20 febbraio 2013

Le Intolleranze Alimentari ed i Test per la diagnosi: storia di una esperienza personale


Sono dieci anni che mi occupo di intolleranze alimentari. Come tutte le cose che ti cambiano la vita arrivano quasi per caso!

Infatti la mia passione è nata quando mi sono rivolta ad una collega BN, che faceva anche il test citotossico, nell’ulteriore tentativo di perdere un paio di chili resistenti.
La collega attuò una “dieta di eliminazione” totale degli alimenti cui ero risultata intollerante.

Finalmente riuscivo a superare la soglia tanto desiderata!

Ma c’è un ma...

Infatti , nonostante avessi riportato un successo insperato dal punto di vista della riduzione del peso, avevo spesso un fastidioso mal di testa che si calmava solo quando andavo in palestra o correvo!

Inspiegabile!

A questo punto però mi sono molto appassionata ed ho iniziato a leggere tutto quello che l’attuale letteratura proponeva, ho partecipato a seminari a favore e contro (più questi ultimi!), sono andata a Roma per fare il corso per la lettura del test citotossico. Sono stata a fare uno stage in un centro di Bologna, dove facevano centinaia di test citotossici ogni giorno.

Ancora una volta mi si propone di fare il test citotossico e scopro intolleranze diverse da quello precedente. Mi sarei aspettata di non trovarne affatto invece ero ancora intollerante!
Latte e leviti! Non se ne parlava proprio! Togliere il latte? I lieviti? Non avevo alcuna intenzione di sobbarcarmi all’iter di eliminazione totale per 3 mesi!

Ho iniziato anch’io a fare i test citotossici ai pazienti in collaborazione con un laboratorio di analisi. Per ogni test prima ricevevo il paziente, facevo un’accurata anamnesi, dopo facevo il test, impiegando anche 2 ore per ciascuno, cercando di fare attenzione all’impilamento dei Globuli Rossi, alla vacuolizzazione dei Globuli Bianchi, alle interruzioni di continuità della membrana, ai danni più eclatanti, controllavo molti campi ecc.

Posso dire che quello che provavo a fare era trovare dei parametri di lettura oggettivi! Ma spesso mi accorgevo che se stavo troppo a lungo ad osservare un vetrino, il campione si modificava e si alterava, probabilmente a causa del calore indotto dal sistema di illuminazione del microscopio stesso. Il tentativo di essere più accurati, precisi e oggettivi si risolveva nell’alterazione del campione, quindi diventava controproducente.

L’esperienza è qualcosa di meraviglioso! Col tempo si diventa capaci di fare le stesse cose in minor tempo! Ma siamo certi che sia sempre a favore del “fatto bene” ?

Nel  frattempo ho deciso di provare a fare anch’io la dieta di eliminazione di latte, latticini e lieviti con risultati veramente importanti e ottenendo  finalmente anche la scomparsa del fastidioso mal di testa

Questo può essere soggetto a diverse interpretazioni. Possiamo ipotizzare ad esempio che il primo test  sia stato letto in modo corretto ed oggettivo e le intolleranze al latte e ai lieviti siano subentrate in seguito. Questa ipotesi non tiene conto del mal di testa comparso durante il primo trattamento dietetico e scomparso nel secondo con l’eliminazione del latte, latticini e lieviti e non convince la spiegazione che queste intolleranze si siano sviluppate in un secondo tempo, a causa dell’uso continuativo di quei cibi,  perché in realtà non era stato così cioè non avevo consumato più latte, latticini e lieviti di prima. 

È più semplice pensare che tutte queste intolleranze erano presenti fin dal principio e che non sono state individuate precedentemente perché forse il quadro era complesso e lo stato infiammatorio molto importante. Anzi l’eliminazione del primo gruppo di alimenti aveva apportato il beneficio di sboccare un metabolismo rallentato ma non aveva ridotto in modo ottimale l’infiammazione minima persistente causata dal latte, latticini e lieviti e mi avevano resa più sensibile alle altre intolleranze causandomi il fastidioso mal di testa.

