Mi occupo di Nutrizione per patologie accertate, Lipedema, Policistosi Ovarica, Intolleranze Alimentari, Disbiosi, Dieta Chetogenica su misura. Ricevo a Messina e Catania. In queste pagine offro consigli nutrizionali, ricette per tutti coloro che si interessano di Dieta, Nutrizione e Salute. Sono disponibile a consulenze online. Questo blog è collegato alla pagina Facebook Camice&Mestoli ed Instagram Bionutrizionistacacciola
05 aprile 2016
27 marzo 2016
17 marzo 2016
Per persone a rischio, mangiare mirtilli contrasta l’Alzheimer
I
mirtilli appaiono confermati come frutti anti-aging
per
il cervello. E’ probabile, infatti, che grazie al loro elevato
contenuto in antiossidanti, i mirtilli aiutino a proteggere
dall’Alzheimer
le
persone a rischio di malattia, perché già colpite da un lieve
declino cognitivo. Lo rivelano gli studi presentati da Robert
Krikorian dell’Università
di Cincinnnati in occasione del XXV Meeting della American Chemical
Society (ACS) che si tiene a San Diego. Non è la prima volta che
viene suggerito un ruolo protettivo dei mirtilli per il cervello, ma
le ricerche di Krikorian mostrano che ad avere più benefici sono
proprio gli anziani con un rischio reale di malattia di Alzheimer,
perché hanno già ricevuto una diagnosi di lieve declino cognitivo,
una riduzione patologica delle funzioni cognitive che spesso è
l’anticamera della demenza vera e propria.
Primo
studio
Krikorian ha in realtà condotto due studi: il primo su un campione di persone oltre i 68 anni di età con lieve declino cognitivo. A metà di questi anziani Krikorian ha somministrato tutti i giorni per 16 settimane polvere di mirtilli essiccati (una dose è equivalente a una tazza di mirtilli freschi); all’altra metà una polvere placebo, ovvero priva di qualsiasi ingrediente attivo. Ebbene è emerso – con misurazioni oggettive mediante test ad hoc – un miglioramento delle funzioni cognitive e della memoria proprio nel gruppo che ha consumato polvere di mirtilli essiccati. Inoltre tramite la risonanza magnetica è emerso un aumento della loro attività cerebrale.
Krikorian ha in realtà condotto due studi: il primo su un campione di persone oltre i 68 anni di età con lieve declino cognitivo. A metà di questi anziani Krikorian ha somministrato tutti i giorni per 16 settimane polvere di mirtilli essiccati (una dose è equivalente a una tazza di mirtilli freschi); all’altra metà una polvere placebo, ovvero priva di qualsiasi ingrediente attivo. Ebbene è emerso – con misurazioni oggettive mediante test ad hoc – un miglioramento delle funzioni cognitive e della memoria proprio nel gruppo che ha consumato polvere di mirtilli essiccati. Inoltre tramite la risonanza magnetica è emerso un aumento della loro attività cerebrale.
Secondo
studio
Nel secondo studio Krikorian ha coinvolto un altro gruppo di persone dai 62 agli 80 anni, tutte sane (senza evidenze di declino cognitivo), ma che avevano lamentato dei problemi generici di memoria. In questo caso la polvere di mirtillo è risultata non sempre efficace nel migliorare le funzioni cognitive, lo studio, insomma, ha dato risultati più dubbi. Probabilmente ciò si spiega col fatto che l’estratto di mirtilli funziona laddove vi sia un vero declino cognitivo già clinicamente accertato.
Nel secondo studio Krikorian ha coinvolto un altro gruppo di persone dai 62 agli 80 anni, tutte sane (senza evidenze di declino cognitivo), ma che avevano lamentato dei problemi generici di memoria. In questo caso la polvere di mirtillo è risultata non sempre efficace nel migliorare le funzioni cognitive, lo studio, insomma, ha dato risultati più dubbi. Probabilmente ciò si spiega col fatto che l’estratto di mirtilli funziona laddove vi sia un vero declino cognitivo già clinicamente accertato.
Patrizia Maria Gatti
16 marzo 2016
15 marzo 2016
Dimagrire con i Pesi è Possibile? Come
Dallo scrittore Myprotein Roberto Flenghi, personal trainer laureato in Scienze Motorie e Sportive.
