26 gennaio 2012

La Carne che possono mangiare anche i Vegetariani: il Muscolo di Grano

Articolo di Giuditta Zuddas. 

Pensiamo ad una tavola imbandita: bistecche, roast-beef, spezzatino, cotolette, melanzane ripiene, polpettine, prosciutto. Il primo istinto sarebbe, nella maggior parte dei casi, quello di prendere coltello e forchetta e sedersi a mangiare. Ma se il padrone di casa fosse il signor Enzo Marascio, assaggiare queste prelibatezze, sarebbe per tutti una grande sorpresa... Si tratta infatti alimenti di origine vegetale al 100%, preparati con un impasto a base di farina di frumento, farina di legumi o di soia, acqua e olio, con l’aggiunta di spezie.
 
Enzo Marascio con la famigliaUna miscela che il suo ideatore Enzo Marascio, calabrese di Isca sullo Ionio, 50 anni e padre di due figli, ha deciso di chiamareMuscolo di grano, perché fosse chiaro sin dal nome, l'intenzione di presentarsi come un'alternativa alla classica fettina di manzo. Il muscolo di grano si presenta come l’alternativa italiana al seitan, per le notevoli caratteristiche nutrizionali in comune con questo alimento rispetto al quale è però molto meno conosciuto. Ci è sembrato quindi doveroso dare ampio spazio alla descrizione di questo prodotto tanto più che parlare con il suo ideatore è stato un vero piacere.
impasto muscolo di granoGiuditta: Signor Marascio qual è stato il motivo che l’ha spinta a creare il Muscolo di grano nel 1992?
Enzo Marascio: una quindicina di anni fa a causa del diabete e dell’ipertensione, il medico mi consigliò di smettere di mangiare la carne. Sono diventato vegetariano per necessità insomma. All’inizio mangiavo legumi ed altri prodotti della terra ed ero felicissimo perché sin dai primi mesi le mie condizioni di salute miglioravano notevolmente. Senza la carne a tavola però, mi sembrava che mancasse qualcosa.
impasto muscolo di granoG: il suo prodotto viene naturalmente accostato al seitan. E’ stato il metodo di lavorazione di questo prodotto a suggerirle la produzione del suo Muscolo di grano?
EM: senz’altro, è inutile negarlo. All’inizio mi sono limitato a comprare i classici prodotti per vegetariani a base di tofu, soia, seitan e altro, poi la curiosità e il desiderio di rendere un po’ più gustosi questi cibi mi ha spinto a cercare nel web notizie riguardanti le loro caratteristiche e i metodi di preparazione. Una volta trovate, mi sono detto perché non provare a prepararli da solo? Certo all’inizio il risultato non era dei migliori, anzi, si può dire che l’impasto definitivo del Muscolo di grano sia nato... da un errore! Stavo avvicinandomi all’impasto che avevo preparato per buttarlo via, perché l’avevo lasciato a riposo troppo tempo e pensavo non fosse più buono. Una volta alzato il panno con il quale lo avevo lasciato coperto, mi sono accorto che sulla superficie si era creata una striatura molto particolare, che ricordava in tutto e per tutto la muscolatura della carne. Lo garantisco il grano ha muscoli, pelle e cotenna. Certo ci sono voluti altri anni e tentativi finiti male, ma oggi riesco a fare bistecche e affettati con gusto e consistenza tipici della carne. Non si tratta più di seitan, ma di qualcosa di migliore.
salume di muscolo di granoG: cosa rende il suoi prodotti migliori di tutti gli altri di origine vegetale normalmente consumati dai vegetariani?
EM: sicuramente il muscolo di grano è migliore dal punto di vista nutrizionale: rispetto al seitan, ad esempio, contiene oltre alla farina di frumento, farina di legumi, che - come tutti sanno - un tempo erano detti la “carne dei poveri” proprio per il loro alto contenuto proteico. Il seitan è, inoltre, una tecnica congelata ormai da secoli, che non è in grado di far fronte alle esigenze di una moderna alimentazione. Il muscolo di grano, al contrario, è una proteina nobile e completa: è adatta a tutti coloro che non vogliono rinunciare a un sostanziale apporto proteico, ma che rinuncerebbero volentieri ai grassi che una dieta particolarmente ricca di carne porta con sé.
 