In seguito ho sempre più riscontrato la cosa anche in altre persone da me seguite nutrizionalmente.  

La BN che aveva fatto il primo test aveva fatto un buon lavoro ma non aveva individuato con completezza i cibi cui ero intollerante.

Questo ci riporta ad una riflessione importante sulla soggettività della lettura del test citotossico e sulla possibilità di omettere più o meno consapevolmente intolleranze a cibi che potrebbero essere molto importanti ai fini di un corretto impiego per l’elaborazione di piani nutrizionali assolutamente personalizzati.

Ricordo bene che qualche anno fa ci dicevano che un buon test citotossico deve dare intolleranza a pochi alimenti, 2 o 3, massimo 4.

E se ne troviamo 10-15 allora cosa facciamo?

A tal riguardo vorrei porre l’attenzione sull’intolleranza al nickel! Se si omettono informazioni perché non valutate importanti si rischia di non riuscire a diagnosticarla in modo corretto. 
Si tratta infatti di una delle più difficili delle intolleranze da inquadrare perché coinvolge moltissimi alimenti non collocabili  per famiglie biologiche e tal volta si riscontra in persone che apparentemente non sono allergiche al nickel o comunque hanno una reazione allergica molto bassa!

Mi sono spesso chiesta come fidarsi, alla luce di tutte queste importanti conoscenze, di test citotossici fatti presso laboratori privati, letti da operatori frettolosi o comunque ignari delle informazioni sul paziente che solo il nutrizionista può avere e troppo spesso gestiti in modo autonomo dai pazienti, che non essendo consapevoli dei danni provocati dalle diete di eliminazione possono provocarsi malnutrizioni importanti?

Per alcuni anni non ho più né fatto test citotossici né richiesto test ai miei pazienti, in qualche caso qualcuno mi portava quello che aveva già fatto fare ed io lo accettavo, lo valutavo, ma ho imparato ad interrogare le persone accuratamente e farmi dare moltissime informazioni e a stilare piani nutrizionali tenendo in considerazione tutti questi dati raccolti.

In qualche caso, però restano i dubbi, rimane qualcosa di inspiegabile!

Proprio per tutte queste considerazioni mi sono interessata ad altri test, come la ricerca delle IgG ma non sempre ho avuto buon riscontro perché non sempre i soggetti intolleranti hanno le IgG aumentate e viceversa!

È molto interessante l’ALCAT test, che in realtà è sempre un test citotossico ma non viene effettuato su sangue intero ma solo sui globuli bianchi neutrofili e cosa ancor più importante non richiede la lettura di un operatore ma i pozzetti con alimenti o sostanze chimiche e sangue sono letti attraverso uno specifico strumento di conteggio e misurazione cellulare, denominato ROBOCATII (validato dall’US Food & Drug Administration), che individua le eventuali variazioni volumetriche e cliniche dei globuli bianchi (granulociti neutrofili) a contatto con le sostanze testate. Quando si verifica una variazione del numero e delle dimensioni dei globuli bianchi, significa che è presente una reazione avversa a quella determinata sostanza.

Questo sistema permette una determinazione oggettiva delle intolleranze ad alimenti e sostanze chimiche inoltre il risultato che viene fornito è corredato da tutta una serie di informazioni che non solo aiutano il nutrizionista nella stesura del piano nutrizionale corretto  superando la vecchia modalità di eliminazione assoluta di tutti i cibi incriminati per 3 o 4 mesi, con una più moderna che è quella della “dieta di rotazione”, cioè l’esclusione degli alimenti solo per alcuni giorni alla settimana e la reintroduzione negli altri giorni.

Altro effetto importante è certamente quello di costituire una rete di nutrizionisti che utilizzando lo stesso test a lettura oggettiva ed i medesimi principi di stesura della dieta che è quella di rotazione,  può dare anche la possibilità a tutti i componenti di interagire direttamente in workshop organizzati appositamente e magari pubblicare i risultati di queste interazioni.

dott.ssa Cacciola Maria Stella
biologa nutrizionista
esperta in intolleranze alimentari e fitointegrazione