24 aprile 2011

La dieta è solo cura? Si riapre la polemica

Sentenza riaccende confronto medici-biologi

La dieta è solo cura? Si riapre la polemica

Tutti i professionisti devono operare per la salute dei cittadini
di Maurizio Righetti

La decisione di un tribunale e una questione lessicale sembrano acuire piuttosto che dirimere la vecchia querelle tra medici e biologi sulle competenze in materia di diete. La controversia era nata dalla citazione in giudizio del professor Eugenio Del Toma che sulle pagine di un importante quotidiano nazionale dedicate alla salute aveva replicato all’affermazione di una lettrice, la quale sosteneva che “un biologo nutrizionista può svolgere la sua professione in totale autonomia senza la presenza del medico”. Per l’accademico, invece, l'affermazione contrastava ”con il buon senso, ancor prima che con altre fondamentali leggi sulla professione medica e quindi sull’esercizio abusivo della professione”. La secca, ma tutto sommato scontata, presa di posizione non era andata giù dall'Ordine Nazionale dei Biologi in quanto offensiva per la categoria.

Il Tribunale: “Il biologo può solo suggerire o consigliare”
Il tribunale di Roma, oltre a riconoscere la piena legittimità dell'Ordine dei biologi nell'avviare il giudizio, riteneva però, nella sostanza, che “il biologo può solo suggerire o consigliare profili nutrizionali finalizzati al miglioramento dello stato di salute e mai, in nessun caso, può prescrivere una dieta come atto curativo, che rimane sempre un’attribuzione esclusiva del medico”. E Del Toma, per il magistrato monocratico, non ha diffamato. Come tutte le decisioni del giudice, anche questa può essere, e sarà, impugnata. Ci saranno altri gradi di giudizio. E il provvedimento finale riguarderà solo le parti in causa e soltanto per gli elementi trattati nella causa. Questo sarebbe dovuto essere il confine della polemica. Invece no. Un po' per legittima (e dovuta) difesa delle rispettive categorie, forse anche per spirito di corpo, un po' perché – italianamente – anche le sentenze (e non solo le leggi) si tirano a destra e a manca, proprio come i risultati elettorali, ecco che il piatto (!) per un bel confronto di prese di posizione è servito. E sono arrivati i comunicati dell'Ordine provinciale dei Medici di Roma (cui è iscritto Del Toma; in più il giornale che ha pubblicato l'articolo 'incriminato' si stampa a Roma, di qui la competenza territoriale del giudice) e quello nazionale dei Biologi. Noi, per chiarezza ulteriore, abbiamo direttamente sentito i rispettivi presidenti, Mario Falconi ed Ermanno Calcatelli.

Mario Falconi: “Difendiamo la centralità e l’esclusività dell’atto medico”
“In questi anni sono stati numerosi i tentativi, anche di natura giudiziaria, per rimettere in discussione la centralità dell’attività del medico a tutela della salute del cittadino”, commenta Falconi. “Nella fattispecie, consentire ai biologi di sostituirsi ai medici nella prescrizione di diete avrebbe significato demolire la figura del medico stesso quale garante del bene-salute, dotato di autonomia, potestà decisionale e responsabilità anche legale. Questa sentenza anche se non ancora passata in giudicato, costituisce un precedente di cui i giudici non potranno non tener conto nel caso di eventuali analoghe controversie”.

“Difendiamo la centralità e l’esclusività dell’atto medico”, prosegue Mario Falconi, in una fase in cui “sta saltando definitivamente quel modello di assistenza che ha sempre individuato nel medico l’unico legittimo protagonista dell’atto medico. Continuiamo a pensare che i numerosi profili professionali non medici siano una ricchezza per l’intero sistema sanitario e per il Paese, ma ognuno deve esercitare nell’ambito delle proprie prerogative”. Si chiede Falconi: “Quando c'è una malattia servono la diagnosi, gli accertamenti, la cura. Di chi dovrebbero essere le competenze?”. Bastano due esempi al presidente dei medici per illustrare il concetto: “E' l'ortopedico che stabilisce le cure osteo-articolari, non il fisioterapista; il dentista, non l'odontotecnico, decide le cure per le malattie odontostomatologiche”. E i biologi rispetto alle diete? “Hanno un ruolo importante, possono predisporre schemi standard di massa per persone sane, comunità studentesche, di sportivi, di anziani e via dicendo. Sono degli specialisti pure loro, ma non medici. Le cure non fanno parte delle loro funzioni. E va chiarito che devono avere anche una specializzazione in Scienze Alimentari se devono preparare diete. Da consigliare, poi, mai da prescrivere”.

