Key Points
• La “Non Celiac Disease Gluten Sensitivity” (NCGS) è una sindrome complessa,
i cui aspetti epidemiologici, clinici e patogenetici restano da definire.
• L’assenza di biomarkers e la complessità delle procedure diagnostiche rendono
difficilmente stimabile la prevalenza e le caratteristiche della NCGS.
• La clinica dei pazienti che si ritiene siano affetti da NCGS è varia.
• Oltre al glutine, è possibile la responsabilità di altri componenti della dieta,
come i FODMAPs.
• Alcuni studi suggeriscono il possibile ruolo di un meccanismo immunitario,
seppur diverso quello attivo nella celiachia, ma non è possibile escludere al momento
alterazioni della motilità intestinale e/o della sensibilità viscerale
DEFINIZIONE ED EPIDEMIOLOGIA
La
“gluten sensitivity”, o più precisamente “non celiac gluten sensitivity
(NCGS)”,
è
una sindrome caratterizzata da sintomi intestinali ed extra-intestinali
correlati
all’ingestione
di alimenti contenenti glutine, in soggetti non affetti da malattia
celiaca (CD)
né allergici al grano (1).
Per
quanto sia inclusa nei disordini correlati all’ingestione di glutine, molti
aspetti
epidemiologici
e patogenetici sono ancora poco chiari.
In
effetti questa entità è conosciuta da decenni: già negli anni ’80 si
individuarono
gruppi
di pazienti non celiaci con diarrea cronica, la cui sintomatologia
migliorava
dopo eliminazione del glutine dalla dieta, e peggiorava dopo la sua
reintroduzione.
La
prevalenza nella popolazione generale è difficilmente stimabile, visto anche
l’aumento
di pazienti autodiagnosticatisi disturbi correlati al glutine che hanno
iniziato
la dieta senza glutine (DSG) senza indicazione medica.
Tuttavia
la NCGS sembra un disturbo piuttosto comune: in uno studio americano,
condotto
su 7.762 persone dai sei anni in su coinvolte nel “National Health
and
Nutrition Examination Survey” (NHANES), è stata stimata una percentuale
dello
0,55% di pazienti a DSG auto-prescritta, con una prevalenza più alta
nelle
donne e nei pazienti adulti.
Altri studi hanno mostrato prevalenze variabili tra
lo 0,6% e il 6%.
Gli importanti limiti di queste stime è che si tratta di dati spesso
provenienti
dai centri specialistici e in ogni caso la relazione tra sintomi gastrointestinali
e l’intake di glutine non è stata adeguatamente esplorata.
Il
gold standard diagnostico da tutti proposto è il challenge con glutine in
doppio
cieco
controllato con placebo (double-blind placebo-controlled challenge,
DBPC),
con comparsa di sintomi intestinali ed extraintestinali direttamente
correlabile al’ingestione
di glutine e la loro scomparsa con l’eliminazione
dello stesso dalla
dieta.
Questa
metodica non è tuttavia di facile esecuzione nella pratica clinica.
In pochissimi studi
i pazienti sono stati correttamente diagnosticati e ciò
rappresenta un
importante limite per molte delle informazioni disponibili
circa la clinica e
la patogenesi
di questa condizione.
Il
rapporto tra Irritable bowel Syndrome (IBS) e disturbi correlati al glutine è
complesso,
ed è suggerito un legame tra il disordine funzionale e la NCGS.
Secondo altri
autori, il ruolo del glutine nell’insorgenza dei sintomi andrebbe
ridimensionato, valorizzando
invece il peso di altri nutrienti, in particolare
gli oligoe monosaccaridi
fermentabili e polioli (FODMAPs), presenti nel
grano ma anche in
altri alimenti come alcuni vegetali.
La
relazione tra sintomi IBS-like e dieta priva di glutine non è chiara: uno
studio
randomizzato
e controllato non ha evidenziato effetti specifici o dose-dipendenti
del
glutine, una volta esclusi i FODMAPs, in una coorte di pazienti con NCGS
“autoriportata”
e sintomi IBS-like (2). Secondo alcuni sarebbe più corretto parlare
di
“sensibilità al grano non celiaca” (Non Celiac Wheat Sensitivity - NCWS).
CARATTERISTICHE DEI PAZIENTI
Le
caratteristiche dei pazienti con NCGS sono ancora poco chiare.
Uno studio
prospettico multicentrico
condotto in Italia in 38 centri, di cui
4 pediatrici, ha individuato, durante
un periodo di sorveglianza di un anno,
486 pazienti con NCGS, diagnosticati in
base alla comparsa di sintomi in seguito
all’assunzione di glutine, e alla loro
scomparsa in
seguito all’eliminazione del glutine
dalla dieta, ovviamente dopo aver escluso CD
e allergia al grano.
410 pazienti (84%) erano donne con un’età media di 38 anni
e con
più di due sintomi.
