14 giugno 2023

Alimentazione corretta per pazienti diabetici con Piede Diabetico: Promuovere la guarigione e il benessere


Il diabete è una malattia cronica che richiede un'attenzione particolare all'alimentazione. Nei pazienti diabetici con piede diabetico, l'alimentazione corretta svolge un ruolo ancora più cruciale per promuovere la guarigione delle lesioni e il benessere generale. In questo articolo, esploreremo gli aspetti chiave dell'alimentazione corretta per i pazienti diabetici con piede diabetico, fornendo utili consigli per una gestione ottimale della condizione.

Controllare l'apporto di carboidrati:

I carboidrati influenzano direttamente i livelli di zucchero nel sangue, quindi è essenziale monitorare attentamente la quantità e la qualità dei carboidrati consumati. Si consiglia di preferire carboidrati complessi, come quelli presenti in cereali integrali, verdure e legumi, che vengono digeriti più lentamente, evitando picchi improvvisi di zucchero nel sangue. È fondamentale anche suddividere l'apporto di carboidrati durante il giorno per evitare carichi glicemici eccessivi in un'unica assunzione.

Priorità alle proteine magre:

Le proteine sono importanti per la riparazione dei tessuti e la guarigione delle lesioni. È consigliabile scegliere fonti di proteine magre come pollame, pesce, latticini a basso contenuto di grassi e legumi. Queste fonti proteiche forniscono anche altri nutrienti essenziali come ferro, zinco e vitamine del gruppo B.

Incrementare l'apporto di grassi sani:

Contrariamente alla credenza popolare, i grassi non dovrebbero essere completamente evitati nella dieta di un paziente diabetico con piede diabetico. Tuttavia, è importante fare scelte intelligenti e privilegiare grassi sani come quelli presenti in avocado, noci, semi e oli vegetali come l'olio d'oliva. Questi grassi sono ricchi di acidi grassi omega-3 e antiossidanti, che possono favorire la guarigione e ridurre l'infiammazione.

Aumentare il consumo di fibre:

La fibra alimentare è preziosa per i pazienti diabetici con piede diabetico. Aiuta a regolare i livelli di zucchero nel sangue, a migliorare la digestione e a mantenere un peso corporeo sano. È possibile aumentare l'apporto di fibre consumando frutta fresca, verdura, cereali integrali e legumi.

Limitare il consumo di sodio:

Il controllo della pressione sanguigna è particolarmente importante per i pazienti diabetici con piede diabetico. Limitare l'assunzione di sodio può aiutare a mantenere la pressione arteriosa sotto controllo e a ridurre il rischio di complicanze. Si consiglia di evitare cibi ad alto contenuto di sodio, come cibi confezionati, cibi pronti e condimenti salati, e di preferire erbe aromatiche e spezie per insaporire i pasti.

Conclusioni:

L'alimentazione corretta riveste un ruolo cruciale nella gestione del diabete e del piede diabetico. I pazienti diabetici con piede diabetico dovrebbero prestare particolare attenzione all'equilibrio dei nutrienti, limitando l'apporto di carboidrati, privilegiando le proteine magre e i grassi sani, aumentando l'assunzione di fibre e limitando il consumo di sodio. Consultatemi per una consulenza personalizzata sull'alimentazione, che tenga conto delle specifiche esigenze di ogni individuo.

dott.ssa Maria Stella Cacciola

Biologa nutrizionista

05 giugno 2023

LIPEDEMA, CELLULITE ED OBESITA’: LE DIFFERENZE CHE INFLUISCONO SULLA PIANIFICAZIONE DEL TRATTAMENTO

    Ci sono sicuramente differenze tra Lipedema, Cellulite e Obesità anche se molto spesso vengono identificate come se fossero strettamente connesse e correlate e saranno proprio queste l’argomento di questo articolo. Ma proviamo prima a dare le caratteristiche di base delle tre tipologie di affezioni.