bistecca di muscolo di granoInoltre, pur partendo dalla tecnica della lavorazione del frumento, il muscolo di grano non contiene né carboidrati né glucosio. Ricordo inoltre che la componente proteica è di origine vegetale, priva di colesterolo, che la fonte lipidica è prevalentemente quella dell'olio extravergine di oliva, quindi di ottima qualità e che la conservazione è fatta solo con cloruro di sodio (il comune sale da cucina). Sono del tutto assenti nitriti, nitrati e ogni tipo di colorante. Come se non bastasse il Muscolo di grano è anche un alimento ipocalorico, apportando circa 140/150 Kcal ogni 100 grammi, indicato quindi anche nelle diete ipocaloriche. Sono particolarmente orgoglioso, poi, che il mio prodotto a breve entrerà a pieno titolo nella dieta alimentare degli atleti italiani che fanno capo al Coni. Questa è la migliore prova della sua salubrità e della sua versatilità.
arrosto di muscolo di granoG: con il suo impasto non si producono solo bistecche. Ci può parlare un po’ degli altri prodotti ?
EM: dopo aver ottenuto l’impasto ottimale, è stata un’esigenza fondamentale non solo per me, ma anche per tutta la mia famiglia, cercare di variare il più possibile la gamma di alimenti da impiegare nelle più diverse preparazioni gastronomiche. In quegli anni i miei due figli, Domenico e Lucia che oramai sono diventati adulti, si rifiutavano di mangiare la carne per solidarietà con il loro papà. “Se fa male al papà - dicevano - fa male anche a noi”. E' stato soprattutto il fatto che la mia famiglia avesse deciso di seguirmi in questa avventura vegetariana a ispirarmi tutti i prodotti che negli anni si sono aggiunti alla classica fettina. Oggi ci sono la fiorentina, l’arrosto, il filetto, le polpette, gli stracetti e tanti altri prodotti che prendono spunto, ma solo per il nome, dalle numerose preparazioni di carne. Sono poi particolarmente orgoglioso dei salumi, per i quali, ci tengo a dirlo, non sono mai stati utilizzati coloranti: il caratteristico colore rosso è ottenuto semplicemente aggiungendo della salsa di pomodoro.
spighe di granoG: il fatto di poter scegliere tra così tanti prodotti è sicuramente un motivo in più per decidere di vincere l’iniziale scetticismo e provare il Muscolo di grano. Non bisogna però dimenticare che si tratta pur sempre di alimenti prodotti con il grano. Facciamo quindi un passo in dietro. Ci parli dell’ingrediente principale del suo prodotto.
 
EM: per l’impasto del muscolo di grano utilizziamo esclusivamenteGrano Cappelli, una varietà di grano duro che cresce nel clima assolato e asciutto della Calabria, in particolare nel Marchesato crotonese, che venne selezionato durante il periodo fascista e che, a differenza delle molte varietà modificate, conserva ancora spiccate qualità proteiche e organolettiche. Io lo acquisto direttamente da privati che lo macinano con il classico metodo molitorio, anche perché, per la sua bassa resa, questa qualità è stata gradualmente sostituita a favore di varietà più produttive, e non è quindi di sempre facile reperibilità. Per il mio prodotto va bene qualsiasi qualità, ma il risultato che ho ottenuto con il Cappelli è eccellente: questo a mio parere differenzia i miei prodotti per gusto e consistenza dal seitan e dai derivati della soia. Inoltre tutti i prodotti della linea Muscolo di Grano provengono da una tecnologia agronomica naturale, che non impiega concimi chimici, pesticidi (anticrittogamici e antiparassitari) e diserbanti.
straccetti di muscolo di granoG: Signor Marascio lei crede che il Muscolo di grano sia una valida alternativa alla carne anche per coloro che non sono vegetariani?
EM: Il Muscolo di grano è utilizzabile come fonte proteica ad apporto nullo di colesterolo, quindi come alternativa a legumi (che però hanno un apporto proteico più basso), alle bistecche di soia, al seitan e al tofu. Se si gradisce il sapore e si supera la diffidenza iniziale può essere utile per diversificare le fonti proteiche di origine vegetale. Non va dimenticato poi, che ridurre il consumo di prodotti animali privilegiando quelli di origine vegetale, svolge un fondamentale ruolo di prevenzione di molte gravi patologie. Se si decide di assumere un programma alimentare a salvaguardia della salute, credo che i miei prodotti possano essere utili per non sentire troppo la nostalgia della carne. La prima volta che li si assaggia colpisce la loro consistenza: non sono affatto gommosi, anche se il taglio con il coltello rivela una morbidezza che per forza di cose è maggiore rispetto a quella della carne
 