Ermanno Calcatelli, presidente biologi: “Possiamo prescrivere in autonomia”
Eccolo, il termine della discordia: “Consigliare, indicare o prescrivere – sostiene il presidente Ordine Nazionale dei Biologi, Ermanno Calcatelli - non fa differenza. L'utente non è certo obbligato ad eseguire quello che gli si dice. Resta il fatto che i biologi, e lo ha ribadito il Consiglio di Stato, possono formulare, eccome, la prescrizione. A differenza di farmacisti e tecnologi alimentari. Mentre i dietisti sì, lo possono elaborare un programma alimentare, ma solo se è siglato da un medico. Noi, al contrario, possiamo firmare in autonomia. Medicine non possiamo darle, lo sappiamo benissimo, è un assunto incontestabile; non possiamo fare diagnosi o individuare cure. Ma le diete sono nelle nostre competenze, compresi gli integratori. E tutti i biologi, in base alla normativa, sono abilitati. Siamo noi che, come Ordine, abbiamo chiesto ai nostri un'ulteriore specializzazione da ottenere con studi appositi, corsi, master”.

Calcatelli sostiene anzi che è proprio il suo Ordine a lottare alacremente contro i veri abusivi: ”Abbiamo più volte segnalato ai Nas – specifica – l'attività molto più che impropria di alcuni personal trainer o falsi nutrizionisti di vario genere. Gli elenchi che abbiamo fornito sono molto corposi e gli inquirenti hanno spesso smascherato i disonesti”. “Vorrei anche ricordare ai medici – aggiunge Calcatelli - che è facile arroccarsi sulle proprie posizioni trasformando tutto in patologia. Ma qualche volta, e meno male, i pazienti in realtà sono semplici utenti”.

Quanto alla sentenza del tribunale di Roma, per Calcatelli “deve essere chiaro che il Giudice unico non ha modificato di una virgola la situazione preesistente: l’accertamento e la cura delle patologie spettano al medico. Se la patologia accertata può essere fronteggiata oltre che con i farmaci suggeriti dal medico anche con una dieta adeguata, questa può essere consigliata dal biologo, che ha, per legge, la competenza a valutare i bisogni nutritivi dell’uomo sino al punto da giudicare se sia il caso, oltre che consigliare e sconsigliare determinati cibi, di ricorrere a integratori alimentari. Se l’individuo è invece in buona salute e vuole restarci o vuole intraprendere un’attività sportiva, può indifferentemente rivolgersi tanto al medico quanto al biologo perché in questo caso non viene in rilievo l’accertamento e la cura di nessuna patologia. Ma se così stanno le cose c’è da chiedersi che cosa ha stabilito quella sentenza (la numero 3527 del 2011, n.d.r.) che ha scatenato l’entusiasmo dei colleghi medici?”.

Il parere del ministero della Salute del 15 dicembre 2009
Ecco quello che stabilisce con precisione il Consiglio superiore della Sanità:
a) Mentre il medico-chirurgo può, ovviamente, prescrivere diete a soggetti sani e a soggetti malati, è corretto ritenere che il biologo possa elaborare e determinare diete nei confronti sia di soggetti sani, sia di soggetti cui è stata diagnosticata una patologia, solo previo accertamento delle condizioni fisio-patologiche effettuate dal medico chirurgo

b) Il biologo può autonomamente elaborare profili nutrizionali al fine di proporre alla persona che ne fa richiesta un miglioramento del proprio “benessere”, quale orientamento nutrizionale finalizzato al miglioramento dello stato di salute. In tale ambito può suggerire o consigliare integratori alimentari, stabilendone o indicandone anche le modalità di assunzione

c) Il dietista, profilo professionale dell'area tecnico-sanitaria individuato dalla legge, opera nelle strutture del Servizio sanitario nazionale in collaborazione con il medico ai fini della formulazione delle diete su prescrizione medica.
Diete alimentari, una miriade di fonti “improbabili”
Difficile disquisire sul confine tra consigli amichevoli o indicazioni impegnative per chi le formula. Di sicuro se si dice a un amico che è meglio che mangi con poco sale o con pochi zuccheri, l'indicazione non dovrebbe costituire reato. Certo anche qui, magari, il soggetto cui è indirizzato l'invito potrebbe avere invece bisogno di quelle sostanze che tutti ormai consideriamo nocive se consumate abitualmente. Ma, sentenze a parte, e stabilito che gli esperti, i “qualificati”, sono comunque le migliori persone cui far riferimento, specie per indicazioni “ufficiali” e in tutti gli ambiti non solo della medicina, resta da porsi una domanda: se il medico “dubita” (non sta a noi stabilire se legittimamente o no) delle competenze del biologo in tema di diete, allora perché ci tocca sopportare di subire molte volte al giorno inviti alimentari provenienti dalle più improbabili fonti?

