L'essere umano si adatta, il più delle volte a spese delle difese. Mangia per non sentire la fame, seguita a stare perfettamente bene ma aumentano i rischi. L’attuale numero di malattie, leucemie, allergie, tumori ed infarti c'è sempre stato, ma non è una maledizione genetica. Può esser evitato diminuendo la resistenza all’insulina e le sue conseguenze: stato pro-infiammatorio, grandi rischi e deterioramenti. La resistenza all’insulina dipende dall’alimentarsi, che è abituale. Abbiamo studiato la glicemia cioè il nutrimento disponibile per le cellule corporee, prima dei tre pasti con diario di 7 giorni in 120 adulti. In 7 giorni, l’intervallo medio di confidenza era ± 3.8 mg/dL attorno alla glicemia media della settimana. La variazione della media dopo 5 mesi era 0 mg/dL, e tenendo conto delle variazioni assolute (aumenti e diminuzioni) la variazione delle medie setimanali era 6.0 ± 4.6 mg/dL in 31 soggetti di controllo dopo 5 mesi. Dai 60 mg/dL ai 115 mg/dL, I soggetti erano stratificati per la loro media glicemica settimanale in 8 – 10 livelli di abitudine alimentare (la media glicemica settimanale è la provvisione media di nutrimento alle proprie cellule), e ogni livello era significativamente diverso dagli altri. Coloro che tenevano una media glicemica elevata potevano stare bene o aver vari disturbi, ma avevano tutti resistenza all’insulina (più rischi e deterioramenti) rispetto ai soggetti che avevano un media glicemica bassa. Il 70% - 80% della popolazione ha livelli glicemici elevati.
Possono stare bene, ma le persone con livelli pre-prandiali più alti sono sfortunati: hanno uno stato di resistenza all’insulina e il conseguente stato d’infiammazione subclinica diffusa (allergie, ecc.); hanno più rischi, deterioramenti e dolori. I più sfortunati per la scelta alimentare che hanno inconsapevolmente fatto, possono apprendere le abitudini di quei pochi (20% - 30%) più sani. Questo volume insegna a riconoscere le sensazioni individuali di fame iniziale (Cap. VI e VII) misurando la glicemia per imparare a indovinarla.Richiede abilità e pazienza per imparare in una o due settimane, non occorrono assolutamente sacrifici, il pasto deve precedere la sofferenza. Alimentarsi con fame iniziale (AFI) è sufficiente per vivere bene durante la giornata e mantenere costante un peso che non è eccessivo, ma ideale per ogni funzione, anche per l’attrazione dell’altro sesso. Può essere scelta per tutta la vita per appareggiarsi a coloro che vivono meglio, più a lungo, senza deterioramenti, senza rischi.
Possono stare bene, ma le persone con livelli pre-prandiali più alti sono sfortunati: hanno uno stato di resistenza all’insulina e il conseguente stato d’infiammazione subclinica diffusa (allergie, ecc.); hanno più rischi, deterioramenti e dolori. I più sfortunati per la scelta alimentare che hanno inconsapevolmente fatto, possono apprendere le abitudini di quei pochi (20% - 30%) più sani. Questo volume insegna a riconoscere le sensazioni individuali di fame iniziale (Cap. VI e VII) misurando la glicemia per imparare a indovinarla.Richiede abilità e pazienza per imparare in una o due settimane, non occorrono assolutamente sacrifici, il pasto deve precedere la sofferenza. Alimentarsi con fame iniziale (AFI) è sufficiente per vivere bene durante la giornata e mantenere costante un peso che non è eccessivo, ma ideale per ogni funzione, anche per l’attrazione dell’altro sesso. Può essere scelta per tutta la vita per appareggiarsi a coloro che vivono meglio, più a lungo, senza deterioramenti, senza rischi.