02 marzo 2011

Intolleranze alimentari ed emicrania: una nuova via per guarire di Attilio Speciani


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headache-sofa.jpgUna cosa è l'emicrania da ristorante cinese (legata all'eccesso di glutammato nei cibi) o l'emicrania scatenata dal cioccolato o dal vino. Tutti la hanno sempre riconosciuta come un dato di fatto legato all'eccesso di alcune sostanze presenti in uno o nell'altro cibo.
L'emicrania da intolleranza alimentare invece, legata cioè all'uso ripetuto di cibi comuni, ha sempre rappresentato un tema controverso. Non capiamo per quale motivo, ma riconoscere che l'emicrania e il mal di testa dipendano da come mangia una persona sembra essere uno sgarbo nei confronti della utilizzazione farmacologica. Eurosalus ha sempre sostenuto questa tesi e nella nostra pratica clinica, anche sulla base di lavori già esistenti, abbiamo sempre affrontato le cefalee e le emicranie ricorrenti cercando di ridurre, attraverso l'alimentazione, lo stato infiammatorio indotto dalla reazione immunologica agli alimenti.
Il lavoro pubblicato alla fine di luglio su Cephalalgia (una delle riviste internazionali più importanti nel campo dell'emicrania) è invece uno di quei lavori impostati in modo assolutamente inequivocabile (Alpay K et al, Cephalalgia. 2010 Jul;30(7):829-37. Epub 2010 Mar 10). Si tratta di un lavoro randomizzato, controllato ed effettuato in doppio cieco, sfruttando la diagnosi di intolleranza alimentare proveniente da un test IgG. Si valuta cioè la presenza di un certo tipo di anticorpi, quelli attivati nella via alternativa dell'allergia, che sono espressione di una allergia alimentare ritardata.
I soggetti che hanno controllato i cibi indicati dal test IgG hanno avuto una importante e significativa riduzione della frequenza e della durata degli attacchi emicranici. 

22 febbraio 2011

Fondamentali i primi cinque mesi di vita I SAPORI DEL LATTE MATERNO INFLUENZANO IL GUSTO

(AGI) - Washington, 21 feb. - Per far imparare ai bimbi a mangiare frutta e verdura meglio iniziare dai primissimi mesi di vita. I sapori assorbiti dai bambini attraverso il latte materno, infatti, influenzano i gusti anche per il resto dell'infanzia e dell'adolescenza. Lo afferma uno studio dell'Universita' di Philadelphia, presentato al meeting dell'American Association for the Advancement of Science in corso a Washington. I ricercatori hanno dimostrato la loro teoria dando ai neonati un latte artificiale arricchito che aveva un sapore amarognolo e acido che poi i soggetti hanno continuato a cercare e apprezzare anche nei mesi successivi fino all'adolescenza. Bambini a cui questo latte era stato dato dopo i sei mesi, invece, lo hanno rifiutato. ''Abbiamo dimostrato che il periodo tra i due e i cinque mesi di vita e' fondamentale per formare il gusto dei bambini - ha spiegato Gary Beauchamp, uno degli autori - e crediamo che la madre sia in grado di orientarlo, ad esempio mangiando molta frutta e verdura durante la gravidanza e l'allattamento''.
Latte materno
Una ricerca dell'Università di Philadelphia, diretta dal dottor Gary Beauchamp e presentata alla riunione dell'America Association for the Advancement of Science
Il periodo dai 2 ai 5 mesi è fondamentale per determinare l'alimentazione futura del neonato
L'alimentazione della madre ricade su quella dei figli. I cibi che la donna ingerisce determinano il sapore del suo latte che, a sua volta pesa sui gusti dei bambini, sopratutto nell'infanzia ed adolescenza.
Così spiega una ricerca dell'Università di Philadelphia, diretta dal dottor Gary Beauchamp e presentata alla riunione dell'America Association for the Advancement of Science in corso a Washington.
Il gruppo dell'Università ha lavorato con alcuni neonati, dividendoli in due gruppi. Tutti i piccoli sono stati nutriti con un latte artificiale, dalla particolare composizione e dal caratteristico sapore, acido ed amarognolo. Tuttavia, il primo gruppo ha ricevuto il latte subito, mentre il secondo lo ha potuto gustare solo dopo i 6 mesi.
E' così risultato come i soggetti del primo gruppo apprezzassero molto il latte, consumandolo regolarmente fino all'adolescenza. Totalmente diversa la reazione dei pari età del secondo, che lo hanno rifiutato con decisione.
Secondo il Beauchamp, il lavoro svolto dimostra come l'intervallo tra i 2 ed i 5 mesi sia periodo fondamentale in cui si forma il gusto dei bambini. Perciò, lo scienziato consiglia alla donne che allattano di consumare cibi sani, come frutta e verdura. Così facendo, il loro sapore si trasmetterà al latte ed il bambino imparerà ad amare i prodotti in questione ancora prima di averli assaggiati "dal vivo".
FONTE: Richard Gray, "Flavours in mothers milk may determine the foods children like", Telegraph 20/02/011