23 aprile 2011

Salute: Ordine Biologi su prescrizione diete, 11 mila professionisti coinvolti

Roma, 22 apr. (Adnkronos Salute) - La prescrizione delle diete? "Una questione più chiara di quanto non sembri: i medici, con le loro diete, devono occuparsi degli stati patologici del paziente. I biologi, da sempre e anche in futuro, possono tranquillamente elaborare regimi alimentari per far stare in buona salute un individuo ". Lo afferma in una nota l'Ordine nazionale dei biologi, ricordando che "sono 11 mila i biologi nutrizionisti interessati dalla recente polemica innescata dall'Ordine dei medici, finita davanti al giudice unico del Tribunale di Roma". "Una guerra di competenze - spiega Ermanno Calcatelli, presidente dei biologi italiani - che non tiene conto che la materia è ben regolamentata da tempo". L'Ordine ricorda che la competenza del biologo in tema di nutrizione "è affermata da una legge, pienamente vigente (24.5.1967 n. 396). La norma specifica che il biologo può valutare i bisogni nutritivi ed energetici dell'uomo. "Questa competenza, che la legge sancisce con tanta chiarezza solo a favore dei biologi", è ribadita "dal decreto del ministero di Grazia e giustizia, emanato di concerto con il ministero della Sanità n. 362 del 22.7.1993". Sul tema - continua in una nota l'Ordine professionale - un parere del Consiglio superiore di sanità "ha affermato che il biologo nutrizionista può, in situazione di autonomia ed indipendenza, stabilire diete consigliando, altresì, integratori alimentari". L'Ordine ribadisce, insomma, che "la competenza del biologo nel settore della nutrizione ha il più saldo fondamento che si possa ipotizzare. L'unico limite che incontra il biologo nutrizionista è quello di non potere effettuare diagnosi di stati patologici della persona e di non poter consigliare diete come mezzi curativi di una situazione di patologia. Il biologo quindi, come è arcinoto, non può eseguire diagnosi né prescrivere cure, ma nel settore considerato, dopo che il medico abbia effettuato la sua diagnosi, potrà contribuire al ristabilimento del benessere fisico mediante la determinazione dei bisogni nutritivi di quella determinata persona in quelle specifiche condizioni", conclude l'Ordine, sottolineando che anche il ministro della Salute Ferruccio Fazio, in un recente question time alla Camera, ha ribadito questi concetti.

22 aprile 2011

Fazio, diete dal biologo ma dopo accertamento medico




I biologi possono prescrivere diete, previo, però, un accertamento delle condizioni del paziente che deve essere effettuato dal medico. Lo ha chiarito il ministro della Salute Ferruccio Fazio, rispondendo ieri al question time alla Camera. La questione relativa alle competenze del biologo in relazione a tale materia, ha spiegato Fazio, è stata esaminata dal Consiglio superiore di sanità (Css): «Si afferma dunque» ha chiarito il ministro «che mentre il medico-chirurgo può prescrivere diete ai soggetti sani e malati, il biologo può elaborare diete nei confronti sia dei soggetti sani sia dei soggetti cui è stata diagnosticata una patologia ma previo accertamento delle condizioni fisio-patologiche effettuato dal medico». Il biologo, ha proseguito Fazio, «può inoltre elaborare in autonomia consigli nutrizionali al fine del miglioramento del benessere della persona che ne fa richiesta». I pareri del Css, ha quindi sottolineato Fazio, «vanno considerati come attività interpretativa di valore tecnico-scientifico. Quindi, allo stato attuale» ha concluso «non necessitano linee guida per definire gli ambiti di competenza del biologo-nutrizionista».