Quante volte avete sentito dire: “non faccio i pesi perchè poi mi ingrosso”, “per dimagrire devi fare cardio per tanto tempo a bassa intensità”, “quando facevo sala pesi ero ingrassata!!”?
Tante volte, vero? Purtroppo in gran parte dell’ambiente fitness troneggia ancora la regola che l’allenamento con i pesi sia nemico deldimagrimento, mentre interminabili ed estenuanti sedute cardio rappresentano il santo Graal per tutte quelle persone (soprattutto donne) che identificano nella bilancia il loro peggior nemico.
Ma è vero che i pesi non servono a dimagrire (anzi peggiorano le cose) mentre il cardio si?
La risposta è ovviamente no, ma andiamo con ordine.
Come Siamo Fatti?
Il nostro corpo è un sistema incredibilmente complesso, ma possiamo individuare in esso quattro grandi componenti: ossa, organi, muscolo epannicolo adiposo, a cui vanno aggiunti i liquidi.
Ossa e organi sono componenti che, tendenzialmente possiamo considerare fisse (ovvero non sottoposte ad oscillazioni), mentre muscoli e tessuto adiposo sono le due componenti variabili a cui possiamo e dobbiamo fare riferimento quando parliamo di dimagrimento.
Cos’è il Dimagrimento?
Per dimagrimento si intende il miglioramento del rapporto tra massa grassa e massa magra, all’aumentare della seconda diminuirà la prima e viceversa; e in tutto questo il peso ricopre un ruolo marginale se non nullo (tranne in particolari condizioni).
Inoltre va detto che grasso e muscolo hanno due densità completamente diverse a parità di peso, il che significa che, se in un lasso di tempo X ci allenassimo con i pesi e perdessimo 3 kg di massa adiposa, a favore di 3 kg di massa magra, davanti allo specchio risulteremmo molto più asciutti, pur pesando sempre uguale.
Il Peso
Croce e delizia di chiunque debba (o pensa di dovere) dimagrire, alcuni arrivano a consultare la bilancia anche più volte al giorno disperandosi o gioendo di oscillazioni di pochi etti, sprecando tempo ed energie preziose. Il nostro peso infatti è un valore di per se abbastanza vuoto, che indica la somma di tutti i nostri tessuti, liquidi e quant’altro; ci da una stima quantitativa, ma non qualitativa, della nostra condizione attuale.
Quindi, a meno che non rientriate nella categoria del forte sovrappeso o dell’obesità (condizione nella quale, perdere peso è necessario, almeno in una prima fase), potete tranquillamente consultare la bilancia non più di una volta ogni settimana, o anche meglio ogni due).
Il Metabolismo, Questo Sconosciuto
Il nostro corpo consuma una certa quantità di calorie ogni giorno per mantenere le proprie funzioni vitali (metabolismo basale) e per permetterci di svolgere tutte le nostre attività giornaliere, dal lavoro all’allenamento; e noi ingeriamo giornalmente una certa quantità di calorie per far si che tutto funzioni a dovere.
Ogni tessuto del nostro corpo utilizza una certa quantità di calorie, e il tessuto che ne utilizza la quantità maggiore è il muscolo; va da se che più muscolo (massa magra) abbiamo, e più calorie il nostro corpo utilizzerà per le proprie funzioni.
Cardio VS Pesi
Ricapitolando, il dimagrimento si considera rapportando la percentuale di massa grassa con la percentuale di massa magra, il peso non è una discriminante fondamentale e il muscolo è il nostro principale alleato per innalzare il metabolismo e rendere più efficace il processo di dimagrimento.
Da queste considerazioni si evince che il lavoro con i pesi (ovviamente ben organizzato e strutturato) è sicuramente preferibile all’allenamento cardio(che può comunque essere abbinato), perchè ci consente di rafforzare e potenziare quelle strutture che ci consentiranno di avere un metabolismo più efficiente e più veloce, a discapito della massa grassa.
Avere una percentuale più alta di muscolo vi consentirà inoltre di mangiare di più (non cheesecake), perchè è un substrato energeticamente più efficiente.