affettati di muscolo di granoG: Come possiamo acquistare i suoi prodotti?
EM: Il Muscolo di grano e i suoi derivati sono per l'origine degli ingredienti necessariamente di provenienza limitata e circoscritta alla Calabria. Nonostante abbia iniziato la commercializzazione già nel 2002 non vengono ancora distribuiti nelle catene alimentari, ma è possibile acquistare i nostri prodotti on-line attraverso il sito web. Consiglio prima di effettuare l’acquisto di contattarci per ricevere il listino con tutti i prodotti facendo particolare attenzione alle offerte arcobaleno, che oltre ad essere particolarmente convenienti, sono composizioni di prodotti diversi realizzate proprio con lo scopo di farvi provare il Muscolo di grano in tutti i suoi sapori.
G: Eliminare completamente la carne dalla propria dieta è una scelta a cui spesso si è costretti da problemi di salute o da forti motivazioni ideologiche, non è sempre facile e probabilmente neanche necessario. Ma credo che variare la propria dieta e prendersi cura di se stessi a partire da ciò che si mangia sia un dovere di tutti. Conoscere questo prodotto e tutte le possibilità offerte dalla ricca gamma dei suoi derivati, mi ha fatto venir voglia di provare… Per incontrare il signor Marascio e i suoi prodotti, frequentate le numerose fiere alimentari dove da anni è presente con il suo stand... sempre che la curiosità non vi spinga a ordinarli via internet prima!
L'indirizzo di Enzo Marascio è
Via della Feluca 2
Isca Marina 88060
Cosenza
Tel 0967/54 68 07
e-mail: muscolodigrano@libero.it 

23 gennaio 2012

La dolcezza della natura...




È la pianta del momento, salita agli onori delle cronache perché dolcifica, non dà calorie, è...naturale, ed è stata ammessa dalla Comunità Europea. Si parla della Stevia rebaudiana Bretoni, appartenente alla famiglia delle Asteraceae, di origine sudamericana (Brasile e Paraguay), ricca di glucosidi dello steviolo (stevioside, dulcosidi e rebaudiosidi), dolcificanti fino a 300 volte lo zucchero. E sono proprio i glucosidi ad essere stati autorizzati. Dopo alcune lontane polemiche sul suo rischio di tipo cancerogeno, è stata approvata prima dalla FDA e ora anche dalla EFSA: categoria additivi, con atto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea alla fine del 2011. L'EFSA ne ha concesso l'uso dopo una valutazione del profilo di sicurezza, e come tale non ci devono essere dubbi, che invece potrebbero nascere solo qualora non fosse garantita la purezza delle sostanze utilizzate, come ad esempio circa i residui di solventi usati, o la presenza di principi attivi della pianta diversi dai glucosidi. Solo allora potremmo ipotizzare anche effetti farmacologici sul metabolismo glucidico e sulla escrezione renale di sodio e potassio. Altra raccomandazione: rispettare le dosi consigliate (4 mg/Kg di peso corporeo). La pianta non ha dimostrato effetti tossici, neppure rischi dal punto di vista cancerogeno, anche se, come tutti i dolcificanti, è bene limitarne il consumo, che andrebbe comunque evitato nei bambini piccoli.