Gravidanza con un basso indice glicemico

Le abitudini alimentari della donna durante la gravidanza possono influire, positivamente o negativamente, sul fenotipo del nascituro, inducendo segni che permangono tutta la vita.

Oltre alla classica supplementazione di Ferro, Calcio e Folati, nei primi mesi della gravidanza, è necessario pianificare un regime alimentare adatto sia alla madre, che allo sviluppo strutturale e funzionale del feto.  Uno dei modelli più accreditati in tal senso sarebbe quello mediterraneo a basso indice glicemico. Un regime di questo tipo ha dimostrato di migliorare diversi problemi concernenti l'apparato riproduttivo della donna, come quello dell'infertilità ovulatoria. Per quanto riguarda la vitamina D, si è visto che un apporto adeguato in gravidanza è utile non solo per le ossa, ma anche per la regolazione del glucosio, per le funzioni immunitarie e per la contrattilità uterina durante il parto. Al riguardo, a molte donne degli Stati Uniti d'America, caratterizzate dalla carenza di vitamina D e di folati, si raccomanda l'assunzione di supplementi polivitaminici in età fertile, ancora prima del concepimento. Va valutato anche un altro beneficio della dieta mediterranea che è quello di assumere buone quantità di omega3 dal pesce. Secondo gli americani, al momento di pianificare una dieta salutare per l'unità materno-fetale è bene intervenire con un counselling costante e scrupoloso e in mancanza di questo, è essenziale assumere integratori polivitaminici e minerali. Data la ricchezza del nostro modello mediterraneo, è forse più corretto per noi fornire una supplementazione mirata allo specifico nutriente, effettivamente carente.
Fonte: Maternal nutrition and perinatal outcomes.