    Il lipedema è una condizione medica cronica che colpisce principalmente le gambe e, in alcuni casi, le braccia. È caratterizzato da una distribuzione anormale del tessuto adiposo, che provoca accumuli di grasso nelle cosce, nei glutei e nelle gambe, spesso accompagnati da una struttura adiposa a "buccia d'arancia" e molto spesso negli stadi avanzati “a materasso”. Sebbene possa sembrare simile alla cellulite o all'obesità, il lipedema presenta alcune caratteristiche distintive. E’ infatti caratterizzato da accumuli di grasso simmetrici e dolorosi nelle gambe, spesso con una linea di demarcazione netta tra le aree colpite e quelle non colpite. Le braccia possono essere coinvolte spesso ma non in tutti i casi. È una condizione cronica che progredisce nel tempo e può portare a problemi di mobilità e dolore. Il lipedema è spesso ereditario e colpisce principalmente le donne. E’ aggravato da squilibri estroprogestinici ed in generale ormonali.

    La cellulite è una condizione caratterizzata dalla comparsa di una pelle a "buccia d'arancia" causata dall'accumulo di grasso sotto la superficie della pelle. Può verificarsi in diverse parti del corpo, come cosce, glutei, addome e braccia. La cellulite può essere presente sia nelle persone magre che in quelle in sovrappeso ed è più comune nelle donne. Non è associata a dolore o gonfiore significativo.

    L'obesità è una condizione di eccesso di grasso corporeo generalizzato in tutto il corpo. È spesso caratterizzata da un aumento di peso complessivo e può essere determinata da molteplici fattori, tra cui dieta, stile di vita e fattori genetici. L'obesità può presentare diversi rischi per la salute, come malattie cardiache, diabete e problemi articolari.

    La pianificazione del trattamento per il lipedema si basa sulla gestione dei sintomi e sulla riduzione dell'infiammazione e del dolore associati alla condizione. Le opzioni di trattamento possono includere:

    Terapia conservativa: Ciò può includere terapia fisica, compressiva delle gambe con indumenti specifici, tecniche di drenaggio linfatico, terapia manuale e attività fisica mirata.

    Modifiche dietetiche: Una dieta equilibrata e sana può contribuire a gestire il peso corporeo complessivo e ridurre l'infiammazione. La riduzione del consumo di cibi ad alto contenuto di sodio e zuccheri può essere consigliata per limitare la ritenzione idrica e il gonfiore. La dieta chetogenica e la dieta a basso contenuto di carboidrati, lattici e glutine si stanno evidenziando essere molto utili per ridurre l’infiammazione, l’edema e contenere l’aumento del grasso anche lipedemico.

    Terapia Chirurgica: In casi gravi di lipedema, può essere presa in considerazione la chirurgia estetica, come la liposuzione specializzata per rimuovere l'accumulo di grasso in eccesso. È importante consultare un chirurgo specializzato in lipedema per valutare i benefici e i rischi del intervento chirurgico.

    Per quanto riguarda il trattamento della cellulite e dell'obesità è utile un approccio olistico che coinvolga diversi aspetti, tra cui l'alimentazione, l'attività fisica, la gestione dello stress e, in alcuni casi, interventi medici specifici. Ecco alcuni punti chiave da considerare:

    Alimentazione equilibrata: Seguire una dieta sana ed equilibrata è fondamentale per la gestione della cellulite e dell'obesità. Ciò implica consumare cibi ricchi di nutrienti, come frutta, verdura, proteine magre e cereali integrali, e limitare l'assunzione di cibi ad alto contenuto di zuccheri aggiunti, grassi saturi e sale.

    Monitorare le dimensioni delle porzioni è importante per evitare un eccesso di calorie e promuovere la perdita di peso. L'uso di piatti più piccoli, la consapevolezza durante i pasti e la pratica del "mangiare consapevole" possono aiutare a gestire l'apporto calorico.

    L'esercizio fisico è essenziale per bruciare calorie, migliorare la circolazione, tonificare i muscoli e ridurre la cellulite. Una combinazione di attività cardiovascolari, come camminare, correre o nuotare, e allenamento di resistenza, come sollevamento pesi o esercizi a corpo libero, può essere efficace.