Fabio Firenzuoli
Centro di Medicina Integrativa
AOU Careggi, Università di Firenze

20 gennaio 2012




ATTENZIONE! A TUTTI I BIOLOGI 


E MEDICI NUTRIZIONISTI!


A MARZO 2012 SARA' PUBBLICATO IL BANDO DI ACCESSO AL

MASTER UNIVERSITARIO DI II LIVELLO IN INTEGRAZIONE ALIMENTARE, NUTRIZIONE E SALUTE

Dipartimento Clinico Sperimentale di Medicina e Farmacologia, Università di Messina
Sede : A.O.U. Policlinico G. Martino, Messina .

Destinatari del Master: Laureati in Medicina e Chirurgia-Laureati in Odontoiatria e Protesi Dentaria- Laureati in Scienze Biologiche (vecchio ordinamento), Laureati in Biologia, Laureati in Scienze  della Nutrizione Umana.

  
Obiettivo: Formazione teorico-pratica di figure professionali in grado di stilare 

programmi di condotta alimentare ed  integrazione alimentare ritagliate sul

fabbisogno individuale di soggetti sani e non, sovrappeso, atleti, anziani.

Permettere l’acquisizione di conoscenze e competenze avanzate, la metodologia

d’uso ed i rischi legati all’impiego dei fitoterapici e dei novel food.


Durata: 1500 ore (equivalenti a 60 CFU)


Inizio previsto a APRILE 2012

28 dicembre 2011


Una mela al giorno contro le malattie autoimmuni

Il vecchio proverbio “Una mela al giorno leva il medico di torno” secondo una nuova ricerca risulta assai vero, tuttavia prerogativa fondamentale è che si mangi anche la buccia, oltre al resto del frutto.

Infatti,  il consumo quotidiano di mele, con relativa buccia, potrebbe rivelarsi utile nel prevenire i disturbi legati ad infiammazioni intestinali, compresi la colite ulcerosa, il morbo di Crohn e altre malattie autoimmuni.

É quanto afferma una nuova ricerca della Montana State University, diretta dal Dottor David Pasqual (sezione Dipartimento di Immunologia e Malattie Infettive), pubblicata su “Journal of Leukocyte Biology“.

Secondo la suddetta ricerca infatti, i polifenoli contenuti all’interno della buccia della mela sarebbero in grado di sopprimere l’attivazione delle cellule T, cellule fondamentali del processo immunitario, riuscendo così a moderare l’infiammazione del colon.

Ai fini dello studio, il Dr. Pascual e il suo team di ricerca, hanno utilizzato un modello di colite indotta chimicamente, attraverso l’utilizzo del DSS (Destrano sodio solfato).  Il test è stato condotto su dei topi da laboratorio, che sono stati divisi in due gruppi distinti: ad un gruppo è stato somministrato un placebo e all’altro i polifenoli derivanti dalla buccia di mela.

I risultati dimostrerebbero come i polifenoli causino numerosi benefici.

I topi trattati con i polifenoli non sviluppavano colite, avevano inoltre un minor numero di cellule T attivate nel colon,  inoltre quando i topi consumatori erano privi di linfociti T, i polifenoli reprimevano le citochine pro-infiammatorie (responsabili  dello scatenarsi dell’ l’infiammazione).

Conseguentemente a tale ricerca  il Dr.Pascual ed i suoi colleghi hanno dedotto che l’azione dei polifenoli si concretizzi attraverso  l’eliminazione  delle cellule T o quelle di reclutamento, impedendo così a queste ultime  di attaccare l’organismo.

Tale studio  sarebbe il primo, a dimostrare un ruolo così decisivo delle cellule T mediato dai polifenoli, nella protezione contro una malattia autoimmune  ed ancora una volta, metterebbe in evidenza come spesso siano proprio sostanze  semplici  e naturali a risultare le più efficaci nel mantenimento della buona salute.

