Se colonizzato da una flora batterica sana e diversificata,
l’intestino delle donne in post-menopausa è più efficiente nel metabolizzare
gli estrogeni, potenziali fattori di rischio per il cancro al seno. Sono queste
le conclusioni di uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Endocrinology and
Metabolism coordinato da Barbara Fuhrman, professore di epidemiologia
all’University of Arkansas for Medical Sciences. «La capacità di metabolizzare
gli estrogeni e il rischio di cancro al seno nelle donne in post-menopausa
dipende anche dalla composizione del microbiota intestinale» esordisce la
ricercatrice, ricordando che gli estrogeni vengono metabolizzati in gran parte
nel fegato ed escreti con la bile nell’intestino. «E il microbiota, a seconda
dei batteri che lo compongono, può ulteriormente modificare i metaboliti
favorendone il riassorbimento nel flusso sanguigno» riprende, ipotizzando che
le donne con un microbiota efficiente nel metabolizzare gli estrogeni
intestinali potrebbero avere un ridotto rischio di cancro al seno. Lo studio ha
coinvolto 60 donne da 55 a 70 anni in post-menopausa assistite dal provider
sanitario Kaiser Permanente in Colorado. «Tutte avevano una mammografia normale
prima di entrare nello studio» riprende l’epidemiologa, spiegando che durante
il follow-up sono stati prelevati sia campioni di feci per valutare la
biodiversità della flora batterica, sia campioni di urina per esaminare il
rapporto tra estrogeni e i loro metaboliti. «I pazienti con microbiota
polimorfo avevano un rapporto più elevato tra metaboliti ed estrogeni, specie
in presenza di batteri della classe Clostridium, soprattutto il genere
Ruminococcus. Viceversa, la presenza di un elevato numero di germi del genere
Bacteroides era inversamente proporzionale al tasso di metabolizzazione. «Dato
che i risultati dello studio si basano sul sequenziamento dell’Rna ribosomiale
e non su quello del genoma, è difficile stabilire un collegamento diretto tra
una singola specie di microbi e la produzione di metaboliti degli estrogeni»
puntualizza Fuhrman. E conclude: «Ciononostante, questi dati sono il primo
passo verso la comprensione del ruolo del microbiota nell’omeostasi degli
estrogeni e il suo impatto sulla salute umana».
J Clin Endocrinol Metab 2014. doi: 10.1210/jc.2014-2222