    Lo stress può influire sulla cellulite e sull'obesità con l’innesco di di squilibri ormonali che coinvolgono sia l’asse surrenale quanto il Microbiota Intestinale. L'adozione di tecniche di gestione dello stress, come la meditazione, lo yoga, la respirazione profonda o l'attività ricreativa, può contribuire a migliorare la salute mentale e fisica. L’uso di probiotici con regolarità può aiutare moltissimo il riequilibrio del Microbiota Intestinale con notevoli benefici sistemici.

    La cellulite può essere trattata con vari sistemi ed esistono diverse opzioni di trattamento per ridurre l'aspetto della cellulite, come massaggi linfodrenanti, terapie a base di ultrasuoni, terapia di pressione negativa o trattamenti laser. È consigliabile consultare un dermatologo o un medico specializzato per determinare la migliore opzione per il proprio caso. Tutti questi trattamenti al contrario non hanno trovato riscontro nel migliorare la condizione di Lipedema

    Anche per l'obesità esistono terapie e trattamenti molto utili che invece non hanno buoni riscontri nel Lipedema come la chirurgia bariatrica. Questi interventi vengono valutati caso per caso da un chirurgo specializzato e possono comportare una significativa perdita di peso e miglioramenti nella salute generale.

    Certamente il supporto psicologi
co può essere sempre e comunque adeguato sia per il Lipedema che per affrontare la cellulite e l'obesità. Un terapista o uno psicologo specializzato possono aiutare a gestire l'aspetto emotivo e comportamentale correlato a queste condizioni, favorendo una visione positiva del proprio corpo e incoraggiando comportamenti sani.

    Ricorda che ogni individuo è unico e le strategie di trattamento possono variare. Consultare sempre un professionista sanitario qualificato per una valutazione e una pianificazione del trattamento personalizzate.


20 gennaio 2022

CONSULENZA NUTRIZIONALE ONLINE

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Di cosa ho bisogno per la consulenza online? Peso e Altezza misurati precedentemente dalla persona senza vestiti e scarpe (se vuoi, altrimenti faremo senza parlare di peso)

COME ACCEDERE AL SERVIZIO

Si potrà avere una consulenza in videochiamata con diversi tipi di piattaforme oppure solo telefonica comunque sarà accurata e completa.

Il pagamento è anticipato tramite Bonifico Bancario o con Carte di Credito mediante SumUp e verrà rilasciata ovviamente una ricevuta sanitaria.

Dopo l’avvenuto pagamento della prestazione, ci si accorderà tramite scambio di email o comunicazione telefonica per fissare l’orario ed il giorno della consulenza online, a seconda delle disponibilità di entrambi.

La consulenza di potrà svolgere dal Lunedì al Venerdì, dalle 9,30 alle 14,00 e dalle 15,00 alle 19,30.

Per ulteriori informazioni o domande potete scrivermi all’indirizzo di posta elettronica cacciolamariastella@.gmail.com

20 settembre 2021

Effetti della dieta iperproteica su peso corporeo e microbioma intestinale a cura della dott.ssa Silvia Radrezza










L’interazione tra dieta e microbiota intestinale ha un ruolo critico nella regolazione del metabolismo energetico. Se gli effetti delle fibre sono ampiamente studiati, quelli delle proteine sono poco conosciuti.

Cosa aggiunge questa ricerca
In questo studio è stato approfondito l’effetto sul microbiota intestinale di un supplemento ad alto contenuto proteico vs regime normoproteico in 107 soggetti sottoposti a dieta a restrizione calorica.

Conclusioni
Il supplemento proteico ha indotto la perdita di grasso viscerale e, di contro, l’attivazione del metabolismo degli amminoacidi mediato dal microbiota.

Durante un percorso di dimagrimento, contrariamente a quanto si possa pensare, un supplemento di proteine potrebbe avere effetti positivi nella riduzione del grasso viscerale con, di contro, l’attivazione del metabolismo degli amminoacidi mediato dal microbiota intestinale

È quanto concludono Pierre Bel Lassen e colleghi della Sorbonne University (Parigi) in uno studio di recente pubblicato su Scientific Reports.