20 febbraio 2011

I rischi dei rimedi naturali usati per dimagrire




L'utilizzo di prodotti dimagranti di origine vegetale, è ormai una pratica particolarmente diffusa e in rapido incremento per il controllo del peso, dal momento che due terzi della popolazione adulta mondiale ha problemi di sovrappeso. I consumatori hanno un accesso diretto a questi prodotti, sempre più spesso schivano il consiglio del medico o del farmacista e si affidano anche ad acquisti di prodotti su siti web, che ne sponsorizzano l'efficacia. Spesso le etichette presenti sulle confezioni, non contengono le informazioni necessarie ai fini della sicurezza del prodotto. Inoltre, i consumatori fanno uso di supplementi dietetici insieme a farmaci convenzionali, ignari dei potenziali rischi di interazioni farmacologiche a cui possono andare incontro. Le piante medicinali comunemente utilizzate sono Amorphophallus konjac, chitosano, Cyamoppsis tetragonolobus, acido linoleico coniugato, Ephedra, Garcinia cambogia e Plantago ovata. Un recente studio ha analizzato una serie di sospette reazioni avverse provocate da formulazioni dimagranti di origine vegetale, allo scopo di sensibilizzare un utilizzo responsabile di tali prodotti(1). Le reazioni sono state a carico del sistema cardiovascolare, pelle, apparato digerente, sistema nervoso centrale, fegato e altri organi come reni tiroide e pancreas. La maggior parte dei prodotti conteneva un elevato numero di componenti. Reazioni cardiovascolari come ipertensione, tachicardia, fibrillazione ventricolare sono state associate a prodotti contenenti Citrus aurantium, guarana, o ma huang, poiché tali sostanze contengono diversi alcaloidi (come sinefrina, caffeina ed efedrina) che stimolano il sistema nervoso simpatico e aumentano il rischio di aritmia, ictus e infarto del miocardio. Queste reazioni cardiovascolari sono sufficienti per evidenziare la necessità di un'attenta considerazione quando si utilizzano le piante medicinali che contengono sostanze cardioattive, soprattutto in quei soggetti che presentano fattori di rischio cardiovascolari e/o soffrono di ipertensione. Per quanto riguarda, invece, i farmaci con attività anticoagulante e/o antiaggregante piastrinica, questi sono spesso implicati in interazioni erbe-farmaco, e alcune piante medicinali contenute nei prodotti sospetti (per esempio, tarassaco, ortica, papaia) sono note per indurre le isoforme degli enzimi CYPs. Pertanto, al fine di evitare interazioni pericolose, i pazienti più anziani con malattie croniche, che sono di solito trattate in politerapia farmacologica, devono evitare di assumere rimedi naturali. Supplementi dietetici contenenti Coleus Forskohlii, sono stati ritenuti responsabili di effetti avversi al sistema nervoso centrale. La radice di questa pianta contiene infatti, forskolina, la quale, attivando l'adenilato ciclasi, aumenta i livelli di adenosina monofosfato ciclico (cAMP), stimola la lipolisi nelle cellule grasse, e promuove la secrezione dell'ormone tiroideo, contribuendo al controllo del peso. In alcuni soggetti, l'assunzione di tale sostanza ha provocato una sindrome anticolinergica. Disturbi gastrointestinali nei pazienti trattati con preparazioni a base di fibre solubili sono ben noti, tuttavia, un caso ha richiesto ulteriore attenzione. Una giovane donna di 22 anni è stata sottoposta ad un intervento chirurgico a causa di una lesione esofagea dopo una grave ostruzione dovuta all'ingestione di una compressa contenente chitosano, inulina, e altri ingredienti. Per quanto riguarda le reazioni avverse epatiche, sono stati segnalati sei casi di epatite. Due di questi erano legati a prodotti contenenti Garcinia Cambogia. In un caso l'uso di Garcinia Cambogia è stato associato con tè verde e acido linoleico. Un altro caso riguarda una donna di 45 anni di età, asmatica, che è stata ricoverata in ospedale, una settimana dopo l'assunzione per 7 giorni di due supplementi dietetici dimagranti che contengono, tra gli altri ingredienti, Garcinia Cambogia e Citrus aurantium. La paziente era in trattamento cronico con montelukast, un antagonista del recettore dei leucotrieni, da 5 anni prima della comparsa di insufficienza epatica fatale. È significativo che i citroflavonoidi contenuti nel  Citrus aurantium possano aver inibito l'isoforma CYP3A4 con un conseguente aumento della concentrazione plasmatica e della relativa tossicità del farmaco metabolizzato dallo stesso sistema. Altre reazioni avverse di tipo dermatologico sono state attribuite a formulazioni contenenti Ginkgo biloba. Molti prodotti utilizzati per il controllo del peso contengono sostanze di origine vegetale con caratteristiche farmacologiche ben note che sono anche responsabili di effetti indesiderati prevedibili e quindi evitabili. Per questi motivi, alcuni integratori alimentari devono essere utilizzati sotto stretto controllo medico, e non come automedicazione. Un'altra recente indagine(2), condotta in Brasile ha utilizzato metodologie analitiche particolarmente sofisticate (tra cui tecniche cromatografiche ed elettroforetiche, spettroscopiche ed elettrochimiche) allo scopo di identificare selettivamente tutti i componenti di alcune formulazioni fitoterapiche dimagranti, che avevano provocato reazioni avverse segnalate dai consumatori (mal di testa, insonnia, nausea, dolore al petto, palpitazioni e stanchezza). Le analisi sui prodotti hanno rivelato la presenza di principi attivi di origine sintetica, aggiunti quali adulteranti, allo scopo di rendere maggiormente efficace il prodotto, a scapito della salute del consumatore. Tali sofisticazioni riguardano l'aggiunta di agenti farmaceutici anoressizzanti, ansiolitici e antidepressivi oltre a lassativi e diuretici. Sono stati identificati fenproporex, clordiazepossido, fluoxetina e sibutramina. In un altro studio pubblicato in Brasile, il 50% dei campioni di formulazioni analizzati era adulterato da benzodiazepine ma anche da fenolftaleina, spironolattone, furosemide, idroclorotiazide e altri agenti stimolanti come fenfluramina e fenilpropanolamina. Alla luce di quanto riportato, al fine di migliorare la qualità e la sicurezza dei supplementi dietetici, risulta importante lo sviluppo di tecniche innovative nel campo della chimica analitica per la caratterizzazione di componenti bioattivi e l'individuazione di adulteranti pericolosi e contaminanti. Allo stesso tempo sarebbe necessario migliorare la qualità dell'informazione nei mezzi di comunicazione di massa con un chiaro ed esplicito profilo del rapporto rischio/beneficio.
  1. Vitalone A, Menniti-Ippolito F, Moro PA, Firenzuoli F, Raschetti R, Mazzanti G. Suspected adverse reactions associated with herbal products used for weight loss: a case series reported to the Italian National Institute of Health. Eur J Clin Pharmacol. 2011 Jan 18.
  2. de Carvalho LM, Martini M, Moreira AP, de Lima AP, Correia D, Falcão T, Garcia SC, de Bairros AV, do Nascimento PC, Bohrer D. Presence of synthetic pharmaceuticals as adulterants in slimming phytotherapeutic formulations and their analytical determination.  Forensic Sci Int. 2011 Jan 30;204(1-3):6-12.
Loreta Longo ed Eugenia Gallo
Istituto di Farmacologia preclinica e clinica
Università degli Studi di Firenze