Tra i sintomi gastrointestinali, i due più frequenti erano
il gonfiore e
il dolore
addominale, seguiti da nausea, sensazione di reflusso, stomatite
aftosa.
Più
del 50% dei pazienti riferiva un alvo diarroico, il 24% costipazione e il 27%
caratteristiche dell’alvo
alternate. Tra i sintomi extraintestinali, i più frequenti sono
stati l’astenia
e la sensazione di malessere, il dolore osteo-artro-muscolare,
la perdita di
peso, l’anemia
e alcune manifestazioni cutanee.
Per quanto riguarda i sintomi
neuropsichiatrici, circa
il 54% dei pazienti riferiva
cefalea, seguita da ansia e senso di mente annebbiata
e da depressione.
Il 95% di questi pazienti riferiva insorgenza dei sintomi ogni
volta o quasi
che assumeva cibo contenente glutine.
In questo studio è stata
valutata anche
l’associazione con altre patologie:
l’associazione più frequente era con IBS, rilevata
nel 47% dei pazienti,
mentre intolleranze alimentari e allergie ad inalanti,
alimenti o
metalli
sono state individuate nel 35% e 20% dei pazienti rispettivamente.
In questo
studio è stata confermata la mancanza di associazione con l’aplotipo
HLA, mentre
il marker immunitario contro la gliadina più frequentemente
individuato è rappresentato
dagli anticorpi antigliadina IgG di prima generazione
(AGA IgG), riscontrato nel
25% dei pazienti. Una biopsia duodenale, quando
effettuata, presentava un
Marsh 0 nel 69% dei casi e un Marsh 1 nel 31%.
Nei diversi centri il rapporto
tra le
nuove diagnosi di NCGS e celiachia durante
lo studio è stato di 1,15:1,
passando a 0,29:1
considerando soltanto le casistiche
dei centri pediatrici (3).
Lo studio è
interessante perché
offre uno spaccato di come è percepita oggi
la NCGS, ma va sottolineato come
tutte queste informazioni provengano da
pazienti non sottoposti ad adeguato DBPC.
In
uno studio condotto su popolazione adulta nel 2012 in cui gli autori
preferiscono
l’espressione
NCWS (4), sono stati analizzati 276 pazienti con una sintomatologia
IBSlike che
avevano ricevuto diagnosi di NCWS in base all’esecuzione di un
DBPC, con l’esclusione
di altre diagnosi mediante metodiche di laboratorio,
radiografiche ed
endoscopiche.
I
pazienti sono stati sottoposti a un DBPC per grano e latte. Durante il
periodo
di studio sono state registrate la comparsa dei sintomi tramite questionario
validato,
e la loro gravità mediante scala visiva analogica. I pazienti positivi al
challenge erano
divisibili in due gruppi, il primo caratterizzato dalla sola NCWS,
il secondo caratterizzato
da ipersensibilità alimentari multiple. Tutti i pazienti hanno
mostrato un aumento
della sintomatologia (gonfiore, dolore addominale, modifica
della consistenza delle
feci) in seguito all’assunzione di grano, ma nessuno ha mostrato
aumento degliindici
infiammatori. Nessuno dei pazienti con NCWS mostrava
atrofia dei villi. I
pazienti che
erano pure HLA-DQ2 e/o DQ8 positivi appartenevano
principalmente al primo
gruppo e mostravano infiltrazione linfocitaria maggiore
rispetto ai negativi, inoltre
circa un terzo delle biopsie presentava la produzione
di anticorpi
antiendomisio (EMA)
nel mezzo di coltura, mentre i pazienti del
secondo gruppo mostravano
frequentemente un
infiltrato eosinofilo.
Inoltre i pazienti con sola NCWS presentavano una
maggior frequenza di anemia
e perdita di peso rispetto ai pazienti con
intolleranze multiple,
mentre in questi ultimi
era più frequente la coesistente storia di atopia.
Viste
le caratteristiche istologiche dei pazienti del primo gruppo, è possibile
ipotizzare
che
alcuni pazienti con NCWS rientrino piuttosto nello spettro della CD.
Gli
effetti del glutine su pazienti con IBS sono stati indagati in uno studio del
2013 (5):
45
pazienti affetti da IBS con fenotipo diarroico sono stati randomizzati in due
gruppi
per
confrontare gli effetti della dieta con e senza glutine sulla motilità e
permeabilità
intestinale.
I pazienti HLA DQ2/8 positivi a dieta con glutine presentavano più movimenti
intestinali,
un aumento della permeabilità e un’alterazione dell’espressione delle
proteine
delle giunzioni cellulari.
Ci
sono minori informazioni sulla popolazione pediatrica, anche se sembra che
anche
i
bambini presentino come sintomi più frequenti dolore addominale, diarrea
cronica,
astenia
e gonfiore, e spesso una positività degli AGA IgG (6).