Microbiota e calorie assorbite

È cosa ormai nota come l’obesità rappresenti, soprattutto per il mondo occidentale, una delle problematiche di salute pubblica più diffuse e preoccupanti non solo per la patologia in sé, ma anche per le potenziali conseguenze quali diabete di tipo 2, disturbi cardiovascolari ecc. 

Sono quindi molte le strategie di intervento, dalla correzione dello stile di vita alla via chirurgica, per contrastarla. Una corretta alimentazione attività fisica rimangono però le armi vincenti. 

Ad avere un ruolo importante nel prevenire e/o correggere l’aumento di peso anche il microbiota intestinale agendo sul metabolismo di molti dei nutrienti che mangiamo. 

Si è visto però come non sia solo questione di quantità di cibo e calorie, ma anche di qualità e di come, indipendentemente dalla dieta, la popolazione batterica sia in grado di influenzare la massa adiposa viscerale. In termini di macronutrienti, mentre l’impatto delle fibre è stato approfondito esaustivamente, meno si conosce (e talvolta in maniera contradittoria) di quello delle proteine. 

Risultati dello studio

A tal proposito, i ricercatori hanno qui voluto capirne meglio le dinamiche sia a livello tassonomico sia funzionale in 107 soggetti obesi sottoposti a regime ipocalorico per tre mesi finalizzato alla perdita del peso. Un regime normoproteico (proteine da fonte vegetale; n=46) è stato quindi confrontato con uno ad alto contenuto di proteine (n=48) derivate dal latte valutandone sia l’eventuale riduzione di grasso viscerale sia la riorganizzazione batterica fonte dipendente. 

Di seguito i passaggi e i risultati principali.

Dall’analisi della composizione corporea e di rischio cardiometabolico dopo l’eventuale supplemento proteico si è visto come:

  • rispetto al gruppo normoproteico (CP), quello con un maggiore contenuto di proteine (IP) ha mostrato una diminuzione di grasso viscerale medio rispetto al baseline (-8% vs -9,7%). La significatività è stata raggiunta tuttavia da solo quei pazienti strettamente aderenti al piano di intervento (Per Protocol o PP)
  • la massa magra non ha mostrato alterazioni nel gruppo IP, diminuita invece nella controparte CP
  • la pressione sistolica e diastolica, il BMI, la circonferenza addominale, il glucosio a digiuno, il colesterolo totale, LDL e i livelli trigliceridi hanno mostrato un marcato decremento rispetto al baseline in maniera analoga nei due gruppi
  • diminuzione marcato nel gruppo IP invece di marcatori infiammatori quali proteina-C reattiva e TNF alfa 
  • di contro, livelli di emoglobina glicata (HbA1c) è risultata minore nel gruppo CP

Per un sottogruppo (n=53) è stato quindi analizzato il microbioma fecale dal punto compositivo e funzionale dimostrando come:

  • la perdita di massa viscerale è associata a un aumento della ricchezza batterica
  • indipendentemente dal gruppo (IP o CP), soggetti con una bassa conta genetica di base hanno mostrato un maggiore incremento di diversità
  • il supplemento proteico ha impattato solo parzialmente sulla diversità (alpha-diversity) e composizione batterica
  • influenza trascurabile anche dalla fonte di proteine (animale o vegetale) in termini di alpha- e beta-diversity
  • al termine dello studio, 8 pazienti (15%) hanno cambiato il loro enterotipo seppur in maniera distribuita tra i due gruppi
  • alcune modulazioni tassonomiche sono invece state registrate più o meno gruppo specifiche. Tra queste, Akkermansia spp. ha mostrato di aumentare con la restrizione calorica in entrambi i gruppi, diminuiti invece i bifidobatteri; seppur in maniera non statisticamente significativa, Christensenella spp. e Lactobacillus sp. sono aumentati nel gruppo IP, Turicibacter spp. nella controparte
  • il supplemento proteico ha stimolato il metabolismo degli aminoacidi. Dei 12 pathways (o moduli KEGG) alterati, la maggior parte è infatti riconducibile alla catena di sintesi e degradazione amminoacidici (ciclo dell’urea, biosintesi di biotina ecc.) in maniera direttamente correlata alla percentuale di proteine assunte. La sintesi di cisteina, treonina, isoleucina ecc. è comunque risultata superiore alla quota degradata (nel gruppo IP)

