Questo è il primo studio da cui emerge una riduzione
duratura della pressione arteriosa ottenuta somministrando nitrati alimentari,
che alla luce di questi risultati potrebbero avere un ruolo significativo nel
trattamento dell’ipertensione. Lo sostiene Amrita Ahluwalia della Barts e
London school of medicine and dentistry alla Queen Mary university di Londra,
Regno Unito, nonché coordinatrice di uno studio pubblicato su Hypertension. «A
dispetto di 60 anni di progressi nella farmacoterapia dell’ipertensione, solo
metà dei pazienti vengono trattati, e di questi solo il 50% ha valori pressori
ben controllati» spiega la ricercatrice, sottolineando la necessità di nuove
strategie terapeutiche. Tra queste ci sono gli approcci dietetici, che si
basano sulla trasformazione dei nitrati alimentari in ossido nitrico (NO), un
potente vasodilatatore. Nella maggior parte delle malattie cardiovascolari, tra
cui l'ipertensione, i livelli di NO endoteliale sono diminuiti, e la produzione
di NO dalla riduzione chimica di nitrito inorganico (NO2-) è un potenziale
percorso per ripristinarne le concentrazioni. «Il 20% dei nitrati assorbiti
dall’intestino tenue viene catturato dalle ghiandole salivari e secreto in
bocca; da qui i batteri orali li trasformano in NO2- che entra in circolo e,
grazie alla nitrito riduttasi, è convertito a NO con vasodilatazione e riduzione
della pressione» aggiunge Ahluwalia, che assieme ai colleghi ha suddiviso in
due gruppi 68 ambosessi ipertesi tra 18 e 85 anni trattandoli con 250 ml di
succo di barbabietola o con placebo e controllandone la pressione per un mese.
Ebbene, la supplementazione giornaliera di nitrato con la dieta, oltre che ben
tollerata, si è associata, rispetto al placebo, a una riduzione della pressione
arteriosa nel periodo di osservazione. «I nitrati alimentari forniscono una
valida opzione per sfruttare il percorso dell’ossido nitrico, e una strategia
che preveda l’assunzione di verdure ricche di nitrati potrebbe essere
un’opzione efficace e poco costosa per abbassare la pressione nei soggetti a
rischio o non trattati» conclude la ricercatrice.
Hypertension. 2014 Nov 24. doi:
10.1161/HYPERTENSIONAHA.114.04675