14 aprile 2011

Lettera aperta a Simona Izzo


Cara Simona Izzo,
so che le sue intenzioni non erano quelle di screditarmi, e credo che se ci fossimo conosciute qualche anno fa avrebbe potuto cambiare idea su di me.
Su di me e su tanti miei Colleghi che a pieno titolo svolgono la propria professione con onestà ed impegno.
Lei ha fatto, com’è giusto, le sue scelte, come noi le nostre.
Non abbiamo voluto fare il medico. Abbiamo scelto di fare il Biologo Nutrizionista.
La stimo molto e seguo da sempre le vicissitudini che lei ha dichiarato aver avuto con i medici.
Ho letto le sue interviste. Quella del luglio 2006 sulle due disavventure medico-estetiche per  una seduta laser e quella che a me sta più a cuore, antecedente, del luglio 2005 a firma di Margherita de Bac  su quante e quali diete avesse seguito senza risultati.
Immagino  che si sia sempre rivolta a medici di alto livello e di averne però cambiati molti.
Sembrava di aver trovato quella giusta, quella che le aveva consentito di mangiare il suo adorato gelatino.
Mi piacerebbe sapere se è il medico che continua a seguirla anche oggi per fare insieme qualche riflessione.
Avrei da farle anche altre domande  e le sarei grata se mi rispondesse.
Perché non si rivolgerebbe mai ad un Biologo Nutrizionista?
Lo sa che è un Professionista qualificato e autorizzato legalmente a svolgere la sua professione?
Lo sa che la non la farebbe sentire un ammalato e difficilmente la invierebbe in farmacia ma l’aiuterebbe a gestire in maniera sana la sua alimentazione?
Lo sa che il Biologo Nutrizionista conosce molto bene gli alimenti, la loro composizione, la loro funzione, il loro valore e gli effetti  da essi provocati su alcune patologie?
Sa che, in media, una visita di un Biologo Nutrizionista non dura mai meno di un’ora?  Sa che anche i successivi controlli durano a lungo?  Mi permetta di dirle perché ciò avviene: perché il Biologo Nutrizionista vuole stabilire, prima di tutto, un rapporto umano, sapere chi è la PERSONA, e non il PAZIENTE,  che ha  di fronte, non solo quanto pesa e quanto vorrebbe pesare.  Il Biologo Nutrizionista sa che il successo di ciò che superficialmente viene definito Dieta dipende fondamentalmente dal rapporto umano che si riesce a stabilire tra due persone che devono percorrere insieme, sia pure con ruoli diversi, un percorso educativo.
E se non lo sa perché mai ha messo in cattiva luce questa figura che ha un ruolo molto importante nella prevenzione  e che tanto può fare per il benessere delle persone?
Cara Simona, la invito al rispetto e le auguro,  con grande sincerità e solidarietà “da donna a donna” di ritrovare presto la sua tanto desiderata forma fisica.
Dott.ssa Rosa Lenoci
Biologa Nutrizionista

07 aprile 2011

Pandora: L'autonomia professionale del biologo nutrizionista

Pandora: L'autonomia professionale del biologo nutrizionista

Sci Transl Med. 2009; 1: 6-14. The Effect of Diet on the Human Gut Microbiome: A Metagenomic Analysis in Humanized Gnotobiotic Mice


Turnbaugh PJ, Ridaura VK, Faith JJ, Rey FE, Knight R, Gordon JI

ABSTRACT
Diet and nutritional status are among the most important modifiable determinants of human health. The nutritional value of food is influenced in part by a person’s gut microbial community (microbiota) and its component genes (microbiome). Unraveling the interrelations among diet, the structure and operations of the gut microbiota, and nutrient and energy harvest is confounded by variations in human environmental exposures, microbial ecology, and genotype.
To help overcome these problems, we created a well-defined, representative animal model of the human gut ecosystem by transplanting fresh or frozen adult human fecal microbial communities into germ-free C57BL/6J mice. Culture-independent metagenomic analysis of the temporal, spatial, and intergenerational patterns of bacterial colonization showed that these humanized mice were stably and heritably colonized and reproduced much of the bacterial diversity of the donor’s microbiota. Switching from a low-fat, plant polysaccharide–rich diet to a high-fat, high-sugar “Western” diet shifted the structure of the microbiota within a single day, changed the representation of metabolic pathways in the microbiome, and altered microbiome gene expression. Reciprocal transplants involving various combinations of donor and recipient diets revealed that colonization history influences the initial structure of the microbial community but that these effects can be rapidly altered by diet. Humanized mice fed the Western diet have increased adiposity; this trait is transmissible via microbiota transplantation.
Humanized gnotobiotic mice will be useful for conducting proof-of-principle “clinical trials” that test the effects of environmental and genetic factors on the gut microbiota and host physiology.

Commento
Alcuni ricercatori hanno trasferito con successo batteri intestinali da esseri umani obesi a topi germ-free per studiare il legame tra microflora intestinale e obesità. E’ stato osservato che le popolazioni microbiche dell’intestino sono diverse tra persone obese e magre e che gli obesi che dimagriscono tornano ad avere lo stesso tipo di microflora di quando erano magri. Questo suggerisce che l’obesità può avere un componente microbica sostanziale. Il microbioma cambia rapidamente passando da una dieta povera ad una ricca di grassi, ma non solo: è stato anche evidenziato che il semplice trasporto del microbiota da topi nutriti con una dieta ricca di grasso in topi germ-free, causava l’accumulo di grasso da parte di questi ultimi, anche se alimentati con una dieta a basso contenuto di grassi.
L’ingestione, tramite alimenti funzionali, di probiotici vivi può alterare la flora microbica intestinale e indurre effetti favorevoli. Inoltre è stato osservato che le fibre prebiotiche (inulina e fruttooligosaccaridi) promuovono la crescita selettiva di bifidobatteri, presenti a livelli più bassi negli animali obesi rispetto ai loro omologhi magri.