In tutto questo non dimentichiamo che l’allenamento cardio può essere un ottimo alleato, se eseguito anch’esso con criterio; sono infatti sconsigliateinterminabili sedute di camminata sul tappeto che hanno come unico risultato quello di farvi morire di noia, molto meglio una sessione più breve (anche venti, trenta minuti massimo), ma organizzata secondo degli intervalli di intensità variabili, che permetteranno al vostro corpo di non abituarsi mai a quello che state facendo, reagendo e migliorando la risposta metabolica.
Un Consiglio da Non Dimenticare
Per concludere, il dimagrimento è senza dubbio un processo che va affrontato da più versanti (alimentazione, allenamento, integrazione), ma che trova nell’allenamento con i pesi il suo principale strumento di successo, e se riuscirete a superare tutte le leggende e i miti (per lo più sbagliati) che lo circondano, vi renderete conto di quanti e quali risultati positivi e durature potrete ottenere per mezzo di esso.
Inoltre, e questo vale soprattutto per le donne, non fatevi ingannare dalla storiella che fare pesi equivale a diventare come gli uomini, perchè il vostroquadro ormonale ve lo impedirebbe anche se lo voleste, inoltre la qualità muscolare e la compattezza che potete ottenere con allenamenti di forza sono irraggiungibili seguendo qualsiasi altra pratica, men che meno facendo soltanto cardio.
L’unico rischio che correrete facendo seriamente pesi è che diventi una dipendenza!
Curcumina e sindrome metabolica
La curcumina è il componente attivo più studiato della curcuma, é dotata di un ampio spettro di attività farmacologiche e mostra una potenziale attività per il trattamento della sindrome metabolica, l'obesità e il diabete. Nel tessuto adiposo umano, la curcumina riduce l'espressione di adipochine, interleuchina-6 (IL-6) e tumore necrosis factor-alfa (TNF), potenti agenti pro infiammatori e induce l'espressione di adiponectina, l'agente antinfiammatorio più importante secreto dagli adipociti. La curcumina presenta effetti anti-iperglicemici e insulina sensibilizzanti. Inoltre, la curcumina ⪚rav e; inibitore selettivo della 11-betaHSD122 umana, la cui attività è in relazione con alte concentrazioni di cortisolo nel tessuto adiposo e con lo sviluppo di obesità centrale, insulino-resistenza, e diabete in modelli murini. Nell'uomo il cortisolo è uno dei fattori importanti nel promuovere la sindrome metabolica. La curcumina è purtroppo una molecola scarsamente biodisponibile quando assunta per via orale ed è per questo che negli ultimi anni sono sorte diverse forme di curcumina, dove la sostanza si trova coniugata ad altre molecole allo scopo di favorirne l'assorbimento e un'emivita più lunga. Sulla base di queste conoscenze, alcuni ricercatori hanno valutato in uno studio(1) controllato randomizzato, la tollerabilità e l'efficacia di un complesso curcumina-fosfatidilserina in forma di fitosoma e di fosfatidilserina pura in soggetti in sovrappeso affetti da sindrome metabolica, con particolare attenzione alla intolleranza a l glucosio e all'accumulo di grasso di tipo androide. Un gruppo di 127 soggetti, sono stati sottoposti a un trattamento di 30 giorni che includeva correzione dietetica e modificazione dello stile di vita. I soggetti hanno mostrato una perdita di peso inferiore al 2%. Tra questi, 44 soggetti sono stati assegnati casualmente rispettivamente o a un gruppo che per ulteriori 30 giorni ha proseguito aggiungendo l'assunzione CUR-SER o a un gruppo che ha proseguito aggiungendo solo fosfatildiserina.
I risultati riguardanti le misurazioni antropometriche e la composizione corporea sono stati analizzati al momento dell'arruolamento e dopo 30 e 60 giorni.
La somministrazione di curcumina aumenta la perdita di peso dall' 1,88 al 4,91%, una percentuale di riduzione del grasso corporeo (0,70-8,43%), una riduzione del girovita (2,36-4,14%), il miglioramento della riduzione della circonferenza fianchi 0,74-2,51% e la riduzione del BMI (dalle 2.10 al 6,43% del) (p
La tollerabilità è stata molto buona per entrambi i trattamenti. Anche se preliminari, i risultati suggeriscono che una forma biodisponibile di curcumina è ben tollerata e in grado di influenzare positivamente la gestione di peso nelle persone in sovrappeso affetti da sindrome metabolica. Di Pierro F, et al. Eur Rev Med Pharmacol Sci. 2015 Nov;19(21):4195-202.