A tal proposito il Dr. Wherry dice:”Oltre agli evidenti benefici sulla salute  dei nutrienti e delle fibre contenuti in frutta e verdura, questo studio indica che  qualcosa di relativamente comune come la mela contienga  ingredienti sani  e quindi di  grande valore terapeutico“.

Gli autori dello studio suggeriscono che tali risultati, potrebbero portare alla creazione di nuove terapie per le persone con disturbi legati ad infiammazioni intestinali, la mela potrebbe quindi essere un rimedio naturale   tale da risultare complementare alle terapie convenzionali.

Infine i ricercatori concludono: “I nostri risultati mostrano che una sostanza naturale contenuta nella buccia di  mela,possa sopprimere l’infiammazione del colon, la sua attività infatti contrapponendosi alle cellule T infiammatorie permetterebbe  di migliorare la resistenza contro le malattie autoimmuni“.


Francesca Trinastich

Per poter leggere l’abstact dell’articolo cliccare sul seguente link:



http://www.jleukbio.org/content/early/2011/06/19/jlb.0311168.abstract?cited-by=yes&legid=jleub;jlb.0311168v1



20 dicembre 2011



I cavoli 
appartengono alla famigliadelle crucifere della varietà BrassicaLa parte alimentare di queste piante è rappresentata dalle foglie (cavolo cappuccio, verza, cinese, marino, nero, cavolini di Bruxelles) o dalle infiorescenze ancora immature ( broccolo, broccoletti, cavolfiore).