Effetti sul metabolismo proteico

Da ultimo, per confermare i cambiamenti metagenomici osservati nel gruppo IP, i ricercatori hanno valutato in maniera più mirata gli effetti di una frazione di proteine estratta sul microbiota intestinale di entrambi i gruppi in vitro applicando un approccio di fermentazione. 

L’esposizione alle proteine ha indotto in entrambi i casi un aumento del metabolismo aminoacidico con un effetto moderatamente gruppo-specifico. La differenza osservata nei pazienti potrebbe quindi essere in parte dovuta alla ridotta digeribilità delle proteine nel gruppo IP. Maggiori, inoltre, gli effetti in fase di degradazione rispetto alla sintesi.

Conclusioni

Per riassumere dunque, una dieta ipocalorica e ricca in proteine sembrerebbe aiutare nel ridurre la massa grassa viscerale senza intaccare quella magra

La diversità metagenomica e le alterazioni funzionali in favore al metabolismo degli aminoacidi sono risultati indici di responsività alla dieta. Minori invece i cambiamenti in termini di composizione batterica. Ulteriori approfondimenti sono tuttavia necessari.

Silvia Radrezza

Laureata in Farmacia presso l'Univ. degli Studi di Ferrara, consegue un Master di 1° livello in Ricerca Clinica all' Univ. degli Studi di Milano. Borsista all'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS dal 2017 al 2018, è ora dottoranda in Scienze Farmaceutiche presso l'Univ. degli Studi di Milano.

13 settembre 2021

Lipedema: una patologia reale? articolo scritto dalla dott.ssa Cacciola Maria Stella - biologa nutrizionista

 Lipedema: È una patologia reale? Cosa possiamo fare per riconoscerlo e curarlo?

  








 

 Questo articolo nasce per divulgare questa affezione, il Lipedema, che, se pur non abbia ancora il riconoscimento di patologia, acquisisce giornalmente connotati sempre più chiari e scientificamente validati e nella speranza che sempre più i medici, specialmente quelli di medicina generale ed i pediatri guardino con occhi diversi le giovani donne e le adolescenti con problemi di sovrappeso e con squilibri ormonali, in modo particolare tutte quelle con familiarità per Obesità Ginoide aggravata da Linfedema giacché oggi ci sono prove serie sulla “ereditarietà” o comunque sulla predisposizione genetica del Lipedema, quasi esclusivamente in linea femminile.

     Mi sembra necessario chiarire subito i fondamenti di questa affezione per aiutare almeno a dare una connotazione chiara. 

    A tal riguardo preferisco utilizzare una definizione semplice e completa che ho trovato e che di seguito cito: “Il Lipedema è un disturbo cronico progressivo che colpisce quasi esclusivamente le donne. Clinicamente, è caratterizzato da una distribuzione anomala del tessuto adiposo, con conseguente sproporzione pronunciata tra estremità e tronco. Tale sproporzione è causata da un aumento localizzato e simmetrico del tessuto adiposo sottocutaneo negli arti inferiori e/o superiori. Altre scoperte includono edema (aggravato dall'ortostasi), nonché facile ecchimosi a seguito di traumi minori e, tipicamente, aumento della dolenzia con la pressione”

    Oggi è più facile diagnosticare il Lipedema ed aiutare efficacemente chi ne è affetto per l’esistenza di Linee Guida e Documenti di Consenso Statunitensi ed Europei per cui molti professionisti hanno intrapreso percorsi di formazione per la diagnosi ed il trattamento specifico. 

