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Anche la Sclerosi Multipla ha oggi la sua dieta - a cura della dott.ssa Cacciola Maria Stella - Biologa Nutrizionista
La
domanda è “la dieta può davvero modificare invertendo l’andamento
progressivo di una patologia qualsiasi ed in particolare una a carattere
autoimmune come la Sclerosi Multipla?”
La risposta affermativa a questa domanda arriva dalla dott.ssa Laura Mendozzi, neurologa appassionata di sana
alimentazione, dell’IRCC S. Maria Nascente di Milano della Fondazione Don
Gnocchi. E nel mio articolo vi spiegherò come e perché.
Intanto
chiariamo che la Sclerosi Multipla è una patologia
autoimmune a carattere infiammatorio che colpisce il sistema nervoso
centrale provocando una progressiva demielinizzazione della guaina lipidica che
avvolge la terminazione nervosa e per capirci meglio è come se un filo
elettrico venisse scorticato progressivamente e non riuscisse più ad assolvere
il suo compito di condurre elettricità, allo steso modo la terminazione nervosa
privata della sua guaina esterna fatica a trasportare il messaggio dal cervello
ai muscoli e provoca nel tempo una disabilità progressiva.
Già da
tempo esistono molti studi pubblicati su prestigiose riviste scientifiche su
modelli animali nella Sclerosi Multipla ,
che hanno messo in evidenza che il Microbiota, quel complesso di batteri presenti nel nostro
apparato gastrointestinale che comunemente viene conosciuto come flora batterica
, in topi ammalati di Sclerosi Multipla è particolarmente alterato rispetto a quello
di topi sani.
Il Microbiota, ha affermato la dott.ssa
Patrizia Brigidi di Bologna, “è un sistema di adattamento che contribuisce al
nostro stesso inserimento nella Natura che ci circonda, come un cloud nel quale siamo immersi e che
comunica continuamente con le nostre cellule somatiche apportando modifiche e
cambiamenti sia a breve quanto nei tempi lunghi, grazie alla produzione di
sostanze che influenzano il metabolismo cellulare”, cioè dobbiamo immaginarci
inseriti in una nuvola di batteri
che in ogni momento si scambiano messaggi con tutte le nostre cellule e le
aiutano a capire meglio il mondo che le circonda con i suoi cambiamenti.
E’
stato quindi scoperto che il Microbiota
è estremamente plastico e subisce importanti modifiche al variare della dieta
che risulta essere fondamentale per il benessere e la salute di tutti. E come
dice il pr Paolo Riccio la Dieta tiene
al guinzaglio il Microbiota
E se la dieta influenza significativamente la composizione del Microbiota e a sua volta quest’ultimo produce sostanze che “parlano” alle nostre cellule va da se che la dieta è in grado di ridurre il dismicrobismo e aiutare l’organismo a modificare il suo stato da malato a sano.
Su
queste basi si è fondato lo studio pilota condotto dall’IRCC S. Maria Nascente di Milano della Fondazione Don Gnocchi,
verificare attraverso l’analisi della composizione del Microbioma intestinale e
di indici di laboratorio se una particolare dieta fosse in grado di modificare
l’infiammazione ed i parametri clinici.
Lo
studio pilota dell’IRCC ha dimostrato che una dieta organizzata sotto la guida
di un nutrizionista esperto, ricca di
prodotti vegetali (cereali, legumi,
verdure, ortaggi di stagione, frutta fresca, frutta secca, olio EVO) e povera in proteine e grassi animali (carne
bianca 1 volta alla settimana, pesce 2 volte, formaggio magro 1 volta, non
carne rossa ne latte ne formaggi grassi) fa aumentare la popolazione di
batteri con proprietà antiinfiammatorie ed è associata ad un miglioramento
della deambulazione nei pazienti seguiti per 2 anni con diagnosi di Sclerosi
Multipla .
Questo
suggerisce che la dieta modificando il Microbiota induce la riduzione
dell’infiammazione anche in patologie a carattere cronico e degerativo.
Possiamo
concludere anche che l’aggiunta di vit D, vit A e probiotici specifici può
essere molto utile ad indurre cambiamenti significativi volti al positivo
modificarsi di quadri clinici con importanti componenti infiammatorie
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