I cavoli sono un alimento molto importante poiché grazie al loro sapore caratteristico e le poche calorie si prestano ad essere inseriti nell'alimentazione umana.
Le varietà
I cavoli comprendono una grande varietà di piante, di seguito riportiamo quelle più utilizzate:
-Cavolo broccolo: fusto corto, infiorescenza verde e fiori bianchicci che possono sembrare quelli del cavolfiore ma sono molto più piccoli. La varietà di cavolo romano è a fiore verde.
-Cavolo broccolo ramoso: è simile al cavolfiore, si differenzia per il colore verde azzurro delle sue teste e per i piccoli germogli laterali chiamati broccoletti.
- Broccoletti: ad alto contenuto di minerali e vitamine sono le infiorescenze sia del cavolo broccolo che delle rape.
Cavolfiore: chiamato anche cimone, è uno dei cavoli più diffusi. La parte edibile è costituita dall'ingrossamento dei peduncoli floreali che si raggruppano al momento della maturazione.
I migliori devono essere sodi e compatti, senza presentare macchie marroni o grigiastre.
Il cavolfiore può essere bianco, bianco crema o violaceo. È un alimento molto versatile, utilizzato per preparare primi piatti, come contorno, nelle minestre, o conservati sott'olio osott'aceto.
Cavoletti di Bruxelles: non devono ingannare con il loro nome “straniero”. Sono italianissimi furono infatti gli antichi Romani a portarli in Belgio. Leggermente amari sono ideali come contorni.
Cavolo cappuccio: ha foglie lisce e si presenta sodo e compatto. Può essere bianco, rosso, verde o viola. Si può consumare anche crudo in insalata tagliandolo a strisce sottili. La varietà bianca é quella che viene lavorata per la produzione dei crauti.
Cavolo rapa: la parte commestibile di questa pianta è costituita dalla radice che ingrossandosi esce in parte dal terreno assumendo una forma rotonda. Viene coltivato e consumato in prevalenza nell'Italia meridionale.
-Cavolo cinese: presenta un ceppo allungato e foglie ricce di colore bianco o verde pallido, viene utilizzato crudo o cotto, saltato in padella insieme ad altre verdure. Lo troviamo spesso all'interno degli involtini primavera serviti nei ristoranti cinesi.
-Cavolo marino: è una pianta erbacea nota soprattutto in Liguria. La parte edibile è costituita da piccoli fogliari che diventano teneri e croccanti a seguito di particolari tecniche di coltura.
- Cavolo nero: il re dei primi piatti toscani. Si presenta con grandi foglie arricciate, ha un colore verde scurissimo e va sempre cotto.
-Cavolo verza : possiede foglie di colore verde e grinzose, che formano un cespo compatto ma meno denso del cavolo cappuccio. Si può mangiare anche crudo, tuttavia è maggiormente utilizzato per preparare minestre, zuppe e brasato insieme alla carne.
Principali componenti nutrizionali
Il cavolo contiene una grande quantità di vitamine: protovitamina e vitamina A, vitamine B1, B2, B9 (acido folico), PP, C, K, U. Molto ampia la gamma di minerali: fosforo, calcio, ferro, zolfo, potassio, rame, magnesio, iodio, e arsenico. Molto preziose le sue mucillagini, soprattutto per quel che riguarda la cura delle coliti ulcerose, ed altrettanto significativa la sua alta percentuale di clorofilla, che aiuta l'organismo nella produzione di emoglobina contrastando così le varie forme di anemia. Da sottolineare, in cavoli e broccoli, la presenza di antiossidanti e di isotiocianati ed indoli che si formano quando le pareti cellulari di questi vegetali vengono spezzate o dal taglio del coltello o dalla masticazione.
100 grammi di Cavolo Verza contengono:
27 calorie, 91 gr di acqua, 6,1 gr carboidrati, 3,1 gr fibre, 2 gr proteine, 0,1 gr grassi; tutte le altre varietà di cavoli mantengono grosso modo le suddette percentuali.
Disponibilità e Conservazione
I cavoli sono tipici ortaggi invernali, quando la qualità è migliore e i prezzi scendono notevolmente. Tuttavia sono disponibili tutto l'anno, a prezzi maggiori.
I cavoli più compatti come il cavolfiore, il broccolo verde ramoso, il cavolo cappuccio e verza, i cavolini di bruxelles, si conservano bene in frigorifero, fino a cinque giorni. Le altre varietà, più delicate in quanto più esposte agli agenti esterni, andrebbero consumate al più presto. 
Come cucinarlo
Il cavolo può essere consumato sia cotto che crudo. In base alla varietà, è preferibile utilizzare un metodo piuttosto di un altro. Il cavolo cappuccio ad esempio, si consuma spesso crudo, ma può essere anche cotto al vapore come la verza. Cavolfiore, cavolo broccolo e cavolini di Bruxelles vanno generalmente cotti, preferibilmente al vapore, ottimi per preparare zuppe o minestre.
Tutte le varietà di questi ortaggi, infatti, si consiglia di cuocerli al vapore per evitare che perdano nell'acqua di cottura tutte le vitamine ed i minerali.