    Un aspetto da non trascurare è, purtroppo la mancanza ancora di un approccio integrato e coordinato fra più figure professionali ed il riconoscimento come patologia dal SSN. 

    In questo momento purtroppo, le donne affette da Lipedema, sono infatti tristemente consapevoli di avere poche possibilità di veder migliorare la propria situazione patologica proprio per la mancanza di strutture adeguate e convenzionate con il SSN. Questa importante lacuna nell’offerta sanitaria pubblica, non fa altro che addossare la gestione e la cura della patologia sulle sole spalle delle donne che ne soffrono e delle loro famiglie, esponendole a sacrifici di natura sia economica che psicologica. 

    È fondamentale che la Sanità territoriale acquisisca piena consapevolezza del problema e che gli stessi medici di famiglia si aggiornino al meglio su questa patologia che ha spesso un esordio precoce.

    Recenti studi condotti dal gruppo di lavoro del Pr Sandro Michelini, Ospedale San Giuseppe di Marino (RM), hanno portato ad una scoperta illuminante in tal senso: sarebbe proprio un gene, e sicuramente anche più di uno, infatti, ad avere una corresponsabilità determinante nell’esordio della patologia e questo è evidente anche alla luce del riconoscimento della patologia anche in ben 4 generazioni di donne della stessa famiglia senza coinvolgimento se non come portatori sani dei maschi della stessa.

    Approcciarla in modo serio e documentato diventa quindi fondamentale per giungere quanto più precocemente possibile ad una diagnosi definitiva che consenta a tutte le giovani donne di intraprendere un percorso corretto e personalizzato al fine di contenere al meglio i sintomi e l’evoluzione.

    L’approccio terapeutico ottimale al Lipedema è sostanzialmente, almeno in gran parte, contenitivo ed è quindi basato sul trattamento nutrizionale, il linfodrenaggio manuale di tipo Vodder, i bendaggi e l’elastocompressione. Chiaramente tutti questi trattamenti vanno personalizzati ed eseguiti da personale altamente specializzato e con documentata esperienza.

    Il punto estremo e finale rimane ancora oggi purtroppo la terapia chirurgica specializzata che comunque oggi è sempre più integrata con gli altri approcci terapeutici.

    Attualmente la dieta insieme con l’attività fisica moderata e personalizzata, il massaggio Vodder  e l’elastocompressione possono essere molto importanti per il controllo dell’affezione sin dall’esordio, che solitamente avviene nel periodo adolescenziale con aggravamenti in gravidanza e in menopausa.

 La dieta chetogenica e la dieta Low Carb, ben conosciuta come DIETA RAD (Rare Adipose Disorders),  con un basso apporto di carboidrati, in particolare da cereali, frutta e patate e particolarmente incentrata sull’utilizzo di carni bianche, uova, pesce, legumi e verdure fresche di stagione, oggi è riconosciuta a livello internazionale ed ha come obiettivo specifico soprattutto quello di regolare i livelli di insulina e ridurre l’infiammazione mirando quindi ad un riequilibrio ormonale.

     Il compito attuale e principale della dietoterapia moderna consiste prevalentemente nella regolazione e controllo dei livelli di insulina, in considerazione soprattutto della testimonianza dei tanti studi scientifici che correlano  l’infiammazione alla gran parte delle patologie a carattere cronico e all’iperinsulinemia prima e al diabete successivamente, determinati dall’eccesso di carboidrati presenti nell’alimentazione quotidiana. 

    Risulta importante consumare in modo ridotto cibi confezionati e prodotti alimentari “industriali” che sono eccessivamente carichi di zuccheri, di grassi trans e dei cosiddetti “interferenti endocrini”, sostanze queste ultime dimostrano di interferire con l’equilibrio ormonale naturale e nel tempo arrivare a provocare diabete e patologie endocrine.

    Credo profondamente che solo la diagnosi precoce del Lipedema possa garantire nuove ed affidabili prospettive di cura a tutte le donne che ne hanno bisogno. 

a cura della
dott.ssa Cacciola Maria Stella - biologa nutrizionista