Eugenia Gallo
CERFIT Fitovigilanza
AOU Careggi - Università di Firenze
08 febbraio 2016
LA BARRIERA ANTIOSSIDANTE E LE VARIANTI GENETICHE CHE LA MODULANO
Lo
stress ossidativo è la conseguenza di uno squilibrio tra l'attività
dei radicali liberi e il sistema antiossidante dell'organismo. Gli
antiossidanti esogeni ottenuti con la dieta, come vitamina C, E,
carotenoidi hanno un ruolo molto importante nella prevenzione e nella
riduzione dello stress ossidativo. Le variazioni genetiche
individuali coinvolte nell'assorbimento, nell'utilizzo e nel
metabolismo di questi antiossidanti possono alterarne i livelli
ematici, la loro esposizione a cellule bersaglio e conseguentemente
l'avanzamento dello stress ossidativo. Gli antiossidanti endogeni
includono enzimi come superossido dismutasi, catalasi, glutatione
perossidasi e glutatione S tranferasi. Variazioni nei geni che
codificano per questi enzimi possono influenzare l'attività del
sistema antiossidante e il rischio di sviluppo di determinate
patologie. I livelli circolanti di acido ascorbico sono influenzati
da polimorfismi a singolo nucleotide (Snps) nel gene SLC23A1 che
codifica per il trasportatore di tipo 1 della vitamina C (SVCT1),
responsabile del trasporto attivo della vitamina C dall'intestino.
Anche i livelli circolanti di tocoferolo sono influenzati da
polimorfismi nei geni codificanti proteine coinvolte
nell'assorbimento, trasporto e metabolismo come apoliproteine,
citocromo P450 ed il gene SR-B1. MnSOD è la più importante tra le
isoforme dell'enzima superossido dismutasi. Il polimorfismo più
studiato di questo gene, Val16Ala, altera la funzionalità
dell'enzima e la capacità del suo precursore di difendere le cellule
dallo stress ossidativo. L'enzima catalasi è codificato dal
gene catalasi (CAT) ed è espresso principalmente nel fegato, nei
reni e negli eritrociti. Un polimorfismo comune nella posizione -262
della regione non tradotta del gene CAT, dove una C (citosina) è
sostituita con una T (timidina), determina una bassa attività
dell'enzima, come riportato in alcuni studi. L'impatto di questo
polimorfismo può essere anche influenzato dall'etnia, dal sesso e
dal consumo di frutta e verdura. In uno studio di 1008 casi di cancro
alla mammella e 1056 controlli del progetto Long Island Breast Cancer
Study, il genotipo CAT-262 CC è associato con il 17% di diminuzione
del rischio di sviluppo della patologia, rispetto ai portatori
dell'allele T. Inoltre un alto consumo di frutta (>10 porzioni a
settimana) o una supplementazione di vitamina C (> 133.7 mg/die)
associato al genotipo CC ha dimostrato il più basso rischio di
cancro alla mammella in questo studio. Ulteriori ricerche su altre
Snps di questo e altri geni coinvolti nei processi antiossidanti sono
in corso per migliorare la comprensione della complessa interazione
geni-dieta.
Approfondimenti:Cahill LE, El-Sohemy A: Vitamin C transporter gene polymorphisms, dietary vitamin C and serum ascorbic acid. J Nutrigenet Nutrigenomics 2009;2:292-301.
Bastaki M, Huen K, Manzanillo P, Chande N, Chen C, Balmes JR, Tager IB, Holland N: Genotype-activity relationship for Mn-superoxide dismutase, glutathione peroxidase 1 and catalase in humans. Pharmacogenet Genomics 2006;16:279-286
Possible risk modifications in the association between MnSOD Ala-9Val polymorphism and breast cancer risk: subgroup analysis and evidence-based sample size calculation for a future trial. Breast Cancer Res Treat 2011;125:495-504.Elena Giordano
http://www.nutrizione33.it
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