11 febbraio 2011

Gli aminoacidi nella dieta aiutano la fertilità


Il recettore degli estrogeni nel fegato è sensibile alle proteine assunte in dieta, assicurando che la gravidanza avvenga solo con una nutrizione adeguata

Controllo in gravidanza
Pensando a un organo importante per la fertilità, in genere il nostro pensiero non va certo al fegato. Eppure, uno studio riportato nel numero di Febbraio di Cell Metabolism, condotto da un gruppo di studio coordinato da Adriana Maggi, direttore del Centro di eccellenza sulle Malattie Neurodegenerative dell'Università di Milano, non solo sancisce in via definitiva la rilevanza fisiologica del recettore degli estrogeni nel fegato ma dimostra che gli aminoacidi presenti nella dieta agiscono direttamente sul questo recettore, attivandolo, e svolgono quindi una funzione molto importante per la fertilità.

Da tempo si sapeva che il recettore degli estrogeni era espresso nel fegato, ma nessuno fino ad oggi aveva studiato a fondo il ruolo di questa molecola. Il gruppo di ricerca dell'Università di Milano ha lavorato su un modello animale nel quale l'attività del recettore degli estrogeni poteva essere analizzata con metodi di immagine non invasivi nell'animale vivente. Da subito il modello ha indicato che il recettore degli estrogeni nel fegato si dimostrava più attivo che in qualsiasi altro organo, inclusi gli organi direttamente legati alla riproduzione.


Inoltre, ponendo i topi in restrizione calorica è stata rilevata una perdita di attività del recettore epatico degli estrogeni e una diminuzione di produzione dell'ormone epatico Igf-1 (o somatotropina) fino a livelli inadeguati per la normale progressione del ciclo e la preparazione della parete uterina all'impianto dell'uovo fertilizzato. Dando successivamente al topo in restrizione calorica più proteine, ma non più carboidrati o grassi, la produzione di Igf-1 veniva ripristinata e i topi tornavano ad avere un ciclo fertile.

L'ipotesi fatta dal gruppo di ricerca è che il recettore degli estrogeni nel fegato agisca quale sensore del metabolismo energetico, assicurando che la gravidanza avvenga solo in soggetti che abbiano una nutrizione adeguata. I risultati dello studio possono contribuire a spiegare il meccanismo che regola la pubertà, alcune forme di amenorrea e forse anche i problemi di fertilità legati alla obesità. Mentre è nota da tempo la relazione tra infertilità e anoressia, altre forme di infertilità, la cui causa oggi non viene correttamente diagnosticata, potrebbero infatti essere collegate a diete troppo ricche di carboidrati e grassi

Commenta Adriana Maggi: "Questo studio ha implicazioni importanti per la spiegazione di alcune forme di infertilità dovute a diete povere di proteine e apre nuove prospettive per la comprensione delle alterazioni metaboliche che avvengono con la menopausa o in seguito a gravidanza (come il diabete post parto).Inoltre, la conferma della centralità del recettore epatico degli estrogeni può aiutare la ricerca di nuovi farmaci, in grado di modulare l'attività di tale molecola solo nel fegato, consentendo di trovare nuove e più appropriate terapie per la menopausa."
Redazione MolecularLab.it (10/02/2011)