L’estate volge al termine e ci incamminiamo nel lungo inverno della carenza di vitamina D.
La vitamina D in realtà non è nemmeno una vitamina nel senso stretto del termine, ma è un potentissimo ormone steroide che viene prodotto quando la nosta pelle viene colpita da una quantità adeguata di luce solare ultravioletta, ad una lunghezza d’onda di 290-315 nanometri e viene poi attivato a livello del fegato e dei reni.
Oggi siamo sempre meno esposti alla luce solare, soprattutto in inverno. La nostra vita scorre quasi tutta in luoghi chiusi (case, uffici, negozi, automobili) e ogni qualvolta ci esponiamo al sole stiamo attentissimi a proteggerci con filtri solari sempre più selettivi, soprattutto per il diffuso timore che l’esposizione al sole sia pericolosa.
Gli studi dimostrano che la carenza di vi tamina D è collegata ad una maggiore incidenza di cancro (soprattutto seno, polmone, colon e prostata), attacchi cardiaci,ipertensione arteriosa, ictus, diabete, sclerosi multipla, malattie autoimmu ni, depressione stagionale e altri disturbi mentali, morbo di Alzheimer, osteoporosi, dolori cronici muscolari e articolari, influenza e raffreddori, asma, stanchezza cronica.
La Vitamina D accelera la guarigione dei tessuti, ed avendo un effetto antiproliferativo riduce il rischio di degenerazione neoplastica, regola l’apoptosi e la differenziazione cellulare.
Negli Stati Uniti si e’ visto che l’integrazione di 1000 unità internazionali al giorno di vitamina D riduce la mortalità per cancro nel 9% delle donne e nel 7% degli uomini.
In uno studio pubblicato nel 2007 sull’ American Journal of Clinical Nutrition le donne in postmenopausa che avevano assunto calcio e vitamina D avevano registrato una diminuzione del 77% del rischio di sviluppare cancro. Per ogni aumento di 10 ng/ml di vitamina D nel sangue, il rischio relativo di cancro è crollato del 35%.
Secondo l’American Cancer Society il cancro al seno e’ la seconda causa di morte nelle donne degli Stati Uniti. Il tasso di questo tumore e’ più alto nelle donne bianche dopo i quarant’anni ed e’ elevato nelle donne nere al di sotto dei 40 anni. Queste ultime hanno anche maggior probabilità di morire di cancro al seno ad ogni età. I tessuti del seno hanno recettori della vitamina D, quindi risentono abbastanza del tasso di vitamina D disponibile.
La vitamina D agisce sui tumori interferendo nella costituzione dei vasi sanguigni che li alimentano. Le donne che hanno livello ematico di vitamina D più basso di 20 ng/ml possono avere un’incidenza di cancro al seno maggiore del 50%; d’altro canto l’attualefabbisogno medio (R.D.) di vitamina D è insufficiente per aumentare i livelli fino a 30 ng/ml.
I livelli bassi di vitamina D (al di sotto dei 20 ng/ml) sono associati ad un aumento del rischio di cancro del colon dal 20 al 50%. Una metanalisi ha evidenziato che livelli ematici di vitamina D sui 33 ng/ml sono associati ad una diminuzione del 50% del rischio di cancro al colon rispetto a livelli di 12 ng/ml.
Per quanto riguarda l’apparato cardiovascolare l’Healt Professoional Follow Up Studyl ha raccolti campioni di sangue di oltre 51.000 mila operatori sanitari di sesso maschile che nel 1986 avevano tra i 40 e 75 anni, ha evidenziato che chi aveva una carenza di vitamina D (con livelli inferiori di 15 ng/ml) ha avuto il 242% di possibilità in più di avere un attacco di cuore rispetto a chi aveva livelli di almeno 30 ng/ml.
La carenza di vitamina D è oggi universale e colpisce la quasi totalità della popolazione, specie nei paesi al di sopra del 35° parallelo come l’Italia. Maggiore e’ la latitudine, meno efficaci i raggi ultravioletti nel produrre la vitamina.
Alle nostre latitudini da novembre a marzo i raggi UV non sono in grado di produrre la vitamina. Una crema solare con fattore di protezione 8 abbatte fino al 92% la produzione di vitamina D, un fattore di protezione 15 fino al 99%.
D’altro canto le persone che passano molto tempo ad abbronzarsi producono piu’ melanina sulla pelle e quindi hanno una ridotta capacita’ di convertire la luce solare in vitamina D.
Per usufruire del sole in modo sicuro bisogna attenersi alla seguente regola: esporre il 25% della pelle (mani, braccia e parte inferiore delle gambe)per un periodo di tempo che va dal 25 al 50% del tempo che si presume sia necessario alla pelle per arrossarsi.
Perciò se non vivete ai Tropici e se non passate la maggior parte delle vostre giornate nudi sotto il sole è pressoché impossibile cha il vostro organismo produca abbastanza vitamina D per tutte le sue necessità e di venta quindi necessario assumerla come supplemento.
In effetti per assumere almeno 1000 unità internazionali (UI) bisognerebbe bere 10 bicchieri di latte da 240 ml l’uno.
Nella nostra popolazione vi e’ un epidemia di carenza di vitamina D; meno del 5% raggiungono un livello nel sangue di 40-50 ng/ml oggi considerati ideali, mentre la maggior parte è collocata fra i 5 ed i 20 ng/ml. Ossia livelli già bassi anche per gli obsoleti range di normalità nei nostri laboratori che erano basati sul minimo di 20 ng/ml per scongiurare il rachitismo. Si è valutato inoltre che tra il 40 e il 100% delle persone anziane sia carente di vitamina D.
La pratica ha dimostrato che per raggiungere i 50 ng/ mi sono necessari almeno 5000 UI al giorno di vitamina D3, contro una RDA di 600-800 UI. La somministrazione di queste quantità è però consigliata solo sotto controllo medico mentre per i soggetti che non effettuano controlli ematici è bene non superare le 2000 UI giornaliere.
L’eccesso di vitamina D è in realtà assai più raro di quanto si pensasse e valori ematici fino a 100 ng/ml non creano alcun problema. Il problema è quindi solo quello di non averne abbastanza.
Prof.Massimo Fioranelli
Direttore Scientifico ARTOI
Direttore “Centro Studi Scienze della vita”,
Università “G. Marconi” – Roma