo si ferma il problema dalla sua origine.
[1] Fasano A, Shea-Donohue T. Mechanisms of disease: the role of intestinal barrier function in the pathogenesis of gastrointestinal autoimmune diseases. Nat Clin Pract Gastroenterol Hepatol. 2005 Sep;2(9):416-22
[2] Wang W, Uzzau S, Goldblum SE, Fasano A. Human zonulin, a potential modulator of intestinal tight junctions. J Cell Sci. 2000 Dec;113 Pt 24:4435-40.
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Il segreto di bellezza di Cleopatra potrebbe avere un fondamento scientifico. Leggenda vuole che la regina dell'Antico Egitto fosse solita immergersi nel latte d'asina per conservare lo splendore della propria pelle. Oggi sono gli scienziati a rivalutare questo alimento e a scoprirne nuove doti. Sembra infatti che quello che veniva considerato 'oro bianco' da diverse figure femminili del passato - dalla seconda moglie dell'imperatore Nerone, Poppea, alla sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte - faccia miracoli per il girovita.
A rivelarlo è una ricerca 'made in Italy', condotta da un gruppo dell'università di Napoli e presentata all'European Congress on Obesity (Eco 2011), in corso fino a domani a Istanbul (Turchia). I ricercatori sono convinti che il latte d'asina sia un alleato del peso forma per diversi motivi: ha elevate quantità di omega 3 e di calcio, cosa che potrebbe avere effetti benefici anche per il cuore, e sembra aiuti a mantenere alti i livelli di energia per tutta la giornata. Tanto che gli autori della ricerca lo suggeriscono come alternativa al latte scremato e alla soia, e invitano i fan delle diete e gli oversize in continua lite con la bilancia a dare una chance al latte d'asina.
Quella presentata a Istanbul non è la prima ricerca che lo descrive come un elisir di bellezza e salute. Studi precedenti avevano già suggerito che la bevanda ricca di proteine potesse rappresentare una buona alternativa al latte di mucca per i bambini allergici, e che potesse diventare il futuro pilastro nelle diete di chi è attento al proprio peso e alla salute. Nello studio italiano, gli scienziati hanno diviso i ratti in due gruppi e li hanno nutriti rispettivamente con latte d'asina e latte di mucca, in aggiunga alla loro consueta alimentazione. Mentre quelli che hanno bevuto latte di mucca sono arrivati a pesare più dei ratti normali, quelli a cui è toccato il latte d'asina sono risultati più magri della media.
Non solo: anche i livelli di grasso nel sangue e la presenza di altri grassi dannosi per arterie e cuore erano inferiori. E i mitocondri, le 'microbatterie' che alimentano le cellule, erano ultra-ricaricati, riuscendo a convertire il cibo in energia a un ritmo più veloce. La conclusione a cui arrivano gli scienziati è che "bisognerebbe incoraggiare il consumo di latte d'asina".
Certo chi volesse subito sposare la milk therapy, riflettono gli esperti, potrebbe avere qualche difficoltà. Se, infatti, la bevanda ha avuto molta fortuna in passato, oggi non è più di moda ed è quasi impossibile acquistarla in supermercato.