Per
quanto riguarda gruppi di pazienti particolari, l’efficacia della DSG nella
popolazione
autistica
non è stata provata da studi randomizzati e controllati. In uno studio
coinvolgente
140 bambini di cui 37 con autismo, 27 parenti sani di autistici e 76 controlli,
la
popolazione con autismo mostrava livelli di AGA IgG significativamente più
alti
rispetto ai controlli sani e ai parenti, mentre non si registravano differenze
tra i
markers
sierologici specifici della CD né una chiara associazione tra livelli di AGA
IgG
e
HLA. I pazienti autistici con sintomi gastrointestinali associati presentavano
livelli di
AGA
IgG significativamente più alti rispetto agli autistici senza sintomi
gastrointestinali.
I
risultati di questo studio suggeriscono la possibilità che nella popolazione
autistica
agisca
un meccanismo immunitario coinvolgente la gliadina ma diverso dai processi
coinvolti
nella CD. Per ammissione stessa degli autori, questi dati non
necessariamente
indicano la presenza di sensibilità al glutine nella popolazione autistica,
ma
piuttosto confermano l’assenza di correlazione tra CD e autismo (7).
PATOGENESI
Le
informazioni sui meccanismi patogenetici della NCGS provengono in larghissima
parte
da studi condotti su soggetti non sottoposti ad appropriate procedure di
challenge.
In
uno studio condotto da Sapone et al (8) coinvolgente 26 pazienti con NCGS, 42
pazienti
con
CD attiva e 39 controlli, i pazienti con NCGS non presentavano, a differenza
di
pazienti con CD attiva, aumento della permeabilità intestinale, che anzi
risultava significativamente ridotta
rispetto ai controlli sani; parallelamente si osservava su campioni
bioptici
duodenali un aumento della claudina 4, una proteina coinvolta nelle giunzioni
cellulari.
Per quanto riguarda i markers immunitari, i campioni dei soggetti con
NCGS
presentavano mediamente un aumento dei linfociti intraepiteliali CD3 rispetto
ai
controlli, mentre il livello dei linfociti γδ era paragonabile ai controlli, probabilmente
per
un meccanismo immunitario diverso rispetto a quello coinvolto nella CD.
Valutando
l’espressione
dei Toll Like Receptors (TLRs) 1, 2 e 4, coinvolti nell’immunità innata
e
noti per essere aumentati nella CD, si è visto che il TLR2 era aumentato nelle
biopsie
dei
NCGS rispetto ai controlli, così come era presente una riduzione
nell’espressione di
FOXP3
e TGFB1, due molecole marker delle cellule T regolatorie. Anche in questo
studio,
circa il 50% dei pazienti con NCGS presentava una positività per gli AGA. Questi
dati
suggerirebbero che CD e NCGS siano due entità distinte con diverse risposte
mucosali
al glutine. Il ruolo dell’immunità nella NCGS è stato esplorato valutando anche
l’espressione
di IFN-γ, IL-8, TNF-α, MCP-1, Hsp-27 e Hsp-70, molecole coinvolte
nell’immunità
innata e adattativa, di MxA, proteina effettrice del pathway dell’IFN-α,
e
delle cellule CD3, in biopsie di 30 pazienti con NCGS HLA-DQ2 positivi e 15
pazienti
con
CD, tutti a DSG, ottenute prima e dopo un challenge in aperto al glutine.
Nello
studio in questione (9) si confermava un aumento dei linfociti CD3 nella mucosa
dei
pazienti con NCGS indipendentemente dal challenge. L’IFN-γ, che nello studio di
Sapone
risultava più basso nei NCGS rispetto ai CD, aumentava nelle biopsie dei
pazienti
con
NCGS in risposta al challenge con glutine, mentre era costitutivamente
aumentato
nelle
biopsie dei pazienti con CD. Alcuni autori hanno infine riportato una
risposta
immunitaria innata scatenata da componenti del grano diversi dal glutine, come
gli
amylase/trypsin inhibitors (ATIs) (10), ed è stato ipotizzato un loro ruolo
nella
genesi
della NCGS.
CONCLUSIONI
L’assenza
di biomarkers e in molti casi la inadeguatezza delle procedure
diagnostiche rendono
difficilmente stimabile la prevalenza e le caratteristiche
della NCGS. Il ruolo
del glutine
è ancora da definirsi, così come i meccanismi
immunitari eventualmente
coinvolti.
Va
infine sottolineato il pericolo, soprattutto nella popolazione adulta, che
l’autodiagnosi di
NCGS e l’autoprescrizione della DSG impedisca la corretta
diagnosi di CD.
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Corresponding
Author
RICCARDO TRONCONE
Dipartimento di Scienze Mediche Traslazionali
Sezione di Pediatria
Università degli Studi di Napoli Federico II
Via Pansini, 5 - 80131 Napoli
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