19 dicembre 2010

Dalle alghe un nuovo possibile ipoglicemizzante orale



In occidente le alghe sono state per decenni concepite quasi esclusivamente quale fonte di materiale da consumo, soprattutto in campo chimico-analitico, farmaceutico ed alimentare. Le specie più utilizzate appartengono all'ordine delle Laminarie, il più evoluto dal punto di vista morfo-funzionale, che vanta esemplari diffusi in tutti i mari e gli oceani del pianeta. Dai loro polisaccaridi complessi si ricavano ad esempio gel di agarosio, indispensabile in qualsiasi laboratorio di biologia molecolare, alginati, utilizzati dall'industria alimentare e farmaceutica come addensanti e stabilizzanti e, soprattutto, il glutammato monosodico. La percezione da parte delle papille gustative umane di questo sale dell'acido glutammico costituisce infatti uno dei cinque gusti base e, per questo motivo, l'acido glutammico viene massicciamente utilizzato dall'industria alimentare come additivo esaltatore di sapidità, identificato dalla sigla E621. Negli ultimi anni tuttavia si è osservata una decisa espansione di orizzonti, sia in campo alimentare sia più estesamente nutrizionale, ambiti in cui le alghe stanno assumendo sempre più importanza come alimento tal quale. Questo certamente è dovuto in primis alla crescente diffusione di esercizi commerciali proponenti cucina orientale (e più specificamente giapponese), fenomeno abbinato alla immemore esterofilia che caratterizza la nostra cultura e, anche se in misura minore, agli elevati flussi migratori provenienti dall'oriente veicoli di usi, tradizioni e quindi anche di etnomedicine. La stessa evidenza possiamo scorgere anche nel campo dell'integrazione alimentare: troviamo sul mercato decine di prodotti a base di alghe a scopo dimagrante, proprietà conferita dall'elevato contenuto di iodio, e più recentemente a scopo immunostimolante, azione esercitata da alcuni polisaccaridi immunogenici. A fianco a queste, recentemente si è scoperta una nuova attività attribuibile alle alghe. Potremmo dire anzi ri-scoperta: un gruppo di ricerca cinese infatti ha compiuto un ottimo lavoro metodologico per confutare l'utilizzo tradizionale della Laminaria japonica in MTC, ovvero il trattamento del diabete mellito.(1) La comunità scientifica a questo riguardo ha sempre attribuito la capacità ipoglicemizzante della L. japonica all'azione sequestrante esercitata dalle mucillagini su una quota dei carboidrati introdotti con i pasti; questo studio apre invece nuove prospettive. L'estratto etanolico ottenuto dal rizoide dell'alga, successivamente processato con etil-acetato, ha arricchito la dieta di un gruppo di ratti diabetici - trattati con streptozotocina - confermando l'attività ipoglicemizzante; in seguito, lo stesso estratto è stato lavorato per ottenere sei differenti frazioni, la più attiva delle quali è stata ulteriormente frazionata per arrivare alla fase più concentrata in principi attivi. Per ogni fase, il test in vivo è stato ripetuto. La frazione finale, dotata della maggiore attività ipoglicemizzante dose-dipendente, è stata quindi sottoposta ad indagini in LC/MS e NMR per caratterizzare il principio attivo responsabile dell'attività farmacolgica: si è così giunti al butil-isobutil-ftalato (BIP dall'acronimo inglese), che ha dimostrato in vivo attività ipoglicemizzante superiore all'acarbose a parità di dose. Studi di cinetica manifestano infatti che il BIP non solo possiede una maggiore affinità di legame all'α-glucosidasi duodenale rispetto al comune farmaco ipoglicemizzante orale, ma soprattutto che è in grado - indipendentemente dalla concentrazione di zuccheri circostante - di instaurare un legame non-competitivo con l'enzima, quindi inibito in modo più potente.
Se futuri studi confermeranno la dinamica e la portata dell'attività del BIP, escludendo ulteriori e non desiderate attività biologiche, la comunità medica potrebbe disporre di un innovativo, economico e naturale ipoglicemizzante orale.

(1) Bu, T. et al., α-Glucosidase Inhibition and the In Vivo Hypoglycemic Effect of Butyl-isobutyl-phthalate derived from the Laminaria japonica Rhizoid, Phytother. Res. 24: 1588-1591 (2010)

Matteo Floridia
Biotecnologo, esperto in Fitoterapia clinica, Milano