Proprietà benefiche dei cavoli
Il cavolo ed i broccoli risultano fossero ben conosciuti fin dai tempi antichi; in particolare il cavolo era sacro per i Greci ed i Romani lo utilizzavano metodicamente per curare le più svariate malattie e addirittura lo consumavano crudo prima dei banchetti per consentire all'organismo di assorbire meglio l'alcool. Con il passare del tempo la diffusione del cavolo e dei broccoli sulle mense, grazie alle loro proprietà, non è mai venuta meno e, dobbiamo dire, che per un lungo periodo di tempo è stato considerato un cibo ideale per i giorni di magro.
Il cavolo è conosciuto per il suo forte potere curativo sin dall'antichità ed i suoi effetti benefici sull'organismo umano sono molteplici:
cavoli e cavolfiori per ridurre lo stress ossidativo
Cavolfiori, broccoli, cavolini di Bruxelles, rape e cavolo nero sono da sempre molto apprezzati e utilizzati nella cucina italiana non solo per la versatilità e il buon sapore, ma anche per le loro proprietà antiossidanti. Questi vegetali come detto prima sono ricchi di isotiocianati, composti aromatici contenenti zolfo responsabili del loro odore tipico, e di micronuetrienti importanti come vitamine e minerali. Recentemente è stato pubblicato uno studio ( Riso et al., Nutrition and Cancer 61: 232-7, 2009) che conferma gli effetti benefici delle brassicacee nel contrastare lo stress ossidativo che può essere causato dall'inquinamento dell'aria, dal fumo di sigaretta, dall'esposizione prolungata ai raggi ultravioletti e anche da un'alimentazione scorretta.
Lo studio ha coinvolto un gruppo di 20 individui di sesso maschile, fumatori e non, con l'obiettivo di valutare gli effetti dell'introduzione di sulforafano, il più importante fra gli isotiocianati, all'interno della dieta quotidiana.
I soggetti, per dieci giorni consecutivi, sono infatti stati sottoposti alla somministrazione di 200 μmol al giorno di sulforafano in aggiunta alla normale dieta. Dopo un periodo di interruzione di 20 giorni, ogni soggetto ha seguito di nuovo, per 10 giorni, la dieta abituale senza vegetali appartenenti alla famiglia delle brassicacee. In ogni soggetto sono stati quindi comparati alcuni indici di danno ossidativo confrontando il periodo a dieta supplementata con sulfurafano con quello in cui non erano state assunte brassicacee.
Dall'analisi dei risultati è emerso che, nei soggetti che avevano assunto la dieta addizionata con sulforafano, si registrava un miglioramento nei parametri di danno ossidativo a livello di DNA; miglioramento che risultava particolarmente evidente nei soggetti fumatori. Gli studiosi concludono quindi che l'assunzione giornaliera di isotiocianati provenienti da brassicacee eserciterebbe un importante effetto di protezione contro lo stress ossidativo associato al fumo.
Nella chemioprevenzione
Numerosi studi hanno evidenziato che la presenza di glucosinolati nelle Brassicacee prevengono alcuni tipi di tumore. I glucosinolati sono un gruppo di sostanze fitochimiche che comprendono una miscela di più di 130 differenti composti largamente distribuiti soprattutto nella famiglia delle Brassicacee. In seguito alla rottura del tessuto i glucosinolati, contenuti nella cellula, sono rapidamente idrolizzati dall'enzima mirosinasi a intermedi instabili che si riarrangiano spontaneamente in isotiocianati. L'interesse per i glucosinolati è dovuto alla correlazione riscontrata fra consumo di Brassicacae e ridotto rischio di cancro.
Le prime osservazioni sulle proprietà dei glucosinolati e dei rispettivi prodotti di idrolisi gli isotiocianati, risalgono ai primi anni del diciassettesimo secolo come risultati di numerosi sforzi ottenuti per comprendere l'origine chimica del caratteristico sapore aspro dei semi di mostarda. Fin dalle prime evidenze sperimentali, le proprietà benefiche di questi composti contenenti gruppi sulfidrilici ed ampiamente presenti nella famiglia delle brassicacee o crucifere, sono state maggiormente attribuite agli isotiocianati. Negli anni '60, prove sperimentali definirono gli isotiocianati agenti chemiopreventivi, in quanto riducevano la formazione di tumori epatici (Sasaki J. Nara Med. Assoc. 14: 101-115, 1963) ed a partire dagli anni '80, diversi altri studi , chiarirono i meccanismi alla base degli effetti chemiopreventivi di questi composti. Nei primi anni '90 Zhang e Talalay proposero che gli isotiocianati esplicassero la loro azione antitumorale mediante inibizione della formazione di addotti al DNA, inibizione di isoforme di CYP450 (enzima di fase 1 coinvolto nella bioattivazione di sostanze cancerogene) ed induzione di enzimi detossificanti ed antiossidanti (Zhang and Talalay, Cancer Research 54: 1976-1981, 1994).
