11 luglio 2012

LG della British Dietetic Association per la sindrome dell'intestino irritabile: ancora poche e deboli le evidenze


La sindrome dell'intestino irritabile (Irritable Bowel Syndrome, IBS) è una condizione patologica che, secondo i dati della World Gastroenterology Organisation (2009), interessa il 9-23% della popolazione mondiale. La IBS interferisce in maniera rilevante sulla qualità della vita, essendo spesso associata ad una personalità ansiosa indirizzata prevalentemente verso i disturbi intestinali. La dieta è importante per la terapia, ma data anche la variabilità dei sintomi (prevalenza di diarrea, IBS-D, prevalenza di stipsi, IBS-C, alternanza di diarrea e stipsi, IBS-M), che si associano al dolore addominale, è difficile trovare in letteratura indicazioni univoche e precise sul comportamento alimentare più opportuno, nonostante qualche tentativo di inserire anche consigli dietetici in linee guida terapeutiche più ampie (Linee guida NICE, 2008). È perciò motivo di interesse la lettura delle nuove linee guida dietetiche elaborate dalla British Dietetic Association (BDA), che sono fo ndate sulle evidenze deducibili dall'analisi di 30 studi pubblicati tra il gennaio 1985 e il novembre 2009 nei principali database internazionali. La terapia dietetica si realizza lungo 3 linee
1.    dopo un accurato studio clinico per indagare sulla salubrità dell'alimentazione e dello stile di vita e per definire i sintomi e il sottotipo dell'IBS, va posta l'attenzione sul latte e i suoi derivati, valutando la tolleranza al lattosio con l'esecuzione di un breath test; se tale esame non è realizzabile viene consigliato di prescrivere una dieta a basso contenuto di lattosio e valutare gli effetti a breve, medio e lungo termine; gli studi considerati documentano, sia pure con una evidenza debole-moderata, la scomparsa dei sintomi o la loro attenuazione in una buona percentuale di casi, qualunque sia stata la durata del trattamento, da 3 settimane a 5 anni; la dieta deve porre attenzione anche ai polisaccaridi non amilacei ed essere equilibrata nell'apporto di fibre, cibi grassi, caffè, alcol, liquidi; anche per i polisaccaridi non amilacei vi è un'evidenza non costante e lieve-moderata nella capacità di ridurre i sintomi
2.    in caso di insuccesso dei provvedimenti di prima linea nei soggetti con IBS-C va eseguito un tentativo con fibre vegetali non solubili, che aumentano il peso delle feci senza incrementare in modo significativo i fenomeni di fermentazione; naturalmente va invece ridotta l'assunzione di carboidrati fermentabili, soprattutto nei soggetti con documentata o sospetta intolleranza al fruttosio e nei soggetti con meteorismo, flatulenza e dolore addominale; in questa fase può essere iniziato l'uso dei probiotici, valutando gli effetti di un solo preparato per un periodo di almeno 4 settimane; i probiotici possono  ridurre i sintomi in modo significativo in una discreta percentuale di pazienti (in uno studio hanno ridotto soltanto la flatulenza e in 2 studi dopo 6 e 8 settimane di impiego non hanno avuto alcun effetto sul quadro clinico)
3.    nei soggetti con IBS-D la terza linea terapeutica prevede il ricorso a una dieta empirica che impieghi solo alimenti abitualmente ben tollerati o una dieta di eliminazione, rinunciando in maniera sequenziale a 1 o 2 alimenti per volta; se nell'arco di 2-4 settimane non vi è scomparsa o miglioramento dei sintomi, è poco probabile che essi siano dovuti agli alimenti eliminati (è ovvio che la dieta di eliminazione può richiedere anche tempi molto lunghi per dare risultati terapeutici).
Le procedure terapeutiche sopra riportate sono derivate da uno studio molto attento e rigoroso. In prima istanza sono stati selezionati 1.130 lavori; di essi 112 sono stati considerati utilizzabili, ma alla fine solo 30 avevano i criteri di inclusione individuati dal gruppo di studio della BDA. Questo gruppo perciò, preso atto della scarsa numerosità di studi attendibili e delle evidenze in linea di massima deboli, esprime una corretta conclusione secondo cui la ricerca in futuro s i deve fondare su studi controllati, ben disegnati, con una casistica numerosa e con un lungo periodo di follow up. Inoltre l'obiettivo di valutare il rapporto efficacia/sicurezza di terapie dietetiche richiede una attenta stratificazione dei sottotipi di IBS.

McKenzie YA et al. (per il Gruppo Specialistico Gastroenterologico della British Dietetic Association). British Dietetic Association evidence-based guidelines for the dietary management of irritable bowel syndrome in adults. J Hum Nutr Diet 2012; 25: 260-274