“L’attenzione si sta sempre più concentrando
sull’alimentazione, la ragione è che il cibo che introduciamo quotidianamente
può essere un veicolo di sostanze dannose oltre che benefiche…” Pr Umberto
Veronesi
Che cosa sono le
Intolleranze Alimentari? E qual è la differenza dalle Allergie Alimentari?
Le
Allergie sono reazioni
immediate, entro pochi minuti dal contatto con l’allergene o antigene (es
angioedema da crostacei, orticaria da fragole) , con presenza nel circolo
ematico di Immunoglobuline di tipo E,
con il compito di veri “kamikaze”, cioè si collocano sulla superficie dei mastociti,
che sono pieni di istamina. Quindi l’entità di una reazione
allergica dipende anche dal numero di anticorpi e di mastociti presenti in
circolo o nei tessuti. Al contrario le Intolleranze Alimentari sono reazioni lente, quasi un avvelenamento progressivo, infatti i sintomi
insorgono dopo ore o giorni dall’introduzione ripetuta e frequente di alimenti.
Inoltre le Intolleranze Alimentari sono percentualmente maggiori e si collocano
tra il 30 e il 40% mentre quella di allergici è solo dello 0,5%. E’ importante
capire che le intolleranze alimentari provocano ed alimentano stati
infiammatori che alla lunga determinano malattie impegnative.
Quindi con la definizione di Intolleranze Alimentari si indicano
reazioni ostili che l’organismo ha nei confronti del cibo e che
risultano essere diverse dalle
allergie, pur tuttavia , a volte,
mostrando i medesimi sintomi e comunque si collocano come concausa
in numerose condizioni patologiche presenti nella nostra popolazione
Come riconoscerle? Cioè
ci sono sintomi o patologie caratteristiche delle intolleranze alimentari?
E’ vero che si possono riscontrare: stanchezza,
cefalee, nausea, asma, diarrea, meteorismo, dolori addominali postprandiali,
infezioni ricorrenti, dolori articolari, riniti, congiuntiviti, e con
modificazioni cutanee del tipo di orticaria, pelle secca, eczemi, dermatiti,
psoriasi. In verità non esistono
specifici sintomi da intolleranze alimentari ma piuttosto un quadro complessivo
aspecifico che comunque non migliora con terapie sintomatiche ma anzi spesso si
aggrava vieppiù, esempio classico sono le cefalee ricorrenti, accompagnate da
astenia che si cronicizza e spesso con alternanza di peso, oppure la colite,
comunque tutte queste patologie sono caratterizzate da uno stato infiammatorio.
Come diagnosticarle?
Esistono Test per lo
studio delle intolleranze alimentari?
Certamente esistono dei Test di vario genere
che possono aiutare il medico o il nutrizionista a fare una valutazione dalla
quale partire per sviluppare insieme con il paziente una terapia nutrizionale
ottimale. Ma è necessario premettere che si tratta di test non convenzionali. Parlare di test non convenzionali
significa fare riferimento a tecniche di diagnosi che nell'ambito scientifico
non sono ancora accettate da tutti in modo inequivocabile ma che non
equivale a “non scientifico”
Fino a quando l'allergologia
classica non sarà in grado di affrontare e risolvere il problema clinico delle
ipersensibilità, l'uso dei test non convenzionali rimane una necessità.
A questo proposito ritengo utile precisare
che il vero problema non è tanto il tipo di test che si esegue, quanto il tipo
di responsabilità che si prende il medico, sulla base delle conoscenze
acquisite e della sua esperienza clinica, nel guidare il paziente verso la
guarigione.
Non è il singolo test a essere importante,
ma la capacità del medico o dell'allergologo di interpretarlo correttamente e
di applicarlo alla realtà clinica del paziente.
Test CITOTOSSICO: si
tratta di un test di estremo interesse: viene effettuato prelevando il sangue
del paziente e mettendo a confronto il sangue con una serie di sostanze
alimentari: un biologo, al microscopio, stabilisce il livello di rigonfiamento
dei granulociti (un tipo di globuli bianchi), o di tutte le cellule ematiche, e
sancisce quattro livelli di intolleranza che corrispondono a: lieve rigonfiamento,
discreto rigonfiamento, notevole rigonfiamento e rottura.
Aspetti positivi: si
valuta in questo modo una reattività generale dell'intero organismo, e l’alterazione
dei globuli bianchi è un “segnale” sufficientemente attendibile di una
ipersensibilità alimentare. Può essere utilizzato efficacemente in pazienti,
come i bambini, che non possono affrontare test più scientifici come i test di
provocazione, di eliminazione e scatenamento.
Aspetti negativi: la
ripetibilità dei risultati dipende dal biologo che esegue il test, e quindi è
condizionata pesantemente dalla soggettività dell'esaminatore; sia negli USA
sia in Gran Bretagna numerose pubblicazioni hanno mostrato ampie diversità
nella diagnosi di allergia sugli stessi soggetti, dipendenti dal tipo di
lettura effettuata.
Come curarle?
Per il recupero della
tolleranza immunologica si può intervenire almeno in tre modi :
- Alimentare e nutrizionale: la possibile eliminazione dietetica di un alimento può determinare un’attenuazione o la scomparsa della sintomatologia allergica respiratoria, riducendo la quantità di apporti infiammatori che arrivano dagli alimenti.
- Neuro-psichica: diversi lavori scientifici nel campo della psiconeuroimmunologia hanno mostrato come sia possibile modulare una risposta allergica o comunque immunomediata attraverso una particolare emozione.
- Ambientale ecologica: è ormai sufficientemente noto il fatto che l'inquinamento ambientale può contribuire alla genesi e al mantenimento dei fenomeni infiammatori e allergici. Anche se non è possibile eliminare da un momento all'altro le cause ambientali di una infiammazione, conoscerle e imparare a mantenerle al di sotto di un valore di soglia può contribuire a un livello più generale alla limitazione dei danni infiammatori derivanti dalle alterazioni ambientali.
Agendo su tutti i fattori responsabili
della allergia, la rieducazione della malattia o la sua guarigione diventano
possibili. O almeno si può tentare in molti casi di riportare sotto controllo
l'infiammazione allergica e i suoi sintomi percorrendo tutte le vie possibili.
Gli obiettivi di una
terapia dietetica corretta sono quindi:
- Favorire il recupero della tolleranza nei confronti dei cibi non tollerati;
- Evitare pericolose diete di eliminazione, utili solo in caso di allergia classica, quella cioè mediata da IgE ad alto titolo;
- Garantire il rispetto della socialità e del piacere legati all'alimentazione mediante l'attuazione di una dieta di rotazione che preveda alcune giornate di alimentazione libera.
Uno degli effetti positivi della dieta di rotazione rispetto a quella di eliminazione è il controllo delle reazioni infiammatorie senza la perdita di tolleranza nei confronti dell'alimento.