Grazie a queste scoperte, negli ultimi venti anni è aumentato il consumo delle specie vegetali aventi un alto contenuto di glucosinolati e recenti evidenze ottenute da studi caso-controllo hanno riportato un'associazione inversa tra una dieta ricca di crucifere ed il rischio di insorgenza di alcuni tipi di cancro umani. Studi effettuati sulla popolazione tedesca di entrambi i sessi, su donne statunitensi e uomini finlandesi, evidenziavano una riduzione del rischio di sviluppare tumore polmonare in condizioni di elevato apporto dietetico di brassicacee (più di tre porzioni a settimana).
Alcuni tipi di glucosinolati sono presenti in uguale quantità nelle crucifere, mentre certi tipi di ortaggi, appartenenti a questa famiglia, contengono livelli molti elevati di un particolare tipo di glucosinolato, e quindi dell'isotiocianato corrispondente.
Questa differente composizione è molto importante, poiché alcuni isotiocianati possiedono proprietà antitumorali più potenti degli altri. Questo è proprio il caso del sulforafano presente nei broccoli. Questa sostanza è stata isolata per la prima volta nel 1959 dalla lattona (Cardaia draba), dove è presente in grandi quantità. Dal punto di vista nutrizionale, i broccoli sono di gran lunga la fonte migliore di sulforafano. È altrettanto interessante notare che i germogli dei broccoli possono contenerne in quantità anche 100 volte maggiore, rispetto al broccolo maturo, sarebbe dunque auspicabile che questo alimento fosse più diffuso e quindi consumato in misura maggiore, per esempio in un semplice panino. Uno studio condotto in Giappone ( Yanaka et al., Cancer Prev Res
2: 353-360, 2009) su una cinquantina di persone ha evidenziato che mangiare circa 70 gr di germogli freschi (raccolti tre giorni dopo essere spuntati) di broccolo al giorno per due mesi forniva una certa protezione allo stomaco. I ricercatori hanno somministrato a metà dei pazienti una porzione giornaliera di germogli di broccolo e all'altra metà la stessa porzione di germogli di erba medica, che non contengono sulforafano. L'obiettivo dello studio era identificare un cibo che, se mangiato regolarmente, potesse avere un effetto contro la causa di molti problemi gastrici, e forse perfino aiutare a prevenire il cancro allo stomaco.
Dopo due mesi i consumatori di broccoli hanno mostrato una marcata (40%) riduzione dei segni di presenza del batterio Helicobacter pylori, mentre lo stesso marker non ha indicato variazioni negli individui che hanno mangiato l'erba medica. Dopo altri due mesi dall'interruzione dell'assunzione però i livelli del batterio sono tornati a quelli precedenti lo studio. Questo dimostra che questi germogli possono tenere sotto controllo l'Helicobacter pylori, ma non distruggerlo. I ricercatori hanno attribuito il merito al sulforafano potente antibiotico efficace contro il microrganismo, di cui i broccoli, specie se raccolti in fase precocissima, sono ricchi. 
Nelle malattie cardiovascolari
Mangiare brassicacee ed in particolare broccoli potrebbe curare i danni causati dal diabete ai vasi sanguigni del cuore. E' stato osservato che è proprio il sulforafano che stimola la produzione di enzimi che proteggono i vasi sanguigni e riduce le molecole che causano gravi danni alle cellule. I pazienti diabetici hanno un rischio cinque volte maggiore delle persone sane di sviluppare malattie cardiovascolari, a causa dei danni ai vasi sanguigni. Sono stati testati gli effetti del sulforafano sulle cellule dei vasi sanguigni danneggiate dagli alti livelli di glucosio tipici dei diabetici. Il sulforafano era in grado di ridurre notevolmente i radicali liberi che a causa dell'iperglicemia i loro livelli possono aumentare anche di tre volte sopra il valore normale danneggiando le cellule. Inoltre è stato osservato che il sulforafano attivava una proteina chiamata nrf2, che protegge cellule e tessuti dai danni attivando a sua volta gli enzimi antiossidanti e detossificanti. Lo studio suggerisce che composti come il sulforafano possono aiutare a contrastare i processi che portano alla malattia cardiovascolare nei diabetici (Xue et al, Diabetes 57:2809-17, 2008).
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Cavoli di bruxelles crudi
Cavoli di bruxelles, cotti [bolliti in acqua distillata senza aggiunta di sale]
Cavolo broccolo verde ramoso crudo
Cavolo broccolo verde ramoso, cotto [bollito in acqua distillata senza aggiunta di sale]
Cavolo broccolo verde ramoso, cotto [in forno a microonde senza aggiunta di acqua e di sale]
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